Seimila euro per sostituire le lampadine si trovano, 350 euro per rimpatriare un cittadino italiano indigente in difficoltà dall’altra parte del mondo invece no. Ieri a Playa del Carmen, Messico, si sono svolti i funerali di Salvatore Diaferio, l’anziano indigente morto il 30 settembre che per due mesi aveva inutilmente chiesto all’ambasciata d’Italia di essere rimpatriato con un prestito consolare di 350 euro che si era pure impegnato a restituire, tramite i risparmi depositati sul libretto postale in Italia. La storia raccontata dal Fattoquotidiano.it è diventata un caso, con la comunità italiana in Messico indignata dalla vicenda, il console onorario che si reca alla Procura della Repubblica di Roma denunciando l’omissione di soccorso, interrogazioni parlamentari e richieste al Ministro di riferire in aula sull’accaduto.
L’epilogo ha però il sapore amaro della beffa. Ieri, venerdì 17, alle 15 ora locale si sono svolte le esequie senza testimoni. Il corpo di Diaferio giaceva ormai all’obitorio da 17 giorni, con i termini di legge per la conservazione scaduti e le autorità locali che attendevano da giorni di sapere se inviarlo alla fossa comune insieme ai cadaveri non identificati e agli indigenti. Per evitarlo si era anche mobilitata la comunità italiana con una colletta. Avrebbe partecipato numerosa alle esequie. Ma molti non hanno fatto in tempo per la decisione a sorpresa dell’ambasciata di accollarsi interamente la spesa, così da procedere a funzione e sepoltura. Solo le spese di funerale sono costate 21.500 pesos, 1.260 euro circa, quasi quattro volte la cifra che la stessa ambasciata aveva negato all’anziano da vivo, quando questi chiedeva di tornare a Roma.
I conti in tasca a Salvatore Diferio non si possono più fare. Era arrivato con un biglietto di sola andata il 1 luglio su invito di una coppia di italo messicani che aveva promesso di occuparsi di lui se li avesse raggiunti per insegnare loro il mestiere di gelataio. Ma l’uomo scoprirà presto che era un imbroglio e sarà abbandonato a se stesso, e dopo settimane di stenti morirà dopo l’ennesima notte passata invano all’aeroporto di Cancun, lasciando solo una valigia e una manciata di pesos nel borsello, probabilmente gli ultimi donati dai turisti in transito. Ebbene i conti si possono però fare all’Ambasciata d’Italia a Città del Messico, quella che non ha concesso 350 euro all’anziano ma quattro anni prima non aveva esitato a catapultare il console all’aeroporto di Cancun perché anticipasse di tasca propria 4mila euro di carburante per far decollare l’aereo del ministro Prestigiacomo, fermo a bordo pista. Per quell’intoppo imbarazzante niente scartoffie, garanzie, autorizzazioni: solo una strisciata della carta di credito. Due pesi, due misure.
Lo strabismo si riflette anche nei conti dell’Ambasciata che sembrava attendere un segno divino prima di autorizzare il prestito di poche centinaia di euro a un poveraccio, che fin dal primo giorno segnalava di non avere i soldi sufficienti per mangiare più di una volta al giorno e si ritrovava a dormire all’aeroporto. Veniamo ai conti. Intanto si può rassicurare quanti, letta la storia, si siano preoccupati che l’Ambasciatore stesso potesse essere scivolato nell’indigenza per non pensare di mettere mano al portafogli (non il suo, s’intende, perché di un prestito consolare si trattava). Niente panico: l’Ambasciatore Alessandro Busacca continua a percepire i suoi 18.797 euro al mese, sicuramente meritati, per carità. Rassicurazioni si possono poi dare a quanti si siano invece chiesti se i fantomatici “tagli” alla Farnesina si fossero concentrati tutti in Centro America, lasciando l’Ambasciata d’Italia a corto di risorse, tanto da non poter provvedere al soccorso di un connazionale in difficoltà.
Ebbene i soldi invece ci sono, il problema è semmai come vengono spesi. Andando a guardare i rendiconti delle spese della rappresentanza italiana, per quanto sommari, si evince che l’Ambasciata costa circa 1 milione di euro l’anno ma per garantire gli aiuti ai connazionali in difficoltà, come il nulla tenente Diaferio, spende meno di 3.500 euro, ovvero lo 0,3%, della dotazione. E il resto? In gran parte va a pagare i costi di manutenzione delle residenze. Sì perché all’Ambasciata di Città del Messico una sede non basta. C’è anche una “residenza” così descritta sul sito istituzionale: “Si tratta di una graziosa villa circondata da giardini e situata in uno dei quartieri più belli della capitale, ai margini del grande parco del Castello di Chapultepec, ove tuttavia non sono spenti i romantici echi della cavalcate ed i ricordi dell’imperatore Massimiliano e dell’imperatrice Carlotta, che abitarono in quel maniero durante il loro infelice e breve regno. L’Ambasciata (con la cancelleria consolare) è anch’essa sistemata in una villa, adattata alle esigenze del servizio, nel quartiere di Lomas, dove la città si estende verso zone più alte e meglio esposte”.
Quanta grazia, ma quanto ci costa? Andando a guardare i conti, pubblicati dalla stessa ambasciata a gran richiesta, si apprende che solo nell’ultimo esercizio (qui il rendiconto II semestre 2013 – qui il primo 2014) sono stati spesi 83mila euro in opere di manutenzione, giardinaggio, pulizie mentre la somma registrata per due (due!) casi di sussidio agli italiani in difficoltà è stata di soli 3.244 euro. Molto di più, per capirci, è stato speso per il decoro della residenza dell’Ambasciatore: 3.237 di manutenzione ordinaria, 1.266 di sostituzione moquette su scale e sala d’attesa , 2.037 euro per il rifacimento dell’impianto idrico. Solo le pulizie sono costate 11.733 euro in sei mesi. In fondo alla classifica poi spunta un’altra vocina “sussidi per indigenza”: 3.244 euro. Meno della metà di quanto è stato speso per l’essenziale intervento di “sostituzione delle luci”: 6.835 euro. Attenzione però: agli atti c’è anche un “prestito privato per indigenza occasionale”. Ma la cifra spesa ammonta a soli 1.294 euro, giusto tre euro in più rispetto alla spesa sostenuta nello stesso semestre per un’altra fondamentale missione: la “sostituzione della moquette sulle scale della residenza dell’Ambasciatore” per cui si sono spesi 1.291,31 euro. E’ il caso di dire: “povera” moquette.
Mondo
Ambasciata in Messico, nega 350 euro a un indigente ne spende 6mila in lampadine
Si sono svolti ieri a Playa del Carmen i funerali dell'indigente romano che da due mesi chiedeva all'Ambasciata d'Italia di essere rimpatriato perché solo, malato e senza un soldo. La beffa finale: per placare le polemiche, a pagare le esequie è stata proprio l'Ambascita che ha speso 21.000 pesos (1.260 euro), quasi quattro volte la somma che gli aveva negato da vivo per un biglietto per Roma. Non è una novità, la rappresentanza spende più in luci che per l'assistenza agli italiani in difficoltà
Seimila euro per sostituire le lampadine si trovano, 350 euro per rimpatriare un cittadino italiano indigente in difficoltà dall’altra parte del mondo invece no. Ieri a Playa del Carmen, Messico, si sono svolti i funerali di Salvatore Diaferio, l’anziano indigente morto il 30 settembre che per due mesi aveva inutilmente chiesto all’ambasciata d’Italia di essere rimpatriato con un prestito consolare di 350 euro che si era pure impegnato a restituire, tramite i risparmi depositati sul libretto postale in Italia. La storia raccontata dal Fattoquotidiano.it è diventata un caso, con la comunità italiana in Messico indignata dalla vicenda, il console onorario che si reca alla Procura della Repubblica di Roma denunciando l’omissione di soccorso, interrogazioni parlamentari e richieste al Ministro di riferire in aula sull’accaduto.
I conti in tasca a Salvatore Diferio non si possono più fare. Era arrivato con un biglietto di sola andata il 1 luglio su invito di una coppia di italo messicani che aveva promesso di occuparsi di lui se li avesse raggiunti per insegnare loro il mestiere di gelataio. Ma l’uomo scoprirà presto che era un imbroglio e sarà abbandonato a se stesso, e dopo settimane di stenti morirà dopo l’ennesima notte passata invano all’aeroporto di Cancun, lasciando solo una valigia e una manciata di pesos nel borsello, probabilmente gli ultimi donati dai turisti in transito. Ebbene i conti si possono però fare all’Ambasciata d’Italia a Città del Messico, quella che non ha concesso 350 euro all’anziano ma quattro anni prima non aveva esitato a catapultare il console all’aeroporto di Cancun perché anticipasse di tasca propria 4mila euro di carburante per far decollare l’aereo del ministro Prestigiacomo, fermo a bordo pista. Per quell’intoppo imbarazzante niente scartoffie, garanzie, autorizzazioni: solo una strisciata della carta di credito. Due pesi, due misure.
Lo strabismo si riflette anche nei conti dell’Ambasciata che sembrava attendere un segno divino prima di autorizzare il prestito di poche centinaia di euro a un poveraccio, che fin dal primo giorno segnalava di non avere i soldi sufficienti per mangiare più di una volta al giorno e si ritrovava a dormire all’aeroporto. Veniamo ai conti. Intanto si può rassicurare quanti, letta la storia, si siano preoccupati che l’Ambasciatore stesso potesse essere scivolato nell’indigenza per non pensare di mettere mano al portafogli (non il suo, s’intende, perché di un prestito consolare si trattava). Niente panico: l’Ambasciatore Alessandro Busacca continua a percepire i suoi 18.797 euro al mese, sicuramente meritati, per carità. Rassicurazioni si possono poi dare a quanti si siano invece chiesti se i fantomatici “tagli” alla Farnesina si fossero concentrati tutti in Centro America, lasciando l’Ambasciata d’Italia a corto di risorse, tanto da non poter provvedere al soccorso di un connazionale in difficoltà.
Ebbene i soldi invece ci sono, il problema è semmai come vengono spesi. Andando a guardare i rendiconti delle spese della rappresentanza italiana, per quanto sommari, si evince che l’Ambasciata costa circa 1 milione di euro l’anno ma per garantire gli aiuti ai connazionali in difficoltà, come il nulla tenente Diaferio, spende meno di 3.500 euro, ovvero lo 0,3%, della dotazione. E il resto? In gran parte va a pagare i costi di manutenzione delle residenze. Sì perché all’Ambasciata di Città del Messico una sede non basta. C’è anche una “residenza” così descritta sul sito istituzionale: “Si tratta di una graziosa villa circondata da giardini e situata in uno dei quartieri più belli della capitale, ai margini del grande parco del Castello di Chapultepec, ove tuttavia non sono spenti i romantici echi della cavalcate ed i ricordi dell’imperatore Massimiliano e dell’imperatrice Carlotta, che abitarono in quel maniero durante il loro infelice e breve regno. L’Ambasciata (con la cancelleria consolare) è anch’essa sistemata in una villa, adattata alle esigenze del servizio, nel quartiere di Lomas, dove la città si estende verso zone più alte e meglio esposte”.
Quanta grazia, ma quanto ci costa? Andando a guardare i conti, pubblicati dalla stessa ambasciata a gran richiesta, si apprende che solo nell’ultimo esercizio (qui il rendiconto II semestre 2013 – qui il primo 2014) sono stati spesi 83mila euro in opere di manutenzione, giardinaggio, pulizie mentre la somma registrata per due (due!) casi di sussidio agli italiani in difficoltà è stata di soli 3.244 euro. Molto di più, per capirci, è stato speso per il decoro della residenza dell’Ambasciatore: 3.237 di manutenzione ordinaria, 1.266 di sostituzione moquette su scale e sala d’attesa , 2.037 euro per il rifacimento dell’impianto idrico. Solo le pulizie sono costate 11.733 euro in sei mesi. In fondo alla classifica poi spunta un’altra vocina “sussidi per indigenza”: 3.244 euro. Meno della metà di quanto è stato speso per l’essenziale intervento di “sostituzione delle luci”: 6.835 euro. Attenzione però: agli atti c’è anche un “prestito privato per indigenza occasionale”. Ma la cifra spesa ammonta a soli 1.294 euro, giusto tre euro in più rispetto alla spesa sostenuta nello stesso semestre per un’altra fondamentale missione: la “sostituzione della moquette sulle scale della residenza dell’Ambasciatore” per cui si sono spesi 1.291,31 euro. E’ il caso di dire: “povera” moquette.
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(Adnkronos) - Papa Francesco "è in prognosi riservata". Lo fa sapere oggi, 22 febbraio, il Vaticano, con un aggiornamento sulle condizioni del Pontefice 88enne,ricoverato dal 14 febbraio al Gemelli per una polmonite bilaterale. "Le condizioni del Santo Padre continuano a essere critiche, pertanto, come spiegato ieri, il Papa non è fuori pericolo". "Questa mattina Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoria asmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi".
"Gli esami del sangue odierni hanno, inoltre, evidenziato una piastrinopenia associata a un'anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni. Il Santo Padre continua a essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona anche se più sofferente rispetto a ieri", aggiunge il Vaticano.
Nel bollettino, diramato dal Vaticano, vengono evidenziate delle criticità della salute di Bergoglio che ancora non erano mai apparse in quelli precedenti.
Il bollettino medico di questa sera di Papa Francesco, dice all'Adnkronos Salute, del virologo Fabrizio Pregliasco, "mette in luce un percorso non piacevole che evidenzia le difficoltà di reazione del paziente alla terapia. E ci preoccupa un po', soprattutto perché non c'è solo la polmonite, da quello che ci viene riferito, ma anche questi problemi di bronchite asmatica di cui già soffriva e che in questo momento non aiutano a migliorare le condizioni del polmone".
"È chiaro che in una persona dell'età del Pontefice, con le sue problematiche di salute di base, gli elementi riferiti oggi - la lunga crisi respiratoria di questa mattina e la piastrinopenia, associata ad un'anemia - non evidenziano un percorso di stabilizzazione e guarigione. Per questo motivo i medici hanno parlato di prognosi riservata. Ci auguriamo che Pontefice superi presto questo delicato momento" conclude Pregliasco.
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Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Meloni viene da una storia politica, a differenza di quella liberale e radicale, che non ha considerato nei decenni gli Usa e l’atlantismo come imprescindibili per l’Italia e l’Europa". Lo scrive Benedetto Della Vedova sui social.
"Oggi la troviamo nel suo intervento alla Cpac, come zelante difensore dell’indifendibile, cioè di Trump. Trump ha sempre sostenuto anche nel suo primo mandato, falsando la realtà, che l’Unione europea fosse stata creata per approfittare degli Usa. Con lui bisognerà fare i conti, naturalmente, ma Trump non è stato e non sarà amico della Ue e men che meno dell’Ucraina che è pronto a sacrificare per l’amicizia con Putin: Meloni se ne faccia una ragione, non può essere contemporaneamente amica di Trump e della Ue, deve scegliere".
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Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Sorprende che nessuno di La 7 prenda le distanze dall’orribile auspicio che Salvini venga colpito da un ictus. L’alibi della trasmissione satirica non assolve autori, ospiti, dirigenti ed editori. Purtroppo, troppe trasmissioni di La 7 e di Rai 3 istigano all’odio e avvelenano il clima del Paese. Editori, dirigenti, odiatori chiederanno scusa pubblicamente?”. Lo dichiarano i Capigruppo di Forza Italia alla Camera e al Senato, Paolo Barelli e Maurizio Gasparri.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Neanche un accenno al saluto nazista di Bannon. Nessuna presa di distanze. Evidentemente non può farlo. Meglio la retorica melensa e consueta dell’approccio Maga. Sposa su tutta la linea ideologica la retorica di JD Vance a Monaco, e chiude la porta ad una reale soggettività europea. Un discorso furbesco e ambiguo, di chi ha scelto di galleggiare e che posiziona il governo italiano sulla linea Orban con buona pace di tutte le chiacchiere a vuoto sull’ambasciatrice dei due mondi". Lo scrive sui social il senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva, a proposito dell'intervento di Giorgia Meloni alla Cpac di Washington.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - “Tante bugie, in linea con la propaganda di Meloni. Il suo è il governo delle insicurezze. Sicurezza energetica? Falso. Ha fatto aumentare le bollette, rendendo le famiglie italiane meno sicure e più povere. Sicurezza alimentare? Falso". Così in una nota Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde.
"Con il suo negazionismo climatico favorisce la crisi dell’agricoltura e il dominio delle grandi multinazionali. Libertà di parola? Falso. Difende il vice di Trump, Vance, che vuole la libertà di diffondere bugie attraverso i social, strumenti nelle mani dei potenti miliardari americani. Difende la democrazia? Falso. È lei che vuole demolire gli organi costituzionali per diventare una e trina: Dio, Patria e Legge. I conservatori del mondo vogliono costruire il nuovo totalitarismo mondiale grazie al potere economico, tecnologico e militare di cui dispongono per trasformare la democrazia in un sottoprodotto commerciale della loro attività”.