Quegli 1,3 miliardi di euro per rifinanziare il Ponte sullo stretto di Messina, alla fine, non esistevano. Per mettere fine alla ridda di attacchi, denunce indignate (dai Verdi al presidente della commissione Ambiente alla Camera Ermete Realacci), richieste di spiegazioni (Wwf) e minacce di ricorsi alla Corte dei Conti (Codacons) è bastata una nota del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti che spiega come l'”equivoco” sia nato dalla “errata lettura di una tabella dell’allegato infrastrutture del Def”. Insomma: Sel, che ha sollevato il caso presentando un’interrogazione a risposta scritta al ministro Maurizio Lupi, ha preso un granchio. E’ vero infatti che “nell’ambito della nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2014 aggiornato al mese di settembre 2014 e trasmesso alla presidenza della Camera in data 3 ottobre 2014, nella tabella delle revoche e delle riassegnazioni della legge obiettivo, compare l’assegnazione alla società Stretto di Messina Spa di una quota pari a 1 miliardo e 287 milioni di euro (segnatamente 1.287.324.000 euro)”. Ma non si tratta, come auspicava il capogruppo Arturo Scotto, primo firmatario, di un “grossolano errore contenuto nella tabella”, bensì appunto di un errore di chi leggeva.

Infatti, come ha spiegato il ministero, il dl 23 dicembre 2013, n. 145 stabilisce che venga pubblicata “un’anagrafe dei provvedimenti aventi forza di legge con i quali siano state revocate le assegnazioni disposte con delibere Cipe per la realizzazione di interventi infrastrutturali”. La tabella finita nel mirino contiene proprio quei dati: “L’indicazione storica di risorse revocate e non utilizzate né utilizzabili”. Non solo: “A riprova che per il Ponte sullo Stretto di Messina non sono state assegnate risorse basta consultare la Tabella 2 dell’allegato infrastrutture ‘Stato dell’arte e degli avanzamenti del programma infrastrutture strategiche’ dove alla voce ‘Ponte Stretto Messina’ (pagina 70) non risultano stanziamenti”.

Insomma, se è vero che con lo Sblocca Italia il governo Renzi “sblocca” soprattutto un’ulteriore cementificazione del territorio e che in quel decreto ci sono diverse norme censurabili (vedi la proroga delle concessioni autostradali), dallo scandalo-Stretto il Def esce assolto.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Stefano Esposito su Tav: “Se costa 7 miliardi meglio rinunciare all’opera”

next
Articolo Successivo

Lazio, la Regione sospende 11 dirigenti: “Vinsero un ‘concorso fantasma’”

next