Si poteva evitare. Bastava capirli. Gli indiani americani ci sono riusciti.
Per migliaia di anni gli uomini, hanno fatto a botte coi cavalli per riuscire a domarli. Ma nonostante l’uso delle maniere forti i cavalli sono sempre restati pericolosi perché si possono spaventare e imbizzarrire.
I cavalli sono enormi, scalciano, mordono e ti possono sbalzare di sella con una sgroppata. Neanche i cavallerizzi da rodeo riescono a resistere a lungo sopra un cavallo imbizzarrito più di una manciata di secondi.
Il buon senso suggerirebbe di trovare un modo per ridurre il livello di scontro con i cavalli.
Ma i guerrieri hanno per lo più visto l’arte equestre come una grandiosa occasione per mostrare il loro coraggio e la loro forza. Hanno preferito usare i muscoli piuttosto del cervello e ne hanno pagato le amare conseguenze con un tasso di mortalità spaventoso. Se si segue l’albero genealogico di qualunque casata nobile si vede subito che andare a cavallo era tra le prime cause di morte.
Poi alcuni nativi americani si sono messi a guardare i cavalli bradi delle praterie e hanno cercato di capirli.
Hanno così scoperto come comunicano i cavalli tra di loro e sono riusciti ad addomesticarli senza spaventarli. Con il loro sistema il cavallo smette di avere paura e si apre un canale di comunicazione incredibile. Cavalcare i quadrupedi comunicando con loro e ascoltando le loro risposte, cambia drasticamente il rapporto tra umano ed equino. E a questo punto non c’è più il pericolo che il cavallo faccia il matto.
In questi giorni sono venuti ad Alcatraz David Bassi e Monica Citti che usano da tempo questo metodo e ci hanno mostrato cose incredibili (vedi il sito di Aquila Nera)
Un incontro incredibile che è necessario che io ti racconti nel dettaglio perché è straordinario il modo che loro usano per comunicare con i cavalli. Nulla di magico, solo buon senso.
Una volta che hai scoperto il trucco tutto è semplice: e i cavalli ti adorano.
Ma prima di entrare nei dettagli vorrei proporti una riflessione: per migliaia di anni gli esseri umani hanno sofferto per dolorosi infortuni e sono morti in gran numero perché avevano impostato il loro rapporto con i cavalli in modo violento. Hanno scelto la contrapposizione e lo scontro piuttosto che aprire la loro mente alla possibilità di un linguaggio differente.
Se sei pacifista, di carattere gentile e amante della natura e dei buoni sentimenti avrai sentito qualcuno dirti: “Ma dai! Questo buonismo non conclude niente, la vita è guerra! Con i fiorellini e i cuoricini non si mangia!”
La storia della cavalleria mostra invece che il buonismo in alcuni casi è l’unica via sensata.
E lo era tanto più quando la differenza tra la vita e la morte la facevano l’efficienza dei battaglioni di cavalleria.
Alessandro Magno sbaragliò eserciti molto più numerosi del suo anche grazie alle tecniche di doma elaborate dai macedoni per controllare i cavalli sulle strette strade montuose della loro terra. La falange macedone a cavallo era dal punto di vista tecnico un’innovazione per i tempi incredibile. Erano capaci di caricare e manovrare senza rompere la formazione a quadrato. Un prodigio che non si era mai visto.
Quindi l’evoluzione delle tecniche di doma non ebbe solo effetti sui singoli cavalieri ma anche sulle sorti delle nazioni. E sicuramente molte battaglie avrebbero avuto altri esiti se qualche generale avesse capito meglio come funziona la mente di un cavallo. Usare il cervello sarebbe stato più utile che usare la frusta.
Questo fatto ci porta a riflettere sulle strategie adottate fino ad oggi dall’umanità. Siamo in un momento storico che ci mette di fronte a problemi complessi.
Se vogliamo soltanto rubare la pecora del vicino un grosso bastone dato con violenza sulla testa è un sistema che funziona. Non è etico ma funziona.
Ma se il tuo obiettivo è la protezione dell’ambiente, la pace e il benessere, allora non riesci se non usi strategie evolute.
Ogni volta si prova a risolvere un problema con i bombardamenti si riesce solo a ingigantirlo (l’Iraq insegna).
Anche la doma violenta porta a un’escalation di problemi: siccome la doma veniva fatta in maniera ottusa si sono dovuti escogitare strumenti sempre più crudeli per controllare i cavalli.
Quando Buffalo Bill venne in Italia con il suo circo di cowboy e indiani si tenne una disfida equestre con i butteri maremmani.
I giornali italiani e statunitensi descrissero con orrore le pratiche di doma degli avversari.
I butteri legavano le orecchie dei cavalli e usavano un aggeggio di corda e legno per intrappolare e torcere il naso. I cowboy legavano la lingua del cavallo tenendogliela fuori dalla bocca e la tiravano con una corda per costringere il cavallo a ubbidire.
Chiaramente se uno usa questi sistemi per la doma deve inventarsi qualche cosa anche per tener sotto controllo il cavallo dopo averlo (malamente) domato.
Video: David Bassi a cavallo nella neve senza redini e senza morso
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