La commissione d’inchiesta sulla tragedia del Moby Prince potrebbe essere più vicina, ma al momento si discuterà solo sui testi del Pd e Sel e non su quello del M5s. Per giunta la proposta dal Partito democratico non soddisfa le associazioni dei familiari delle vittime e i loro periti perché mancano aspetti su cui si concentrano da anni, anche in relazione alle carenze dell’inchiesta bis chiusa dalla Procura di Livorno con l’archiviazione nel 2010. “Così quel testo non serve a niente, è inaccettabile” dice Loris Rispoli, presidente dell’associazione 140. In più, come spiegano i Cinque Stelle, nel testo dei democratici si indicano budget e tempi troppo limitati per la mole di lavoro dovrà essere affrontata per una vicenda simile, in cui si intrecciano molteplici aspetti tecnici e testimonianze. La buona notizia resta, tuttavia, che l’iter per l’istituzione della commissione che dovrebbe indagare sulla più grande sciagura della marineria italiana dal Dopoguerra accelera: il motivo è la sottoscrizione da parte di una cinquantina di senatori del Pd, guidati da Marco Filippi (livornese) di un documento di proposta istitutiva depositata il 14 luglio, ottenendo l’immediata calendarizzazione da parte del presidente della commissione che se ne deve occupare (Lavori pubblici e trasporti), Altero Matteoli. Se ne discuterà martedì prossimo, 21 ottobre. Filippi, che sarà il relatore, ha sfruttato un articolo del regolamento del Senato (il 162) che impone la calendarizzazione in tempi precisi quando provenienti da un decimo dei senatori. Il presidente Grasso ha già disposto che il Senato esprima il suo parere entro 30 giorni dall’avvio dell’esame, rendendo ufficiale la pronuncia di Palazzo Madama per fine novembre. Tutto è stato innescato dall’incontro tra Filippi e Rispoli, avvenuto a inizio ottobre a Livorno durante un’iniziativa dell’Arci, durante la quale il presidente di una delle associazioni dei parenti dei 140 morti del 10 aprile 1991 ha chiesto un gesto per sbloccare una situazione ferma da mesi proprio nella commissione in cui siede il senatore livornese.
Si discutono i testi di Pd e Sel, non quello del M5s
All’ordine del giorno della seduta della commissione sono inseriti i testi di democratici e vendoliani ed è escluso il disegno di legge dei Cinque Stelle, peraltro il primo che è stato presentato nel marzo scorso. Anche quel testo poteva godere della via preferenziale perché i senatori proponenti sono 38 e solo 10 giorni fa la prima firmataria, Sara Paglini, era tornata a chiedere in aula in Aula la calendarizzazione al presidente Piero Grasso (sponsor da sempre della commissione d’inchiesta, senza però ricevere risposta). “Ho segnalato ai nostri commissari di far inserire nell’esame anche il nostro testo – spiega la senatrice a ilfattoquotidiano.it – e resta la mia indignazione perché non è stato usato lo stesso metro con questo e perché il Partito Democratico sta portando avanti una proposta di commissione monocamerale, pur sapendo che decadrebbe con la legislatura a prescindere dalla conclusione dei lavori”. Filippi difende la scelta perché, spiega a ilfatto.it, avvia ad un “iter più rapido, non necessariamente escludente dell’ipotesi bi-camerale, considerato il percorso già avviato alla Camera (in quel caso è un testo di Sel, ndr” e garantisce che al Senato i due testi al Senato “peraltro già molto simili, saranno armonizzati”.
Le omissioni nel testo presentato dal Pd
In realtà la differenza tra le proposte è più che marginale. Praticamente identiche quelle di M5S e Sel, molto diverso il testo Pd. Quest’ultimo omette infatti interrogativi centrali per l’accertamento delle responsabilità sulla vicenda, primo fra tutti quello sui tempi di sopravvivenza: l’architrave su cui si è potuta articolare l’assoluzione di tutti gli imputati del primo processo e l’archiviazione dell’allora comandante della Capitaneria – Sergio Albanese – per il ritardo dei soccorsi. Un’omissione che risulterebbe un pesante fardello sulle potenziali attività di ricostruzione della commissione d’inchiesta: il riesame dei tempi di sopravvivenza è il buco principale nell’inchiesta bis della Procura di Livorno, chiusa 4 anni fa.
Nella proposta Pd manca però anche la richiesta di accertamento sulle condizioni in cui il traghetto Moby Prince partì da Livorno la notte della strage, cui si legano le responsabilità dell’armatore Vincenzo Onorato. Ed è assente anche il quesito sul ruolo delle navi militari e militarizzate americane presenti in rada durante il sinistro e, soprattutto, durante le fasi successive che hanno comportato la non identificazione del traghetto in fiamme fino ad un’ora e 20 minuti dopo la collisione. Infine manca pure la richiesta di accertamento su cosa e quanto fosse contenuto nelle cisterne 7 e 6 della petroliera Agip Abruzzo: la prima, speronata dal Moby Prince, e la seconda trovata aperta con una manichetta innestata, per quella che ad oggi è stata riconosciuta come un’illegale manovra di svuotamento delle acque di sentina dalla sala macchine ad una cisterna di carico. Perché sarebbero importanti queste informazioni? Perché determinano il tipo di propagazione dell’incendio sul Moby Prince, ancora oggi oggetto di perplessità da parte dei familiari delle vittime e centro della tesi della “morte celere” delle 140 vittime. Basti pensare che nella determinazione di un tempo di sopravvivenza massimo di 30 minuti dopo la collisione, la magistratura si concentrò non sui dati tossicologici dei cadaveri, ma sul racconto del “tipo di incendio” circostanza di morte, prodotto nel 1997 da quattro ingegneri consulenti del tribunale che non poterono mai ispezionare la petroliera (già demolita), né verificare il carico, ammettendo per buoni i dati ufficiali forniti dalla compagnia armatrice, l’allora Snam e oggi Eni.
M5s: “Tempi ristretti e poco budget”
Per Sara Paglini (M5s) in questo modo “ci potremmo trovare di fronte ad una presa in giro dei familiari delle vittime se consideriamo anche che il Pd indica il termine lavori in 2 anni e il budget di riferimento in massimo 30mila euro l’anno, quando la commissione si dovrebbe trovare ad analizzare una mole di materiale notevole e dovrebbe avvalersi di consulenti tecnici in più settori: medico legale, navale, chimico”. La paura di un’operazione di facciata è molta e Loris Rispoli ne chiarisce i contorni: “Il Pd ha ritirato la proposta di legge presentata con un testo concordato con i familiari delle vittime e ne ha presentato un altro (lo stesso giorno, ndr) che è assolutamente inaccettabile. Si rischia di indagare sul niente assoluto, chiediamo di ritirare immediatamente il testo presentato in seconda istanza e di riproporre il testo originale, o se questo fosse impossibile, di discutere solo i testi presentati da M5s e Sel che sono stati preparati e concordati con le associazioni”.
Questa svolta al ribasso sulla commissione d’inchiesta Moby Prince cozza con l’evidenza che qualsiasi sintesi tra i testi capace di recepire le richieste dei familiari delle vittime avrebbe già i numeri per l’approvazione in entrambi i rami del Parlamento, contando sul sostegno dei soli gruppi parlamentari proponenti: Pd, M5s e Sel. Spaventa l’idea che questo sia il prodotto di un compromesso interno al Pd sul tema, vista, da ultima, la risposta superficiale del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, all’atto di sindacato ispettivo relativo ad alcune anomalie dell’inchiesta-bis Moby Prince curata dalla Procura di Livorno e conclusasi con l’archiviazione definitiva del caso. L’atto era infatti sottoscritto dai senatori del Partito Democratico firmatari della proposta che sarà discussa martedì.
Cronaca
Moby Prince, familiari: “Troppi buchi, testo Pd per commissione inchiesta così non va”
L'iter accelera ma in discussione finiscono solo le proposte dei democratici e di Sel, escluso quello del M5s. Rispoli, presidente dell'associazione 140: "Ma con la proposta dei dem si rischia di indagare sul niente"
La commissione d’inchiesta sulla tragedia del Moby Prince potrebbe essere più vicina, ma al momento si discuterà solo sui testi del Pd e Sel e non su quello del M5s. Per giunta la proposta dal Partito democratico non soddisfa le associazioni dei familiari delle vittime e i loro periti perché mancano aspetti su cui si concentrano da anni, anche in relazione alle carenze dell’inchiesta bis chiusa dalla Procura di Livorno con l’archiviazione nel 2010. “Così quel testo non serve a niente, è inaccettabile” dice Loris Rispoli, presidente dell’associazione 140. In più, come spiegano i Cinque Stelle, nel testo dei democratici si indicano budget e tempi troppo limitati per la mole di lavoro dovrà essere affrontata per una vicenda simile, in cui si intrecciano molteplici aspetti tecnici e testimonianze. La buona notizia resta, tuttavia, che l’iter per l’istituzione della commissione che dovrebbe indagare sulla più grande sciagura della marineria italiana dal Dopoguerra accelera: il motivo è la sottoscrizione da parte di una cinquantina di senatori del Pd, guidati da Marco Filippi (livornese) di un documento di proposta istitutiva depositata il 14 luglio, ottenendo l’immediata calendarizzazione da parte del presidente della commissione che se ne deve occupare (Lavori pubblici e trasporti), Altero Matteoli. Se ne discuterà martedì prossimo, 21 ottobre. Filippi, che sarà il relatore, ha sfruttato un articolo del regolamento del Senato (il 162) che impone la calendarizzazione in tempi precisi quando provenienti da un decimo dei senatori. Il presidente Grasso ha già disposto che il Senato esprima il suo parere entro 30 giorni dall’avvio dell’esame, rendendo ufficiale la pronuncia di Palazzo Madama per fine novembre. Tutto è stato innescato dall’incontro tra Filippi e Rispoli, avvenuto a inizio ottobre a Livorno durante un’iniziativa dell’Arci, durante la quale il presidente di una delle associazioni dei parenti dei 140 morti del 10 aprile 1991 ha chiesto un gesto per sbloccare una situazione ferma da mesi proprio nella commissione in cui siede il senatore livornese.
Si discutono i testi di Pd e Sel, non quello del M5s
All’ordine del giorno della seduta della commissione sono inseriti i testi di democratici e vendoliani ed è escluso il disegno di legge dei Cinque Stelle, peraltro il primo che è stato presentato nel marzo scorso. Anche quel testo poteva godere della via preferenziale perché i senatori proponenti sono 38 e solo 10 giorni fa la prima firmataria, Sara Paglini, era tornata a chiedere in aula in Aula la calendarizzazione al presidente Piero Grasso (sponsor da sempre della commissione d’inchiesta, senza però ricevere risposta). “Ho segnalato ai nostri commissari di far inserire nell’esame anche il nostro testo – spiega la senatrice a ilfattoquotidiano.it – e resta la mia indignazione perché non è stato usato lo stesso metro con questo e perché il Partito Democratico sta portando avanti una proposta di commissione monocamerale, pur sapendo che decadrebbe con la legislatura a prescindere dalla conclusione dei lavori”. Filippi difende la scelta perché, spiega a ilfatto.it, avvia ad un “iter più rapido, non necessariamente escludente dell’ipotesi bi-camerale, considerato il percorso già avviato alla Camera (in quel caso è un testo di Sel, ndr” e garantisce che al Senato i due testi al Senato “peraltro già molto simili, saranno armonizzati”.
Le omissioni nel testo presentato dal Pd
In realtà la differenza tra le proposte è più che marginale. Praticamente identiche quelle di M5S e Sel, molto diverso il testo Pd. Quest’ultimo omette infatti interrogativi centrali per l’accertamento delle responsabilità sulla vicenda, primo fra tutti quello sui tempi di sopravvivenza: l’architrave su cui si è potuta articolare l’assoluzione di tutti gli imputati del primo processo e l’archiviazione dell’allora comandante della Capitaneria – Sergio Albanese – per il ritardo dei soccorsi. Un’omissione che risulterebbe un pesante fardello sulle potenziali attività di ricostruzione della commissione d’inchiesta: il riesame dei tempi di sopravvivenza è il buco principale nell’inchiesta bis della Procura di Livorno, chiusa 4 anni fa.
Nella proposta Pd manca però anche la richiesta di accertamento sulle condizioni in cui il traghetto Moby Prince partì da Livorno la notte della strage, cui si legano le responsabilità dell’armatore Vincenzo Onorato. Ed è assente anche il quesito sul ruolo delle navi militari e militarizzate americane presenti in rada durante il sinistro e, soprattutto, durante le fasi successive che hanno comportato la non identificazione del traghetto in fiamme fino ad un’ora e 20 minuti dopo la collisione. Infine manca pure la richiesta di accertamento su cosa e quanto fosse contenuto nelle cisterne 7 e 6 della petroliera Agip Abruzzo: la prima, speronata dal Moby Prince, e la seconda trovata aperta con una manichetta innestata, per quella che ad oggi è stata riconosciuta come un’illegale manovra di svuotamento delle acque di sentina dalla sala macchine ad una cisterna di carico. Perché sarebbero importanti queste informazioni? Perché determinano il tipo di propagazione dell’incendio sul Moby Prince, ancora oggi oggetto di perplessità da parte dei familiari delle vittime e centro della tesi della “morte celere” delle 140 vittime. Basti pensare che nella determinazione di un tempo di sopravvivenza massimo di 30 minuti dopo la collisione, la magistratura si concentrò non sui dati tossicologici dei cadaveri, ma sul racconto del “tipo di incendio” circostanza di morte, prodotto nel 1997 da quattro ingegneri consulenti del tribunale che non poterono mai ispezionare la petroliera (già demolita), né verificare il carico, ammettendo per buoni i dati ufficiali forniti dalla compagnia armatrice, l’allora Snam e oggi Eni.
M5s: “Tempi ristretti e poco budget”
Per Sara Paglini (M5s) in questo modo “ci potremmo trovare di fronte ad una presa in giro dei familiari delle vittime se consideriamo anche che il Pd indica il termine lavori in 2 anni e il budget di riferimento in massimo 30mila euro l’anno, quando la commissione si dovrebbe trovare ad analizzare una mole di materiale notevole e dovrebbe avvalersi di consulenti tecnici in più settori: medico legale, navale, chimico”. La paura di un’operazione di facciata è molta e Loris Rispoli ne chiarisce i contorni: “Il Pd ha ritirato la proposta di legge presentata con un testo concordato con i familiari delle vittime e ne ha presentato un altro (lo stesso giorno, ndr) che è assolutamente inaccettabile. Si rischia di indagare sul niente assoluto, chiediamo di ritirare immediatamente il testo presentato in seconda istanza e di riproporre il testo originale, o se questo fosse impossibile, di discutere solo i testi presentati da M5s e Sel che sono stati preparati e concordati con le associazioni”.
Questa svolta al ribasso sulla commissione d’inchiesta Moby Prince cozza con l’evidenza che qualsiasi sintesi tra i testi capace di recepire le richieste dei familiari delle vittime avrebbe già i numeri per l’approvazione in entrambi i rami del Parlamento, contando sul sostegno dei soli gruppi parlamentari proponenti: Pd, M5s e Sel. Spaventa l’idea che questo sia il prodotto di un compromesso interno al Pd sul tema, vista, da ultima, la risposta superficiale del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, all’atto di sindacato ispettivo relativo ad alcune anomalie dell’inchiesta-bis Moby Prince curata dalla Procura di Livorno e conclusasi con l’archiviazione definitiva del caso. L’atto era infatti sottoscritto dai senatori del Partito Democratico firmatari della proposta che sarà discussa martedì.
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(Adnkronos) - Serie di attacchi aerei di Israele nella Striscia di Gaza, ripresi nella notte su ordine di Benjamin Netanyahu, che ha ordinato "la ripresa della guerra" contro Hamas, dopo che gli sforzi per estendere il cessate il fuoco sono falliti. Il bilancio delle vittime continua a salire. Secondo il direttore del ministero della Sanità della Striscia, Mohammed Zaqout, i morti sono saliti "ad almeno 330, per la maggior parte donne e bambini palestinesi, mentre i feriti sono centinaia"
Secondo quanto appreso dall'Afp da due fonti del movimento di resistenza islamico, tra le vittime c'è anche il generale di divisione Mahmoud Abu Watfa, che era a capo del ministero dell'Interno del governo di Hamas.
L'ufficio del primo ministro Netanyahu ha dichiarato che lui e il ministro della Difesa Israel Katz hanno dato istruzioni alle Forze di Difesa Israeliane (Idf) di intraprendere “un'azione forte contro l'organizzazione terroristica di Hamas” nella Striscia di Gaza. “Questo fa seguito al ripetuto rifiuto di Hamas di rilasciare i nostri ostaggi, così come al suo rifiuto di tutte le proposte ricevute dall'inviato presidenziale statunitense Steve Witkoff e dai mediatori”, ha dichiarato l'ufficio di Netanyahu in un post su X. “Israele, d'ora in poi, agirà contro Hamas con una forza militare crescente”, ha dichiarato l'ufficio di Netanyahu in una dichiarazione riportata dal Times of Israel, aggiungendo che i piani per la ripresa delle operazioni militari sono stati approvati la scorsa settimana dalla leadership politica.
Israele continuerà a combattere a Gaza "fino a quando gli ostaggi non saranno tornati a casa e non saranno stati raggiunti tutti gli obiettivi", ha affermato Katz.
La Casa Bianca dal canto suo ha confermato che Israele ha consultato l'amministrazione americana prima di lanciare la nuova ondata di raid. "Hamas avrebbe potuto rilasciare gli ostaggi per estendere il cessate il fuoco, invece ha scelto il rifiuto e la guerra", ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, Brian Hughes, al Times of Israel, dopo la ripresa dei raid israeliani contro la Striscia di Gaza.
Dal canto suo Hamas ha dichiarato che Netanyahu, con la sua decisione di "riprendere la guerra", "ha condannato a morte gli ostaggi" che si trovano ancora a Gaza. "Netanyahu e il suo governo estremista hanno deciso di sabotare l'accordo di cessate il fuoco - accusa il movimento in una nota - La decisione di Netanyahu di riprendere la guerra è la decisione di sacrificare i prigionieri dell'occupazione e di imporre loro la condanna a morte”. Hamas denuncia poi che il premier israeliano continua a usare la guerra a Gaza come "una scialuppa di salvataggio" per distrarre dalla crisi politica interna.
Hamas ha quindi esortato i mediatori internazionali a “ritenere l'occupazione israeliana pienamente responsabile della violazione dell'accordo” e ha sottolineato la necessità di “fermare immediatamente l'aggressione”.
Il cessate il fuoco era rimasto in vigore per circa due settimane e mezzo dopo la conclusione della prima fase, mentre i mediatori lavoravano per mediare nuovi termini per l'estensione della tregua. Hamas ha insistito per attenersi ai termini originali dell'accordo, che sarebbe dovuto entrare in vigore nella sua seconda fase all'inizio del mese. Questa fase prevedeva che Israele si ritirasse completamente da Gaza e accettasse di porre fine definitivamente alla guerra in cambio del rilascio degli ostaggi ancora in vita. Sebbene Israele abbia firmato l'accordo, Netanyahu ha insistito a lungo sul fatto che Israele non porrà fine alla guerra fino a quando le capacità militari e di governo di Hamas non saranno state distrutte. Di conseguenza, Israele ha rifiutato anche solo di tenere colloqui sui termini della fase due, che avrebbe dovuto iniziare il 3 febbraio.
Gli Houthi dello Yemen "condannano la ripresa dell'aggressione del nemico sionista contro la Striscia di Gaza". "I palestinesi non verranno lasciati soli in questa battaglia e lo Yemen continuerà con il suo sostegno e la sua assistenza e intensificherà il confronto", minaccia il Consiglio politico supremo degli Houthi, che da anni l'Iran è accusato di sostenere, come riportano le tv satellitari arabe.
Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.