Nessuno vuole più le Olimpiadi. Almeno quelle invernali: più piccole, meno importanti. Ma terribilmente costose. L’ultima a tirarsi fuori dalla corsa per i Giochi del 2022 è stata Oslo: mercoledì primo ottobre il parlamento ha votato contro la copertura finanziaria del progetto, determinando il ritiro della candidatura. La capitale della Norvegia diventa così l’ottava città ad abbandonare la gara di assegnazione. In ballo a questo punto restano solo Almaty per il Kazakistan e Pechino per la Cina (nettamente favorita). Una situazione davvero spiacevole per il Cio.
L’esito negativo del voto norvegese era nell’aria da mesi. Ad aprile il partito socialista e quello di centro avevano annunciato parere negativo, e alla stessa conclusione è arrivato anche il partito conservatore, sulla spinta dell’opinione popolare. Nel giro di un anno, infatti, la situazione è radicalmente mutata nel Paese scandinavo: investita dalla crisi economica, Oslo ha cominciato a guardare con preoccupazione ai Giochi. E così si è ribaltato l’esito del referendum del settembre 2013, favorevole per il 55% ad ospitare i giochi: già in primavera il 60% dei residenti nella capitale si diceva contrario. Questa settimana è arrivata la decisione ufficiale di ritirarsi. Un po’ quello che è successo a Cracovia lo scorso maggio. L’opposizione crescente ha costretto il comitato organizzatore a sottoporre il progetto ad un referendum popolare, che ha avuto esito schiacciante: il 70% dei residenti ha detto no ai Giochi del 2022.
Per una città come Cracovia, che di recente ha conosciuto un discreto sviluppo e visto incrementare il benessere dei cittadini, sarebbe stato un rischio inutile imbarcarsi in un’impresa che avrebbe potuto sfasciare i conti del Comune. Per motivi economici si è ritirata anche Stoccolma nel gennaio del 2014: in Svezia si sono accontentati di ospitare i Mondiali di sci ad Are nel 2019 (strappati alla nostra Cortina grazie all’eco dello scandalo Mose a Venezia), manifestazione meno impegnativa ma appagante per una patria di sciatori. Ancor prima dell’ufficializzazione delle candidature, avevano deciso di passare la mano Barcellona, Monaco di Baviera e Davos e St. Moritz: in Svizzera e Germania ancora una volta è stato una consultazione popolare ad affossare il progetto, in Spagna il sindaco Xavier Trias ha constatato da solo “la mancanza delle condizioni necessarie ad ospitare l’evento”.
L’unica a rinunciare per ragioni differenti è stata Leopoli: qui l’esplosione del conflitto ucraino ha reso inevitabile il passo indietro, ufficializzato lo scorso 30 giugno; del resto, per la stessa ragione l’Ucraina ha perso anche gli Europei di basket nel 2015. Un “fuggi fuggi” generale, insomma. E la colpa, oltre della crisi dell’economia mondiale, è soprattutto di Vladimir Putin: è stato lui a trasformare le Olimpiadi invernali in una manifestazione colossale e costosissima. Per Sochi 2014, secondo le stime della stampa non ufficiale, sarebbero stati spesi addirittura 50 miliardi di dollari. Di sicuro, sono stati i Giochi più cari della storia: il capo di Stato russo ha scelto di competere con le edizioni estive e ha creato un precedente che intimorisce le aspiranti candidate. Per reggere il confronto con l’ultima edizione bisognerà fare le cose in grande.
E così anche le Olimpiadi invernali rischiano di trasformarsi in una manifestazione alla portata solo di leader megalomani o superpotenze mondiali. La scelta della sede della 24esima edizione dei Giochi avverrà il 31 luglio 2015. E a questo punto sono rimaste in corsa solo in due: il Kazakistan con Almaty (su cui però pesano diverse incognite di tipo politico) e la Cina, grande favorita, con Pechino che punta a diventare la prima città ad aver ospitato sia le Olimpiadi invernali che quelle estive (nel 2008). E pazienza che il Cio avesse in mente altro, e che i Giochi – in base al principio di alternanza fra i continenti – sarebbero dovuti tornare in Europa (dopo Vancouver 2010 in Nord America, Sochi 2014 in Russia e PyeongChang 2022 in Asia). Al Comitato olimpico non sono rimaste alternative.
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Olimpiadi invernali 2022, anche Oslo si ritira: dopo Sochi non convengono più
La Norvegia è l'ottavo Paese a sfilarsi. In corsa rimangono solo Almaty per il Kazakistan e Pechino per la Cina, con quest'ultima favorita. Spaventano i costi, saliti a dismisura con i giochi faraonici voluti da Putin
Nessuno vuole più le Olimpiadi. Almeno quelle invernali: più piccole, meno importanti. Ma terribilmente costose. L’ultima a tirarsi fuori dalla corsa per i Giochi del 2022 è stata Oslo: mercoledì primo ottobre il parlamento ha votato contro la copertura finanziaria del progetto, determinando il ritiro della candidatura. La capitale della Norvegia diventa così l’ottava città ad abbandonare la gara di assegnazione. In ballo a questo punto restano solo Almaty per il Kazakistan e Pechino per la Cina (nettamente favorita). Una situazione davvero spiacevole per il Cio.
L’esito negativo del voto norvegese era nell’aria da mesi. Ad aprile il partito socialista e quello di centro avevano annunciato parere negativo, e alla stessa conclusione è arrivato anche il partito conservatore, sulla spinta dell’opinione popolare. Nel giro di un anno, infatti, la situazione è radicalmente mutata nel Paese scandinavo: investita dalla crisi economica, Oslo ha cominciato a guardare con preoccupazione ai Giochi. E così si è ribaltato l’esito del referendum del settembre 2013, favorevole per il 55% ad ospitare i giochi: già in primavera il 60% dei residenti nella capitale si diceva contrario. Questa settimana è arrivata la decisione ufficiale di ritirarsi. Un po’ quello che è successo a Cracovia lo scorso maggio. L’opposizione crescente ha costretto il comitato organizzatore a sottoporre il progetto ad un referendum popolare, che ha avuto esito schiacciante: il 70% dei residenti ha detto no ai Giochi del 2022.
Per una città come Cracovia, che di recente ha conosciuto un discreto sviluppo e visto incrementare il benessere dei cittadini, sarebbe stato un rischio inutile imbarcarsi in un’impresa che avrebbe potuto sfasciare i conti del Comune. Per motivi economici si è ritirata anche Stoccolma nel gennaio del 2014: in Svezia si sono accontentati di ospitare i Mondiali di sci ad Are nel 2019 (strappati alla nostra Cortina grazie all’eco dello scandalo Mose a Venezia), manifestazione meno impegnativa ma appagante per una patria di sciatori. Ancor prima dell’ufficializzazione delle candidature, avevano deciso di passare la mano Barcellona, Monaco di Baviera e Davos e St. Moritz: in Svizzera e Germania ancora una volta è stato una consultazione popolare ad affossare il progetto, in Spagna il sindaco Xavier Trias ha constatato da solo “la mancanza delle condizioni necessarie ad ospitare l’evento”.
L’unica a rinunciare per ragioni differenti è stata Leopoli: qui l’esplosione del conflitto ucraino ha reso inevitabile il passo indietro, ufficializzato lo scorso 30 giugno; del resto, per la stessa ragione l’Ucraina ha perso anche gli Europei di basket nel 2015. Un “fuggi fuggi” generale, insomma. E la colpa, oltre della crisi dell’economia mondiale, è soprattutto di Vladimir Putin: è stato lui a trasformare le Olimpiadi invernali in una manifestazione colossale e costosissima. Per Sochi 2014, secondo le stime della stampa non ufficiale, sarebbero stati spesi addirittura 50 miliardi di dollari. Di sicuro, sono stati i Giochi più cari della storia: il capo di Stato russo ha scelto di competere con le edizioni estive e ha creato un precedente che intimorisce le aspiranti candidate. Per reggere il confronto con l’ultima edizione bisognerà fare le cose in grande.
E così anche le Olimpiadi invernali rischiano di trasformarsi in una manifestazione alla portata solo di leader megalomani o superpotenze mondiali. La scelta della sede della 24esima edizione dei Giochi avverrà il 31 luglio 2015. E a questo punto sono rimaste in corsa solo in due: il Kazakistan con Almaty (su cui però pesano diverse incognite di tipo politico) e la Cina, grande favorita, con Pechino che punta a diventare la prima città ad aver ospitato sia le Olimpiadi invernali che quelle estive (nel 2008). E pazienza che il Cio avesse in mente altro, e che i Giochi – in base al principio di alternanza fra i continenti – sarebbero dovuti tornare in Europa (dopo Vancouver 2010 in Nord America, Sochi 2014 in Russia e PyeongChang 2022 in Asia). Al Comitato olimpico non sono rimaste alternative.
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Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Steve Witkoff, ha definito "inaccettabili" le ultime richieste di Hamas in merito al cessate il fuoco a Gaza. Riferendosi alla conferenza del Cairo di inizio mese, l'inviato statunitense per il Medio Oriente ha detto alla Cnn di aver "trascorso quasi sette ore e mezza al summit arabo, dove abbiamo avuto conversazioni davvero positive, che descriverei come un punto di svolta, se non fosse stato per la risposta di Hamas".
Hamas avrebbe insistito affinché i negoziati per un cessate il fuoco permanente iniziassero lo stesso giorno del prossimo rilascio di ostaggi e prigionieri palestinesi. Secondo Al Jazeera, Hamas ha anche chiesto che, una volta approvato l'accordo, i valichi di frontiera verso Gaza venissero aperti, consentendo l'ingresso degli aiuti umanitari prima del rilascio di Edan Alexander e dei corpi di quattro ostaggi. Inoltre, il gruppo ha chiesto la rimozione dei posti di blocco lungo il corridoio di Netzarim e l'ingresso senza restrizioni per i residenti di Gaza che tornano dall'estero attraverso il valico di Rafah.
"Abbiamo trascorso parecchio tempo a parlare di una proposta di ponte che avrebbe visto il rilascio di cinque ostaggi vivi, tra cui Edan Alexander, e anche, tra l'altro, il rilascio di un numero considerevole di prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane", ha detto Witkoff. "Pensavo che la proposta fosse convincente: gli israeliani ne erano stati informati e avvisati in anticipo". "C'è un'opportunità per Hamas, ma si sta esaurendo rapidamente", ha continuato Witkoff. " Con quello che è successo ieri con gli Houthi, ciò che è successo con il nostro ordine di attacco, incoraggerei Hamas a diventare molto più ragionevole di quanto non sia stato finora".
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - L'esercito israeliano ha scoperto un nascondiglio di armi nel campo profughi di Nur Shams, fuori Tulkarem, nella Cisgiordania settentrionale. Lo ha reso noto l'Idf, precisando che sono state rinvenute diverse borse contenenti armi, una delle quali conteneva anche un giubbotto con la scritta 'Unrwa'. Le armi confiscate sono state consegnate alle forze di sicurezza per ulteriori indagini.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Un missile lanciato dagli Houthi è caduto a Sharm el-Sheikh, nella penisola egiziana del Sinai. Lo ha riferito la radio dell'esercito israeliano, aggiungendo che l'Idf sta indagando per stabilire se il missile fosse diretto contro Israele.
Passo del Tonale, 15 mar.(Adnkronos) - Che l’aspetto competitivo fosse tornato ad essere il cuore pulsante di questa quinta edizione della Coppa delle Alpi era cosa già nota. Ai piloti il merito di aver offerto una gara esaltante, che nella tappa di oggi ha visto Alberto Aliverti e Francesco Polini, sulla loro 508 C del 1937, prendersi il primo posto in classifica scalzando i rivali Matteo Belotti e Ingrid Plebani, secondi al traguardo sulla Bugatti T 37 A del 1927. Terzi classificati Francesco e Giuseppe Di Pietra, sempre su Fiat 508 C, ma del 1938. La neve, del resto, è stata una compagna apprezzatissima di questa edizione della Coppa delle Alpi, contribuendo forse a rendere ancor più sfidante e autentica la rievocazione della gara di velocità che nel 1921 vide un gruppo di audaci piloti percorrere 2300 chilometri fra le insidie del territorio alpino, spingendo i piloti a sfoderare lo spirito audace che rappresenta la vera essenza della Freccia Rossa.
Nel pomeriggio di oggi, dalla ripartenza dopo la sosta per il pranzo a Baselga di Piné, una pioggia battente ha continuato a scendere fino all’arrivo sul Passo del Tonale, dove si è trasformata in neve. Neve che è scesa copiosa anche in occasione del primo arrivo di tappa a St. Moritz e ieri mattina, sul Passo del Fuorn. Al termine di circa 880 chilometri attraverso i confini di Italia, Svizzera e Austria, i 40 equipaggi in gara hanno finalmente tagliato il traguardo alle 17:30 di oggi pomeriggio all’ingresso della Pista Ghiaccio Val di Sole, dove hanno effettuato il tredicesimo ed ultimo Controllo Orario della manifestazione.
L’ultimo atto sportivo dell’evento è stato il giro nel circuito, all’interno del quale le vetture si sono misurate in una serie di tre Prove Cronometrate sulla neve fresca valide per il Trofeo Ponte di Legno, vinto da Francesco e Giuseppe Di Pietra. L’altro trofeo speciale, il Trofeo Città di Brescia, ovvero la sfida 1 vs 1 ad eliminazione diretta di mercoledì sera in Piazza Vittoria, era stato anch’esso vinto da Aliverti-Polini.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.