La differenza tra due squadre ben organizzate che inseguono obiettivi opposti è tutta nella qualità degli interpreti. Un centrocampista con i piedi sensibili, un portiere che alla prima palla pericolosa sventa il pericolo, un attaccante silenzioso capace di squarciare la rete dopo una partita molto in scuro e poco in chiaro. Il confine evidenziato dal faccia a faccia tra Juventus ed Empoli è tutto qui. Ad esempio (non casuale) nell’avere un Pirlo in grave difficoltà quando c’è da innescare ma custode di una tavolozza con tanti colori, buoni per pennellare un arcobaleno imprendibile su punizione. Oppure nell’affidare i pali a Buffon, che invece ciò che sembra impossibile da acciuffare riesce a smanacciarlo respingendo l’immediata reazione dei toscani. E infine poter contare su un attaccante, Alvaro Morata, cicala per un tempo ma rapace nel trafiggere Bassi alla prima limpida occasione della partita, mandando al diavolo i piani di un Empoli che non sembra una provinciale.

Basta questo per scacciare dal trono la Roma, sconfitta a Napoli. Non è sufficiente per affermare che la Juventus si è scrollata di dosso il mal di trasferta. Anche perché con altri tipi di acciacchi Allegri dovrà farci i conti in vista della decisiva sfida di Champions League contro l’Olympiakos. La difesa già agli sgoccioli perde anche Ogbonna, la fascia sinistra orfana di Evra vede fermarsi Asamoah. Con una squadra in quarantena sotto il profilo della qualità del gioco, in un momento in cui gli ‘uomini di Conte’ stanno diventando ‘il gruppo di Allegri’, l’infermeria piena non è il massimo della vita. E che i bianconeri di problemi ne abbiano molti in questo momento lo narra anche il lento e stantio primo capitolo della partita che lascia presagire un pareggino insipido. All’Empoli andrebbe anche bene, pur restando un’eterna ‘bella incompiuta’ contro le grandi: all’esordio non ha sfigurato contro la Roma, quaranta giorni fa ha stoppato il Milan e stasera, prima e dopo i 10 minuti di black out nel cuore del secondo tempo, quando Pirlo e Morata hanno firmato il 2-0, ha guardato fieramente negli occhi i campioni d’Italia.

I toscani si presentano in cambio con personalità. Sarri non cambia il suo modulo, ordina un pressing alto e costante e manda in missione Zielinski a fare il granello di sabbia nell’ingranaggio principe dei bianconeri, quel Pirlo in difficoltà nelle ultime settimane. La formula funziona e provoca 19 palle perse. Anche quando il pallone è tra i loro piedi, i toscani non lo buttano via, pur non impegnando mai Buffon. Ma la timida Juventus da trasferta, bruciata dalla beffa di Genova, resta comunque squadra dalle risorse superiori al resto della concorrenza. E sfugge alla morsa affidandosi all’arma a sorpresa di Allegri, quel Giovinco finora ai margini e sfortunato quand’è stato chiamato in causa.

Mentre Morata fa la cicala tutta muscoli e giochini  troppo larga sulla destra, lui interpreta la formichina non più atomica ma molto laboriosa negli spazi centrali dando un po’ di sostanza al primo tempo. Un paio di tiri dalla distanza, qualche apertura sulla destra per Pereyra (altro motorino inesauribile) e i bianconeri prendono il timone del gioco. Niente di trascendentale, sia chiaro, anche perché Asamoah spinge di rado e gli incursori Marchisio-Vidal supportano poco. E infatti l’unica vera occasione della prima ora di gioco nasce proprio quando il ghanese sfugge a Laurini e il centrocampista azzurro segue l’azione sparando dal limite, ma a lato. È ammorbidente su una Juventus infeltrita, che subisce l’Empoli anche nel primo quarto d’ora del secondo tempo. Poi Pirlo accende la luce. E i bianconeri si risvegliano, capendo chi e dove sono. Un passo davanti alla Roma in campionato e pronti alla campagna d’Europa.

Twitter: @AndreaTundo1

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