“La manovra è insostenibile per le Regioni a meno di non incidere sulla spesa sanitaria, che rappresenta l’80% della spesa regionale, o sui servizi fondamentali, dal trasporto pubblico alle politiche sociali. O compensare con maggiori entrate”. Il giorno dopo la presentazione della Legge di Stabilità, il presidente della conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino torna all’attacco del governo. Avvertendo, con parole durissime, che i “18 miliardi di tasse in meno” annunciati dal premier Matteo Renzi ma finanziati per 4 miliardi con sforbiciate alle Regioni potrebbero tradursi in un colpo di mannaia sui servizi ai cittadini. Più che un rischio si tratta, peraltro, di una previsione esplicita: nelle bozze della manovra che circolano in queste ore c’è un clausola ‘taglia-sanità’ in base alla quale se le Regioni non troveranno un accordo per ripartire i 4 miliardi di spending review a loro carico interverrà il governo “considerando anche le risorse destinate al finanziamento corrente del Servizio sanitario nazionale”. L’altro esito possibile è, manco a dirlo, un aumento delle imposte locali. Pronta la risposta di Renzi via Twitter: “Una manovra da 36 miliardi e le Regioni si lamentano di 1 in più? Comincino dai loro sprechi anziché minacciare di alzare le tasse #noalibi“. E ancora: “Incontreremo i presidenti di Regione. Ma non ci prendiamo in giro. Se vogliamo ridurre le tasse, tutti devono ridurre spese e pretese”. “Da Renzi toni offensivi“, replica Chiamparino, che invita poi lo Stato centrale a “badare ai suoi sprechi”: “Perché nei ministeri non ci sono?”.
“Abbiamo dato intesa sul Patto per la Salute e il Fondo sanitario”, ma “il Patto viene così meno”, annuncia poi Chiamparino. Oggetto del contendere è il Patto per la Salute, documento che mette nero su bianco le risorse che lo Stato intende dedicare al sistema sanitario. Il testo, siglato in Conferenza Stato Regioni nel mese di agosto, conferma lo stanziamento per il 2014, pari a 109,928 miliardi, e prevede che nel 2015 la somma salga a 112 miliardi per raggiungere i 115 nel 2016. In un’intervista a La Stampa Chiamparino ha detto chiaramente che la Stabilità lo viola, perché 4 miliardi in meno nelle casse delle Regioni equivalgono ad “azzerare l’aumento del Fondo nazionale della Sanità nel 2015: se andrà bene, manterremo quello di quest’anno. Poi ci saranno da recuperare altri 2 miliardi”. Che, è la minaccia, verranno trovati aumentando le imposte locali o tagliando altri servizi.
Di conseguenza “quello che chiediamo è un incontro urgente con il governo per affrontare insieme queste tematiche e cercare di trovare una soluzione che consenta di rendere sostenibile per tutti i cittadini una manovra che non può essere scaricata in termini di maggiori tasse o di tagli ai servizi essenziali, come quelli socio sanitari e del trasporto pubblico, per non parlare di altri come i trasferimenti per la cultura che rischierebbero di essere azzerati senza se e senza ma”. Quanto all’ipotesi di aumentare l’Imposta regionale sulle attività produttive, da cui la manovra rende interamente deducibile il costo del lavoro, “piuttosto preferisco dimettermi”.
Ma all’apparente apertura al dialogo dell’esecutivo, che attraverso una nota del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio informa che “sono in corso anche oggi e in questi giorni tavoli di lavoro con le Regioni, in uno stile che abbiamo portato avanti e intendiamo continuare a mantenere”, Chiamparino fa muro: “Ci sono dei tavoli? Io non so quali sono questi tavoli”. In compenso Chiamparino suggerisce come trovare una possibile quadratura del cerchio: “Se mi si chiede una soluzione su due piedi dico che la “logica della siringa” (unificare a un livello predefinito i prezzi massimi per l’acquisto di beni e servizi, come appunto le siringhe, ndr) se vale per noi nel Patto per la salute vale anche per gli altri. Basta andare in giro nei ministeri per scoprire che ci sono siringhe pagate a caro prezzo. Non so se Cottarelli ha messo qualcosa nei cassetti del governo, ma credo sia possibile spostare la logica della siringa nei ministeri”.