Fca, sbarcata in Borsa a New York e a Milano due settimane fa, inizia a battere cassa. Il consiglio di amministrazione del gruppo nato dalla fusione tra Fiat e Chrysler, riunito per la prima volta a Londra, ha messo in cantiere una serie di operazioni mirate a “rafforzare il capitale” senza però varare un aumento. Via libera, innanzitutto, all’emissione di un prestito obbligazionario “convertendo” da 2,5 miliardi di dollari e al collocamento di 100 milioni di azioni. Poi l’annuncio di maggiore impatto: nel 2015 la Ferrari verrà scorporata dal resto del gruppo e il 10% del capitale sarà quotato sul listino Usa e “in un altro mercato europeo”. Non è dato per ora sapere se sarà Milano, né dove sarà stabilita la sede legale della compagnia. Il resto delle azioni del Cavallino rampante sarà distribuito tra gli azionisti di Fca, tra cui la holding Exor della famiglia Agnelli che ne è socia al 30,05%. Di conseguenza alla fine dell’operazione Exor si troverà in portafoglio circa il 24% della casa di Maranello. Mentre il gruppo guidato da Sergio Marchionne, grazie allo spin off, conta di raccogliere altri 4 miliardi.
“La Ferrari americana non sarebbe più la Ferrari. Non toccheremo il dna della Ferrari”, che “è nata e morirà italiana”, aveva detto Marchionne a settembre. Da qui la scelta di “perseguire percorsi separati” per Fca e la società fresca di addio del presidente Luca Cordero di Montezemolo. Scelta che però, per ammissione dello stesso Marchionne, ha innanzitutto “l’intento di rafforzare il Piano 2014-2018, di massimizzare il valore dei nostri business per gli azionisti” e “rafforzare significativamente la struttura del capitale di Fca”. Marchionne, che resterà presidente di Ferrari, in conference call con gli analisti ha detto poi che in questo modo la casa delle Rosse “sarà valutata come merita come produttore di auto di lusso”. Il presidente John Elkann, che è anche al vertice di Exor, con comprensibile entusiasmo ha parlato di “cda storico”, dicendo che “la distribuzione ai suoi azionisti della partecipazione in Ferrari offre a Exor un’opportunità storica: accompagnare una nuova fase dello sviluppo della Casa di Maranello, garantendole completa autonomia e indipendenza perché possa progettare al meglio il proprio futuro industriale e sportivo”. La prospettiva della quotazione di Ferrari è piaciuta anche ai mercati: Fca ha chiuso la seduta a Piazza Affari con un rialzo del 12,79%, mentre a Wall Street il titolo ha fatto segnare un progresso dell’11,63 per cento.
Il consiglio di amministrazione, come detto, ha anche dato il via libera all’emissione di un prestito obbligazionario convertendo da 2,5 miliardi di dollari. Il collocamento avverrà “mediante un’offerta registrata presso la Sec (l’equivalente statunitense della Consob, ndr) e rivolta a investitori istituzionali statunitensi e internazionali”. Alla scadenza, i titoli saranno convertiti obbligatoriamente in azioni Fca e il gruppo prevede che “gli investitori che parteciperanno all’offerta avranno titolo a partecipare all’operazione di separazione di Ferrari e a ricevere azioni del cavallino rampante. L’offerta dovrebbe essere completata “entro la fine del 2014”, anche se la tempistica “resta subordinata alle condizioni di mercato e ai requisiti previsti dalla normativa applicabile per la registrazione”. Exor, azionista di riferimento di Fca, ha deciso di aderire all’emissione del convertendo “con un investimento di circa 600 milioni di euro”. In più il cda ha autorizzato il collocamento e la vendita di 100 milioni di azioni ordinarie Fca, incluse 35 milioni di azioni ordinarie proprie e circa 54 milioni di azioni ordinarie per reintegrare il capitale delle azioni cancellate a seguito dell’esercizio del diritto di recesso da parte degli azionisti contrari alla fusione di Fiat in Fca. In questo modo Marchionne conta di finanziare il piano al 2018, che prevede quasi 60 miliardi di investimenti, senza varare un aumento di capitale.
Il consiglio ha approvato poi i risultati di Fca nel terzo trimestre: i ricavi sono saliti del 14%, a 23,6 miliardi di euro, e il risultato operativo (ebit) del 7%, a 0,9 miliardi, mentre l’utile netto è stato di 188 milioni di euro, in linea con quello del terzo trimestre 2013. Conti che Marchionne ha definito, senza grande entusiasmo, “decorosi”. Per la Ferrari invece, sempre nel terzo trimestre, i ricavi sono stati pari a 662 milioni di euro, in crescita del 24%, con 1.610 vetture omologate consegnate, l’8% in più rispetto al terzo trimestre 2013. Il risultato operativo è stato di 89 milioni di euro, inclusi 15 milioni di euro “riferibili al costo del compenso erogato a seguito delle dimissioni dell’ex presidente”. Al netto di quell’importo, l’Ebit registra una crescita di 16 milioni.
Confermati poi gli obiettivi di bilancio di Fca per quest’anno comunicati in precedenza: consegne a livello globale per circa 4,7 milioni di veicoli, ricavi a 93 miliardi di euro, utile netto tra 0,6 e 0,8 miliardi di euro, indebitamento netto industriale tra 9,8 e 10,3 miliardi di euro tenendo anche in considerazione il pagamento di 2,7 miliardi per l’acquisizione della quota del 41,5% di Chrysler dal Veba Trust, avvenuta il 21 gennaio scorso.
Nella nota diffusa dal gruppo si legge anche che il cda “ha ribadito l’intenzione di eliminare ogni vincolo contrattuale che limiti i flussi finanziari tra le società del gruppo” e di conseguenza intende “rimborsare anticipatamente i prestiti obbligazionari di Chrysler in circolazione non più tardi della prima data di rimborso opzionale di giugno 2015 per le Senior Secured Notes (emissioni obbligazionarie, ndr) con scadenza 2019 e cedola 8% e di giugno 2016 per quelle con scadenza 2021 e cedola 8-1/4 per cento”.