Le donne nel mondo dovranno attendere 81 anni prima di vedere riconosciuti i loro diritti e aspirare così a realizzare una parità completa con gli uomini. E’ quanto emerge dal Global Gender Gap 2014, il rapporto realizzato dal World Economic Forum di Ginevra, che da anni traccia un bilancio sulla disparità di genere a livello globale assumendo come criteri di giudizio quattro indicatori: partecipazione economica e opportunità, risultati formativi, potere di rappresentanza politica, salute e sopravvivenza.
In vetta al ranking mondiale si collocano paesi decisamente avanzati sul fronte delle politiche di genere come l’Islanda, la Finlandia, la Norvegia, la Svezia e Danimarca, che occupano rispettivamente i primi cinque posti.
Ma nei primi 10 posti della classifica figurano anche paesi in via di sviluppo come il Nicaragua, le Filippine e il Rwanda. Quest’ultimo spicca per la partecipazione delle donne all’economia e per il loro potere in campo politico. Il Nicaragua, invece, è in sesta posizione in virtù del primo posto nel mondo per la parità di salute e durata della vita. Mentre le Filippine (nono posto) sono sul gradino più alto del podio per pari opportunità nell’educazione e nella salute.
Su 142 nazioni prese in esame, l’Italia si colloca a metà classifica, al 69esimo posto, alle spalle del Bangladesh e prima della Macedonia. Il nostro paese guadagna certo due posizioni rispetto allo scorso anno, ma è l’ultimo tra i paesi industrializzati, rimanendo lontanissimo da nazioni come la Germania (12esima posizione), la Francia (16esima), la Spagna (29esima).
Siamo addirittura preceduti da Bolivia, Guyana, Botswana, Tanzania, Mongolia. Insomma sulla via della parità di genere ci precedono paesi a cui talvolta scherzosamente facciamo riferimento come esempi non rappresentativi del progresso. Un progresso che passa invece anche attraverso la capacità di mettere in atto politiche tese ad aumentare sempre più la partecipazione dell’universo femminile alla vita economica, sociale e politica di un paese.
In tale ottica, nel nostro caso, come una volta di più viene evidenziato dalla Global Gender Gap, c’è poco da stare sereni. Perché la presenza delle donne in campo economico è peggiorata, facendo scendere l’Italia dal 97esimo al 114esimo posto. Siamo poi addirittura 129esimi in classifica rispetto al tema della parità salariale. È pur vero che non c’è un paese nel mondo dove, a fronte di una mansione simile, una donna viene remunerata quanto un uomo. Va però detto, a titolo di esempio comparativo, che mentre negli Stati Uniti le donne guadagnano circa due terzi di ciò che gli uomini guadagnano per uno stesso ruolo, in Italia la retribuzione delle donne non arriva nemmeno alla metà: fatto 100 il salario di un uomo, quello di una donna è pari a 48!
Ci può consolare il fatto che nella rappresentanza politica in chiave femminile l’Italia sia al 37esimo posto nel mondo; ciò grazie, in particolare, al fatto che nelle ultime elezioni politiche e nelle designazioni a ruoli di governo si è vista aumentare considerevolmente la presenza femminile.
Rimane il fatto che, anche osservando l’inarrestabile e disumana spirale di violenza di cui le donne continuano ad essere vittime, il cammino del paese perché si realizzi una effettiva uguaglianza tra uomini e donne potrebbe durare qualche secolo.
@albcrepaldi