I derivati sottoscritti dal Monte dei Paschi di Siena per coprire il buco creato con l’acquisizione di banca Antonveneta inchiodano meno del previsto gli ex vertici della banca senese. Sono stati condannati a tre anni e sei mesi con cinque anni di interdizione dai pubblici uffici sia l’ex presidente di Mps, Giuseppe Mussari, che l’ex direttore generale Antonio Vigni e l’ex capo area finanza Gianluca Baldassarri. Per tutti l’accusa era di ostacolo in concorso all’esercizio delle funzioni delle pubbliche Autorità di Vigilanza, cioè la Banca d’Italia, in relazione all’occultamento del contratto stipulato da Mps con la banca giapponese Nomura per la ristrutturazione del derivato Alexandria.
Il Tribunale ha dimezzato le richieste avanzate dai pm
La sentenza è stata pronunciata dal presidente del collegio giudicante Leonardo Grassi al termine della camera di consiglio, durata poco più di tre ore e mezzo. Il Tribunale ha dimezzato le richieste avanzate dai pm. La pubblica accusa aveva chiesto 7 anni per Mussari e 6 anni per Vigni e Baldassarri. Con la sentenza è arrivato a conclusione il primo processo dell’inchiesta sullo scandalo che ha travolto la banca senese ed è una costola del filone principale d’indagine sull’acquisizione di Banca Antonveneta, nel frattempo trasferita per competenza al Tribunale di Milano, dove i fascicoli sono ancora aperti. I restanti processi, dunque, saranno celebrati a Milano.
Il processo era iniziato a Siena il 26 settembre 2013, dopo che nel giugno precedente il Gip aveva accolto la richiesta di giudizio immediato avanzata dai pm della Procura di Siena titolari dell’inchiesta (Aldo Natalini, Antonino Nastasi e Giuseppe Grosso). L’accusa ha sempre sostenuto che i tre imputati hanno nascosto agli ispettori della Banca d’Italia e agli organismi interni di Mps l’accordo perché erano consapevoli che l’operazione sarebbe stato un “disastro” per Rocca Salimbeni.
“Faremo appello contro la sentenza di condanna”, ha detto l’avvocato Tullio Padovani, uno dei legali di Mussari. L’avvocato Francesco Marenghi, del collegio difensivo di Mussari, presente all’udienza, ha commentato: “Siamo rimasti sorpresi dalla decisione del Tribunale, perché ci aspettavamo tutt’altro esito, cioè l’assoluzione completa. A questo punto tuttavia ci asteniamo da ogni commento in ordine ad un provvedimento allo stato immotivato. Una volta depositate le motivazioni della sentenza di condanna – ha detto all’Adnkronos – le valuteremo e proporremo appello per far valere quelle prove e quelle le argomentazioni che avevamo sostenuto a Siena e che dimostrano l’assoluta estraneità dell’avvocato Mussari a qualunque contestazione”.
L’avvocato di Mussari: “Siamo rimasti sorpresi: ci aspettavamo tutt’altro esito, cioè l’assoluzione completa”
“Le sentenze non si commentano, si rispettano”, ha detto invece il pubblico ministero Nastasi uscendo dal tribunale. I pm non hanno ancora deciso se faranno appello. I magistrati però sarebbero soddisfatti perché “l’impianto accusatorio ha retto: il tribunale ha riconosciuto che c’è stato un danno in concreto”. Mussari, Vigni e Baldassarri sono considerati colpevoli di aver nascosto nella cassaforte personale dell’ex direttore generale della Banca a Rocca Salimbeni il contratto (mandate agreement) in modo da evitare di iscrivere nel bilancio 2009 la perdita del derivato.
Ufficialmente il documento venne ritrovato solo nell’ottobre 2012 dall’attuale amministratore delegato di Mps, Fabrizio Viola e fu consegnato ai magistrati senesi. Gli avvocati degli imputati hanno sempre sostenuto che all’interno della banca si sapeva dell’esistenza del contratto e che questo documento non era un segreto neppure per gli ispettori della Banca d’Italia. Per questo motivo gli avvocati difensori durante il dibattimento in aula hanno chiesto ai giudici l’assoluzione con formula piena per tutti e tre gli imputati.
L’avvocato di Baldassarri: “I testi comparsi in tribunale hanno dimostrato che Bankitalia era a conoscenza di tutta la vicenda”
“I testi comparsi in tribunale hanno dimostrato che Bankitalia era a conoscenza di tutta la vicenda relativa al mandate agreement”, ha detto Filippo Dinacci, uno dei difensori di Baldassarri, dopo la lettura della sentenza al processo di Siena. “Hanno dovuto anche cambiare capo di imputazione perchè non riuscivano evidentemente a dimostrare l’ostacolo come evento ingannatore”. Il suo collega Stefano Cipriani ha annunciato che: “Leggeremo la sentenza e poi faremo appello”.
All’uscita del tribunale quando sono apparsi Vigni e Baldassarri dai presidi della Lega Nord e dal Movimento 5 Stelle si è alzato il grido: “Buffoni buffoni, ladri, andate a lavorare”. I manifestanti, dal primo pomeriggio, stazionano con bandiere e striscioni davanti al tribunale. Vigni e Baldassarri, con i loro avvocati, hanno quindi preferito uscire dal retro del palazzo.