Nigel Farage: nel Regno Unito sono tanti a schierarsi contro di lui, dopo la decisione di accettare nel suo gruppo all’europarlamento il politico polacco – dalla fama assai controversa – Robert Iwaszkiewicz. Dalle associazioni ebraiche al partito laburista, nelle ultime ore si sono moltiplicate le condanne e le prese di posizione contro gli indipendentisti britannici.
Così ora il leader dell’Ukip, United Kingdom Independence Party, il politico più euroscettico del panorama del Regno Unito, è stato costretto a difendere la decisione di far entrare tra le file di Efdd (Europe of Freedom and Direct Democracy) un europarlamentare salito alla ribalta non molto tempo fa per aver detto che picchiare le donne, a volte, “può aiutarle a calmarsi”. Ma, soprattutto, un politico che in Polonia, il suo Paese, fa parte del congresso della Nuova Destra, guidata da Janusz Korwin-Mikke, noto per le sue posizioni negazioniste sull’Olocausto e per aver affermato che oggi Hitler non verrebbe processato, perché “non conosceva” le azioni delle truppe naziste all’interno del Reich.
Ora, dai microfoni della Bbc, Farage si difende. E spiega che Iwaszkiewicz, quando ha parlato di donne, “stava scherzando”. Poi ha aggiunto: “Ho studiato il background di quest’uomo, con il quale non ho mai ancora parlato, e non c’è nulla che mi faccia pensare che sia un estremista politico”. Del resto, ha poi aggiunto Farage, alleato del Movimento Cinque Stelle a Bruxelles, il politico polacco “si è unito al nostro gruppo per salvarci”, dopo che la settimana scorsa la europarlamentare lettone Iveta Grigule aveva lasciato l’Efdd per dissapori proprio con Farage e per una “non condivisione” dei valori portanti del gruppo.
Per Grigule, “voltare le spalle alla bandiera europea e quando risuona l’inno” è una cosa assolutamente “non condivisibile”. Ecco, così, la fuoriuscita e il terremoto nel gruppo che, senza l’adesione, ora, di Iwaszkiewicz, avrebbe perso potere, rappresentatività e soprattutto soldi. “Lui ci ha salvato”, ha ripetutto più volte Farage, perché quel gruppo avrebbe dovuto rappresentare almeno sette Paesi europei. Requisito venuto a meno con le “dimissioni” della lettone.
L’Ukip intanto, che con 24 europarlamentari su 48 è il partito più forte nel gruppo (il Movimento Cinque Stelle ne ha altri 17), in questi giorni si sta concentrando su alcune elezioni suppletive in casa. Già lo scorso 9 ottobre, con la riassegnazione di un seggio a Clacton, il partito era riuscito a entrare per la prima volta nel parlamento di Westminster. Presto potrebbe ripetersi il bis, con un’altra suppletiva a Rochester il prossimo 20 novembre. Un partito che spaventa sempre di più la politica tradizionale (bipartitica) del Regno Unito, soprattutto per quel cambio di casacca che molti politici stanno mettendo in atto, passando dai Tory – e a volte anche dal partito laburista – all’Ukip. Per delusione, ma anche per la convinzione che il partito più euroscettico del Regno Unito si stia avviando ad avere un ruolo di primaria importanza nel regno di sua maestà la regina.
Nel mentre, però, contro l’Ukip e quell’alleato che fa parte di una formazione che neanche il Front National di Marine Le Pen volle in casa perché considerato “troppo estremista”, si moltiplicano gli appelli a un ripensamento. Jonathan Arkush, vicepresidente di una delle principali associazioni ebraiche britanniche, il Board of Deputies of British Jews, parlando con la Bbc ha detto che “siamo estremamente preoccupati dal fatto che l’Ukip siederà nello stesso gruppo parlamentare del politico polacco di estrema destra, in un tentativo di salvare il finanziamento, fra l’altro. Robert Iwaszkiewicz appartiene a un partito estremista il cui leader ha una storia di negazione dell’Olocausto, dichiarazioni razziste e commenti misogini”.
In risposta, sempre parlando con la televisione pubblica britannica, Farage ha sottolineato che Iwaszkiewicz stava unendosi all’Edff a titolo personale e non come affiliato al partito di Korwin-Mikke. Ma questo non è bastato a placare le polemiche, e anche il partito laburista ha preso posizione, per bocca di Michael Dugher, uno dei ministri-ombra del Labour: “Questo mostra ancora una volta che l’Ukip non condivide quei valori della gente della Gran Bretagna, onesta e composta da lavoratori”, ha detto.
Schiere di commentatori, inoltre, in queste ore stanno dicendo come la realpolitik britannica sia sempre stata questa, cooperare a livello internazionale con politici che in casa, nel Regno Unito, quasi tutti disdegnerebbero. Rimane il fatto che l’Ukip, che alle scorse europee con il 27% dei voti è risultato il primo partito britannico, continua a collezionare, almeno secondo l’opinione pubblica britannica, gaffe e cadute di stile.
Ora, per il partito euroscettico, si apre la partita delle politiche del 7 maggio 2015. E un effetto lo ha già causato: anche il partito conservatore, ora al governo, rincorre sempre più le politiche dell’Ukip, basti considerare la nuova battaglia del premier David Cameron per restringere il numero degli immigrati dai Paesi comunitari – andando contro la libertà di movimento, principio cardine dell’Ue – e per togliere loro benefit e aiuti di Stato. Di una cosa si è però certi a Londra e nei palazzi del potere: l’Ukip, nel bene e nel male, continuerà a stupire.