Nel giorno in cui l’indice di fiducia degli investitori tedeschi è crollato ai minimi da novembre 2012, il governo di Angela Merkel ha rivisto al ribasso le stime di crescita del pil della Germania, portandole per l’anno in corso a +1,2%, dal +1,8% previsto ad aprile, e per il 2015 al +1,3%, dal +2% precedente. Le previsioni vengono così portate al livello su cui ormai convergono le indicazioni dei principali centri studi del Paese. A comunicarlo è stato il ministro dell’Economia, Sigmar Gabriel, che ha tenuto però a sottolineare che “la Germania non è in recessione ma ancora su un corso di crescita”. Una difesa preventiva scaturita dal fatto che negli ultimi tempi molti osservatori si stanno convincendo che, dopo il calo registrato nel secondo trimestre, anche il terzo si chiuderà in negativo. Tradotto: anche la locomotiva tedesca, speranze di Gabriel a parte, potrebbe entrare in recessione tecnica. Prima di dirsi “fiducioso sul fatto che l’economia tedesca supererà l’attuale fase di difficoltà”, il ministro socialdemocratico ha puntualizzato che “un rallentamento della crescita non è una catastrofe naturale”, ma “è un segnale che in Europa debba essere fatto di più”.
A pesare sul taglio delle stime sono le crisi in Ucraina e in Medio Oriente e il rallentamento delle economie dei Paesi principali importatori, dai Bric ai partner dell’eurozona, che assorbono oltre il 40% sul totale dell’export tedesco. A confermare il fatto che Berlino è penalizzata dalla forte dipendenza dalle vendite all’estero c’è il calo delle aspettative di crescita sulle esportazioni, previste ora al 3,4% nel 2014 e al 4,1% nel 2015. Non per niente Gabriel si è detto convinto che tra 2014 e 2015 il “principale motore della crescita” saranno “i consumi privati” interni, che nelle speranze dell’esecutivo dovrebbero crescere perché “le persone avranno realmente più soldi in tasca”. Secondo le stime del governo, infatti, gli stipendi aumenteranno in media rispettivamente del 2,2% nel 2014 e del 2,9% l’anno successivo, sopra l’inflazione prevista per l’anno in corso, data al +1,1%, e per il 2015, al +1,6 per cento.
Intanto però l’indice Zew, che misura le aspettative delle aziende, a ottobre è piombato a -3,6 punti dai 6,9 di settembre. E’ il decimo calo mensile consecutivo e si tratta di un dato molto peggiore rispetto alle attese degli economisti che avevano preventivato un ribasso a zero. In flessione anche l’indice che monitora le condizioni attuali, sceso a 3,2 punti dai 25,4 di settembre.