E’ stata solo un’illusione quella coltivata dal 30 agosto, cresciuta di settimana in settimana e certificata – almeno così si credeva – dalle prime due partite di Champions League. La Roma non è solo lontana dalle grandi d’Europa: c’è un abisso ancora. Il Bayern Monaco brutalizza i giallorossi, Pep Guardiola incarta Rudi Garcia, alla prima vera sberla incassata nella Capitale. E il risultato è un impietoso 7-1, che nella memoria della Roma giallorossa era già un triste ricordo. Questa volta non è il Manchester United a banchettare, ma i bavaresi apparecchiano e consumano nella prima nefasta mezz’ora di gioco come accadde all’Old Trafford. Nella quale ci sono l’intero campionario delle qualità del Bayern e tutta la precarietà europea della Roma, finora camuffata da entusiasmo e avversarie non da Big4. E probabilmente deflagrata stasera anche per l’aria fin troppo ottimistica che si respirava da giorni.
Doveva essere un esame – sembrava si potesse anche passare in carrozza, secondo qualcuno – e si trasforma invece in una lezione. Se la Roma saprà trarne il giusto insegnamento può trasformarsi addirittura in un’opportunità. I primi ad aver guardato oltre la notte buia sono stati i 60mila dell’Olimpico, una bolgia prima e dopo l’imbarcata. E anche durante. Mentre Robben ridicolizza Ashley Cole, la curva giallorossa canta come se Gervinho avesse infilato alle spalle di Neuer l’unica occasione nei primi 45 minuti e nel frattempo l’olandese non avesse già infilato il sinistro dell’1-0 al 9’. Anche quattro minuti più tardi, dopo il gol di Gotze imbastito grazie a un tacco di Muller: Manolas e Yanga Mbiwa sono fermi, tutto è nato dall’ennesimo errore in fase d’impostazione ma la curva canta.
Succede anche quando Lewandowski trova la testata vincente (0-3) in una difesa ormai allo sbando. E pure nel momento in cui Robben raccoglie un assist splendido del polacco scherzando Cole neanche fosse un ragazzino alle prime armi (male anche De Sanctis, non solo in questa occasione). Sono passati appena 21 minuti dalla prima ferita: destro, sinistro, gancio e colpo del ko. Il rigore di Muller, poco dopo, è la certificazione del disastro non previsto, che parte però da lontano. Ma lo stadio canta. E la Roma deve ripartire anche da qui, dai 65mila che valgono 3,7 milioni di euro (record d’incasso, polverizzato il precedente di 2,6). Oltre che da un secondo tempo giocato senza Cole (al suo posto Holebas) e con Florenzi per Totti nel quale i giallorossi – con il Bayern ovviamente in surplace – trovano più occasioni e un gol con Gervinho.
Anche se il Bayern dà l’impressione di poter far quale quello che vuole appena spinge sull’acceleratore, come in occasione del sesto gol di Ribery e del sigillo di Shaqiri nel finale. Se fosse finita 10-1 non sarebbe stato uno scandalo. Troppo leggero l’approccio della squadra di Garcia, sorpresa dal 3-5-2 iper-offensivo di Guardiola con tutti gli attaccanti in campo (escluso Ribery). Uno schieramento che permette di pressare altissimo, aggredendo la manovra della Roma già nella culla difensiva (nasce così il 3-0 che spegne ogni speranza). L’intenzione si trasforma in azione anche perché De Rossi è eccessivamente basso e ai giallorossi manca il primo appoggio. Con il centrocampista azzurro in quelle condizioni e Totti che non vede un pallone non c’è neanche la possibilità di saltare la mediana cercando la profondità di Gervinho. Eppure si potrebbe aggirare così la morsa tedesca e sorprendere l’ex Benatia e i suoi nuovi compagni di difesa.
Di fronte però ci sono troppa energia, organizzazione tattica e tecnica da vendere. Troppo Bayern per la Roma, che si ritrova a recitare la parte interpretata dal Chievo sabato scorso. Preso lo schiaffo, forse più doloroso del 7-1 di Manchester, resta da analizzare il momento senza impastarlo con il passato e il futuro. Quello di Trigoria è un ambiente particolarmente emotivo, capace di svariare dalla depressione all’esaltazione nel giro di una serata maledetta. Ma il pareggio tra Cska Mosca e Manchester City (2-2) e la prima mezz’ora del secondo tempo restano due punti di fermi dai quali ripartire. Non è naufragato alcun progetto all’Olimpico. Prima dell’inizio del girone, nessuno immaginava che gli uomini di Garcia si sarebbero giocati il passaggio del turno. Sono ancora lì, pienamente in corsa. Lontanissimi dal Bayern, ma non più indietro di tutte le altre. Almeno nel girone. Un risultato sotto il quale, a Roma, avrebbero tutti messo la firma dopo il sorteggio di Nyon.