Dopo l’intesa sul pacchetto di misure che porterà l’Italia a ridurre il deficit di 4,5 miliardi in più rispetto al previsto (lo 0,3% del Pil), la Commissione europea concede il primo via libera alla legge di Stabilità del governo Renzi. Jyrki Katainen, commissario europeo agli Affari economici e futuro vicepresidente della Commissione presieduta da Jean Claude Juncker, ha diffuso una nota in cui annuncia: “Dopo aver esaminato tutte le informazioni supplementari e gli aggiustamenti comunicati negli ultimi giorni, non posso identificare casi di deviazione particolarmente seri che ci obbligherebbero a opinioni negative”. Non ci saranno quindi bocciature per Italia, Francia, Austria, Slovenia e Malta, i cinque Stati considerati a rischio. Bruxelles si riserva comunque di dare un giudizio più approfondito a novembre, quando valuterà anche eventuali “mancanze o rischi”. La procedura per deficit eccessivo, come ha ammesso lo stesso ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, non è comunque ancora scongiurata, perché “la regola del debito (quella prevista dal Fiscal compact, ndr) dal punto di vista quantitativo è molto più stringente della regola dell’aggiustamento nel medio termine strutturale”. Via libera, dunque, anche per il governo di Francois Hollande, che è passato a più miti consigli rispetto agli agguerriti annunci di settembre e lunedì in una missiva firmata dal ministro delle Finanze Michel Sapin ha comunicato che accetta di ridurre il deficit 2015 di altri 3,6 miliardi di euro.
Ora le modifiche dovranno essere approvate dal Parlamento. Dove due settimane fa il governo ha incassato il sì per il rotto della cuffia
Ma l’altra faccia della medaglia è che, sul fronte interno, l’esecutivo deve fare i conti con un nuovo passaggio parlamentare del Documento di economia e finanza licenziato dalle Camere solo due settimane fa e passato al Senato per un solo voto, quello dell’ex grillino Luis Alberto Orellana. Infatti l’aggiustamento proposto nella lettera che Padoan ha inviato lunedì a Katainen, comporta un cambiamento notevole rispetto agli impegni presi nella precedente versione del Def, in cui si leggeva che nel 2015 Roma avrebbe ridotto il deficit solo dello 0,1% del Pil, pari a circa 1,6 miliardi di euro. Di conseguenza ora la nota di aggiornamento deve essere aggiornata di nuovo. Così alle 18:45 di martedì si è riunito un Consiglio dei ministri straordinario che ha approvato la variazione alla luce delle misure aggiuntive. Grazie alle quali il deficit 2015 scende al 2,6% dal 2,9% previsto in precedenza. Il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan ha poi presentato le modifiche alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, spiegando che “questo sforzo ulteriore” sul deficit ”rappresenta “un impegno notevole per un paese che è al terzo anno di recessione” ma “non altera sostanzialmente le previsioni programmatiche previste dalla nota di aggiornamento al Def” e non comporta cambiamenti nella struttura del disegno di legge di Stabilità. Anzi, permette di “mantenere un equilibrio non facile, su cui il governo continua a lavorare, tra continuazione del risanamento delle finanze pubbliche e stimolo alla crescita”. Le misure” aggiuntive “programmate sono pienamente coerenti con il piano di riforme strutturali in corso di attuazione, a fronte del quale il governo ha chiesto l’applicazione della clausola prevista dal patto stabilità e crescita”. Il ministro ha poi ricordato che i 4,5 miliardi di euro necessari per ridurre il deficit arriveranno per 3,3 miliardi dal fondo per la riduzione delle tasse, per 500 milioni dai fondi per i cofinanziamenti Ue e per 730 milioni da un’estensione del regime del reverse charge Iva.
Padoan: “Lo sforzo ulteriore sul deficit è impegno notevole ma non altera sostanzialmente le previsioni programmatiche
La conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama ha stabilito che la nuova nota con la variazione dei saldi tornerà in Senato giovedì, e lo stesso giorno dovrebbe approdare anche in Aula alla Camera. Ma su questo deciderà la capigruppo di Montecitorio, prevista per mercoledì alle 12.30. Sarà il presidente del Senato Pietro Grasso, d’intesa con l’omologa alla Camera Laura Boldrini, a decidere le modalità di voto: la maggioranza chiede che si voti una volta sola sul testo della variazione, ma Forza Italia intende evidentemente mettere i bastoni tra le ruote e auspica che l’iter parlamentare riparta dall’inizio. In questo caso la nota tornerebbe nelle commissioni e poi in Aula con due votazioni, una sull’aggiornamento e una sullo slittamento del pareggio di bilancio al 2017, il punto su cui il governo, a palazzo Madama, ha rischiato di andare sotto.
Il primo effetto, a prescindere dalla decisione della capigruppo, è che slitterà anche l’avvio dell’esame della legge di Stabilità in commissione Bilancio della Camera. “Oggi (martedì, ndr)”, ha detto il presidente della commissione Francesco Boccia, “non c’è stato lo stralcio e salteranno le audizioni di giovedì. Ma spero di recuperare un pò di tempo e di iniziare le audizioni lunedì. L’importante adesso è essere trasparenti e celeri”. Il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, ha anticipato poi che il governo presenterà un emendamento alla legge per “esplicitare i modi con cui si raggiunge questa variazioni dei saldi”.