“Il razzismo è ancora un grande problema in Usa. Stiamo pagando il prezzo di aver costruito una nazione sul sangue degli schiavi importati dall’Africa”. Kevin Costner, quasi 60 anni portati alla grande, è l’ultima star hollywoodiana ad approdare al 9° Festival Internazionale del Film di Roma, dove accompagna il film Black and White di cui è protagonista e produttore. Un film dal titolo emblematico, in cui l’ex eroe di Balla coi lupi interpreta un avvocato alle prese con la morte improvvisa della moglie. Ad aggravare il lutto è la presenza della nipotina di 7 anni, orfana della mamma (sua figlia) morta di parto e abbandonata dal padre afroamericano, drogato e spacciatore. La scomparsa della moglie, che alla nipote faceva anche da madre, lo fa precipitare in un vortice critico e nell’alcolismo: arduo è infatti diventare nonno-padre senza esperienza e gestire le ingerenze della famiglia “nera”, capitanata da nonna Wee Wee (Octavia Spencer) che lotta per l’affidamento della bimba.
Costner: “Nessuno studio di Hollywood voleva produrre il film, quindi mi sono arrangiato”
“Nessuno studio di Hollywood voleva produrre il film, quindi mi sono arrangiato, perché sono convinto che questa pellicola non solo andasse fatta per tornare a parlare di razzismo, ma che abbia un buon potenziale commerciale. Perché non è detto che solo i blockbuster sono destinati ad incassare: dalla mia esperienza di attore, i film che hanno fatto meglio al botteghino sono stati quelli a minor budget. Pensate che Balla coi lupi è costato 16milioni di dollari e ne ha incassati 500!” Con 7 Oscar intascati dal suo film più famoso e vari premi lungo una carriera che l’ha per anni considerato un sex symbol, Costner oggi è libero di fare quel che vuole: “essere famosi non è una condizione normale della vita, anzi. Io non nascondo che ne traggo e godo i benefici, sono una persona fortunata: nessuno della mia famiglia di origine era nello show biz, al contrario, mio padre era poverissimo e quando gli ho detto volevo fare l’attore ha rabbrividito, non sapeva come aiutarmi. Oggi posso fare piccoli e grandi film, diversi tra loro, occuparmi di musica e lavorare ‘da casa’, per fare al meglio il papà di 7 figli. A Roma mi ha accompagnato Lily che ha 28 anni e fa la cantante, mentre a Los Angeles con gli altri mi aspetta la più piccola, un’adorabile peste di 4”. In tale condizione “privilegiata”, Costner può permettersi definizioni di sé che sorprendono per genuina franchezza: “Il pregiudizio sul colore della pelle può assimilarsi a quello sulla bellezza di una persona: spesso per una donna attraente si pensa sia stupida..io stesso sono stato considerato un uomo attraente e di conseguenza poco intelligente. Certo, poco intelligente lo sono, ma non a causa del mio aspetto fisico. Ci basiamo tutti troppo sulle impressioni immediate evitando il passo successivo, ovvero quello dell’approccio reale, approfondito di chi ci sta attorno. Forse vi farà piacere sapere che nella mia vita mi sono sempre impegnato, fregandomene della bellezza fisica, e tuttora mi sforzo ogni giorno di diventare una persona migliore”. Black and White, di buona fattura e sentimenti, uscirà nelle sale distribuito da Good Films.
A un giorno di chiusura della kermesse, oggi è passato anche il terzo italiano in concorso nella sezione Cinema d’oggi: Biagio del siciliano Pasquale Scimeca
A un giorno di chiusura della kermesse, oggi è passato anche il terzo italiano in concorso nella sezione Cinema d’oggi: Biagio del siciliano Pasquale Scimeca, ispirato alla storia vera di Biagio Conte, meglio noto come Fra Biagio. Il soggetto del film arriva dal suo attore-feticcio e amico di sempre, Marcello Mazzarella, che offre alla figura del “santo” degli ultimi un ritratto intenso e personale “È un film su Biagio, ma anche per capire meglio la crisi in cui viviamo, che è economica ma soprattutto ideale e culturale” spiega il regista, profondamente ispirato dalla figura di questo uomo speciale, che dopo anni passati in solitudine nei boschi “senza toccare soldi”, nutrendosi di bacche e in compagnia di un cane, ha trovato ad Assisi il senso della sua vocazione che poi ha deciso di applicare alla Missione di Speranza e Carità, da lui fondata presso la stazione di Palermo. Secondo Scimeca, “Biagio riguarda tutti, è il paradigma del nostro tempo: è fuggito dalla civiltà del consumismo, vuota e senza senso, per rifugiarsi nella natura e iniziare un dialogo con dio. Alla civiltà torna da uomo libero, ovvero da umile frate francescano, come gli piace definirsi, e in questo senso è un rivoluzionario, uno dei pochi veri, e non a parole”. Biagio non solo è un film sulla povertà ma realmente “povero”, essendo costato 600mila euro; verrà distribuito dalla casa di produzione Arbash insieme all’Acec: “Il percorso distributivo inizierà a fine novembre, e per il precedente Rosso Malpelo è durato un anno e mezzo”, osserva il regista.