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Cremona, sindaco leghista: “Niente pasti a scuola per i bimbi che non pagano”

Oltre 50 alunni colpiti dai "tagli" decisi da Filippo Bongiovanni, primo cittadino di Casalmaggiore. La dirigente scolastica: "Chi non abita in centro va a casa e ci rimane. E così salta le lezioni del pomeriggio"
Cremona, sindaco leghista: “Niente pasti a scuola per i bimbi che non pagano”
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Niente mensa per gli alunni che non pagano la retta. Succede a Casalmaggiore, in provincia di Cremona. Il diktat del neo sindaco leghista Filippo Bongiovanni, 34 anni, non lascia spazio a ripensamenti costringendo i figli di 40 famiglie insolventi a rientrare a casa per la pausa pranzo. Bambini dalla scuola materna alle medie. Oltre 50, anche se nessuno li ha contati finora. A volte i genitori possono permettere la refezione scolastica soltanto a uno dei fratellini. Dipende. Una cosa è certa, però. È la prima volta che quel piccolo Comune di 15mila abitanti lungo la riva del Po decide di non farsi carico delle persone meno abbienti e di trovare risposte anticrisi tagliando i pasti scolastici dei bimbi.

“Non ha senso che l’amministrazione crei progetti contro il bullismo se poi è la prima a fare distinzioni in studenti di serie A e studenti di serie B”, attacca Cinzia Dall’Asta, la dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo “Diotti”, uno dei due presenti nella cittadina. Nell’altro, il “Marconi”, a poco più di un mese dall’inizio della scuola, si assiste già alla prima reazione negativa: “Lo studente, che magari non abita in centro – spiega la dirigente Susanna Rossi -, pranza a casa e ci rimane, saltando le lezioni del pomeriggio. Cercheremo – promette – di trovare un’alternativa con i servizi sociali. Così non va bene”.

Ma la precedente amministrazione Pd era riuscita a recuperare 23mila euro senza precludere i pasti agli alunni

A fine giugno il buco accumulato dal Comune negli ultimi cinque anni a causa delle insolvenze era di 70mila euro. “Una cifra nella media – sottolinea Pierluigi Pasotto, ex assessore ai Servizi sociali -. Quello dei debitori è un dato fisiologico, riguarda quasi tutte le amministrazioni con un servizio di mensa. Ma non è serio prendersela con dei bambini, privarli di un pasto insieme ai compagni, esporli alla derisione dei coetanei e a una certa rabbia verso le istituzioni. In pratica, viene insegnato loro a odiare e non ce n’è proprio bisogno”.

La via d’uscita poteva essere diversa. Magari la stessa adottata dalla precedente amministrazione, a maggioranza Pd, che da gennaio a luglio 2014 è riuscita a recuperare dalle famiglie insolventi 12mila euro. “Le abbiamo contattate e con ognuna di esse in base alla disponibilità economica abbiamo stabilito un piano di rientro – spiega Ettore Gialdi, ex assessore alla Cultura e all’Istruzione -. Chi ha saldato subito il debito, chi lo ha rateizzato, chi non sapeva neanche di rientrare nella fascia Isee in cui scatta l’esenzione dal pagamento della retta. Il comune deve tutelare tutti, ricchi e poveri. E la mensa è tempo scuola, un momento educativo cruciale”.

Con l’insediamento della nuova Giunta di centrodestra è proseguito il censimento dei morosi. “Alcuni – avverte il primo cittadino – si erano perfino dimenticati di pagare. Abbiamo riscattato altri 23mila euro”. Con una mossa inaspettata: i tagli drastici. Indolori per i burocrati, pesanti per chi è stato sospeso dal refettorio. “Abbiamo inviato una lettera a ogni famiglia – precisa il sindaco – scrivendo di fare attenzione perché se non avessero pagato la tariffa, i loro figli non sarebbero stati autorizzati a iscriversi alla mensa scolastica”.

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