cannataL’offerta ai risparmiatori dei nuovi Btp Italia ottobre 2014-2020, codice Isin IT0005058901, non è stata un successone. Non che siano una schifezzuola. Essi appartengono anzi a una categoria di titoli di per sé adatta a chi vuole sicurezza, grazie all’aggancio ai prezzi al consumo. Se tenuti fino alla scadenza, essi garantiscono interessi lordi pari ad almeno un 1,15% annuo più dell’inflazione di dodici mesi precedenti. Inflazione ora situata in un intorno (inferiore) dello zero, ma in futuro magari alta. Sui limiti in generale dei Btp Italia ho scritto parecchi articoli, consultabili in apposita pagina web. Qui mi limiterei ad un paio di ulteriori osservazioni.

Per cominciare non va il metodo di annunciare un tasso d’interesse, nella fattispecie l’1,15% reale, premettendo che potrà essere alzato, come è stato, portandolo al 1,25% quando però le sottoscrizioni per i privati erano ormai chiuse. Visto che i Btp Italia 2020 già in circolazione rendevano l’1,30% annuo reale, agli attuali prezzi di Borsa, tanto valeva portare subito almeno a quel livello il tasso della nuova emissione. Un risparmiatore non deve essere costretto ad affidarsi alla generosità, correttezza ecc. della direttrice del Tesoro Maria Cannata, da sola o più probabilmente in accordo con altri.

Ma poi c’era un altro elemento negativo o, meglio, peggiorativo. Ragioniamo sul rendimento reale lordo annunciato, cioè appunto sull’1,15% minimo. Contemporaneamente i buoni fruttiferi postali (BFP), ugualmente indicizzati ai prezzi italiani, offrivano e offrono lo 0,50% reale. Che è meno, ma ciò dipende dal fatto che essi non scendono mai di prezzo. Ciò significava il prezzo di tale garanzia era lo 0,65% annuo. Tecnicamente il prezzo di un’opzione put continua.

È tanto? Verrebbe piuttosto da dire che è poco. Infatti i BFP erano emessi alle stesse condizioni attuali, quando furono collocati i precedenti Btp Italia 1,65% aprile 2014-2020, codice Isin IT0005012783. Quindi allora la garanzia di non perderci, per dirla in parole povere, costava l’1,15% annuo. Ore in base alla cedola minima annunciata poco più della metà; e comunque  ben meno anche con la cedola rivista.

Per cui delle due l’una: o il Tesoro è diventato più tirchio o la Cassa Depositi e Prestiti, emittente dei BFP, è diventata più generosa.

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