Il giorni 15 e 16 Ottobre cittadini da ogni parte d’Italia si ritroveranno davanti a Montecitorio per manifestare la propria contrarietà al decreto legge 133 che il governo ha chiamato Sblocca Italia. Sui social network questo decreto è stato soprannominato in vari modi – Sblocca Trivelle, Blocca Intelligenza, e c’è anche la campagna “Blocca lo Sblocca Italia“, con adesioni da varie parti dello stivale alle giornate romane di metà mese.
Come sempre nei decreti c’è un po’ di tutto e questo non fa eccezione – inceneritori, cementificazione, trivelle facili, e in questi giorni pure il miraggio di aggiustare Genova sommersa dal fango. Addirittura Renzi e compari vorrebbero risuscitare le trivelle nelle acque della fragilissima costiera campana, fra Capri, Ischia ed Amalfi. Come se non avessero già abbastanza problemi!
Leggo il decreto, e mi viene una profonda tristezza per questa nazione.
Vorrei dire a tutti quegli incoscienti che ci governano che non hanno veramente capito niente. Sono quindici anni che vivo a Los Angeles e in questi quindici anni non passa giorno in cui non mi viene ricordato il potenziale dell’Italia. Film, cibo, cinema, macchine, vino. Tutti i santi giorni la si cita sul Los Angeles Times, nei negozi scintillanti, sulle riviste di viaggi, al cinema, per i matrimoni di persone famose in Italia. E’ il sogno italiano che si perpetua, da solo, senza nessuno che in Italia sappia ne proteggerlo ne usarlo per farci cose buone. Spero che duri a lungo, prima che distruggano tutto. Possibile che con tutto quello che si potrebbe fare di sano ed efficace in Italia non si riesce a far altro che buchi e industria pesante a vantaggio dei soliti noti, distruggendo la democrazia, en passant? E si, sono certa che tutte quelle cose di cui sopra potrebbero portare molto di più nelle casse italiane, soprattutto in un ottica di sviluppo duraturo e lungimirante.
Ma perché questo Sblocca Italia è deleterio, secondo me almeno?
Nelle intenzioni di Renzi, lo Sblocca Italia riconosce “il carattere strategico delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale, delineando quindi procedure chiare ma commisurate alla natura di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità”
Pubblica utilità, urgenza ed indifferibilità del petrolio. E l’indiferribilità della lotta alla corruzione? Alla mafia? Alle bonifiche dei territori malati? E l’indefferibilità del rilancio del turismo che ci vede crollare in tutte le statistiche? Alle rinnovabili? Alla ricerca? Alla difesa del territorio? Alla carta igienica nelle scuole?
Interessante poi che questo Sblocca Italia preveda che tutte le norme che difendano paesaggi ed ambiente possano essere scavalcate per opere di stoccaggio, trivellazione e compagnia varia. E se la terra è privata ed appartiene a qualcuno che non la vuole vendere perché non gliene importa niente della pubblica utilità petrolifera? Nessun problema, c’e’ l’esproprio!
Lo Sblocca Italia prevede il “titolo concessorio unico” con cui sarà sufficente una sola domanda per eseguire ricerche e sondaggi prima e trivellazioni permanenti dopo. Adesso ci vogliono almeno due permessi distinti. Lo Sblocca Italia cambia tutto questo in nome della semplicità. E che importa se fra i due eventi sono passati anni e magari le realtà territoriali sono cambiate? Interessante anche che se i progetti petroliferi comportano una “variazione degli strumenti urbanistici, il rilascio dell’autorizzazione ha effetto di variante urbanistica“.
L’autostrada autorizzativa dunque.
E chi darà questo titolo concessorio unico? Prima dello Sblocca Italia erano le regioni a decidere sulle trivellazioni in terra e Roma in mare. Adesso sarà Roma a decidere su tutto, una sorta di “ghe penso mi” di sapore berlusconiano. E’ evidente che questo non può essere costruttivo, perché centralizzando le decisioni zittisci le comunità a livello locale e impoverisci la democrazia. Ed è pure evidente che a Roma c’è molto più spazio per inciuci, lobby, calcoli e magna-magna a porte chiuse.
Probabilmente ai governanti da fastidio che in questi anni abbiamo imparato a protestare e a far sentire la propria voce e quindi, invece di ascoltare e di rispettare le preoccupazioni dei residenti, si decide semplicemente di uccidere la partecipazione popolare. Tutto questo in barba a tutte le leggi europee che impongono la trasparenza e che ci siano canali affinché il pubblico possa dire la propria. Come dire, dove non arriva la propaganda dei petrolieri, arriva la man forte di Roma.
Ma niente paura: “tutto verrà fatto nel rispetto del principio di leale collaborazione con i diversi livelli territoriali, nonché del principio costituzionale di tutela dell’ambiente.”
In tutto questo ci sono però buoni segnali: spronati da cittadini, vari comuni e regioni hanno espresso la propria contrarietà allo Sblocca Italia, in maniera bipartisan e vari senatori hanno chiesto emendamenti per evitare scempi. Io spero che Roma sara’ invasa di persone il 15 e il 16 Ottobre e che ci si renda conto che sbloccare l’Italia non significa distruggerla.
Qui il miracolo di Varese Ligure, prima città d’Europa al 100% rinnovabile.