Alessandro Manzoni incluse nel suo testamento il suo servitore. Giuseppe Verdi, in mancanza di eredi diretti, lasciò il suo patrimonio ad asili e istituti per ciechi, sordomuti e rachitici. Non è una novità, quella di dare in beneficenza una parte dei propri beni dopo la morte. Ma oggi più che mai può diventare una fonte di finanziamento importante per le onlus. Le “ultime volontà” possono consentire per esempio di costruire un pozzo in un Paese povero, contribuire all’acquisto di libri di testo o vaccini, favorire la ricerca su leucemia e cancro, aiutare persone con disabilità. Esempi di quello che possono fare, con un pezzo della nostra eredità, associazioni come Action Aid, Lega del filo d’oro, Save the children, Amref e Libera. Cioè alcune delle 13 organizzazioni non lucrative di utilità sociale che un paio di anni fa si sono unite nel comitato Testamento solidale proprio con l’obiettivo di promuovere i lasciti solidali.
Negli ultimi dieci anni le donazioni testamentarie a favore di organizzazioni no profit sono aumentate del 10-15%, secondo i dati raccolti dal comitato in collaborazione con il Consiglio nazionale del Notariato. Da un sondaggio condotto su un campione di 700 notai, le più propense a fare donazioni post mortem risultano le donne, oltre il 60% del totale. Nella metà dei casi il valore è sotto i 20mila euro, ma c’è anche un 8,5% di testamenti in cui i lasciti superano i 100mila euro. L’iniziativa Testamento solidale passa innanzitutto attraverso la sensibilizzazione sull’utilizzo del testamento: in Italia lo fa solo l’8% della popolazione. Una percentuale di molto inferiore, per esempio, al 48% della Gran Bretagna, dove la mancanza dell’obbligo di lasciare una quota di legittima a coniuge e figli, presente invece da noi, spinge a mettere nero su bianco la propria volontà ultima.
Come fare il testamento? – Per lasciare parte dei propri beni in beneficenza bisogna indicare tale volontà nel testamento. In Italia ci sono tre modi per farlo. Il testamento olografo è un documento scritto obbligatoriamente a mano con tanto di data e firma, che può essere conservato in casa da chi lo scrive oppure affidato a una persona di fiducia o a un notaio. Il testamento pubblico invece viene redatto dal notaio che mette per iscritto le volontà in presenza di due testimoni: l’interessato viene così aiutato a dare disposizioni che siano a norma di legge. Infine il testamento segreto, utilizzato di rado, è caratterizzato dall’assoluta riservatezza sul contenuto: viene consegnato in una busta chiusa già sigillata o da sigillare al notaio, sempre davanti a due testimoni e i dettagli non saranno noti a nessuno fino a morte sopravvenuta. Qualsiasi sia il tipo di testamento che si è scelto di fare, le disposizioni testamentarie possono essere revocate, modificate o aggiornate più volte e fino all’ultimo momento di vita. È sufficiente redigere un nuovo testamento nel quale si usa una formula del tipo: “Revoco ogni mia precedente disposizione testamentaria”.
Quanto si può lasciare a una onlus? – Non tutti i beni possono essere lasciati in beneficenza dopa la morte, visto che le norme italiane tutelano gli eredi legittimari, ovvero i parenti più stretti: il coniuge, i figli e in loro mancanza i genitori. A loro è riservata per legge una quota, detta legittima, che varia a seconda della composizione familiare. Per esempio in presenza di un coniuge e di un solo figlio a entrambi deve andare almeno un terzo del patrimonio totale, nel cui computo si considerano anche eventuali donazioni effettuate in vita. Se non ci sono figli, al coniuge deve andare almeno la metà dei beni. Il resto costituisce la quota disponibile, che non è mai inferiore a un quarto del patrimonio e che può essere lasciata, in tutto o in parte, ad altri soggetti che non siano gli eredi legittimari.
Che cosa si può donare con un lascito solidale? – Inserire nel proprio testamento un lascito solidale non è per forza una cosa da ricchi: “Anche una somma di denaro relativamente piccola, come 5mila euro, è molto utile”, spiega Rossano Bartoli, portavoce del comitato Testamento Solidale e segretario generale della Lega del Filo d’Oro. Qualsiasi donazione è ben accetta, al di là del suo valore. E della sua tipologia: si possono lasciare somme di denaro, azioni, titoli d’investimento oppure altri beni mobili come un’opera d’arte, un gioiello o un mobile di valore, ma anche beni immobili come un appartamento. Oppure si può indicare una onlus come beneficiaria di una polizza vita. Ma quanto finisce nelle casse degli enti no profit? “Il dato varia da organizzazione a organizzazione. E di anno in anno”, risponde Bartoli. “La Lega del Filo d’Oro per esempio riceve ogni anno tra i 40 e i 50 lasciti, per un valore complessivo che varia da un minimo di 3 a un massimo di 10 milioni di euro”.
Si possono imporre vincoli sull’utilizzo del bene? – Il lascito che si fa a una onlus può essere vincolato a un particolare utilizzo del bene. Una pratica che a volte rischia però di mettere in difficoltà l’organizzazione: “Può capitare che venga lasciato un alloggio con l’obbligo di utilizzarlo per esempio come sede di una comunità. Tali richieste non sempre sono realizzabili e in tal caso la onlus può decidere di rinunciare a quanto le è stato assegnato”, spiega Bartoli. Per evitare questo rischio il consiglio è di “contattare prima l’associazione in modo da valutare insieme quali condizioni sull’utilizzo futuro del lascito possano essere rispettate e quali no”.
Che garanzie ha chi fa testamento? – Lasciare un bene a una onlus. Ma che garanzie ci sono sul rispetto della propria volontà? “Una cautela da avere è quella di nominare un esecutore testamentario, ovvero una persona che controlla l’esatta esecuzione delle disposizioni contenute nel testamento e che in caso contrario si rivolge al giudice”, risponde Albino Farina, responsabile dei rapporti con il Terzo settore per il Consiglio nazionale del Notariato. “Di solito questo compito viene affidato a un erede, a un parente o a una persona di fiducia”. Una funzione di controllo la possono avere anche i parenti, che hanno tutto l’interesse a verificare nel tempo il rispetto della volontà di chi ha fatto testamento, altrimenti possono impugnarlo e ricevere loro stessi i beni destinati all’ente no profit. In mancanza di un esecutore testamentario o di una persona portatrice di un interesse diretto, però, è difficile che ci sia un reale controllo. “In tal caso – commenta Bartoli – a garanzia del rispetto di quanto disposto nel testamento c’è solo la serietà dell’ente che ha ricevuto il lascito”.
E le tasse? – Sui lasciti a enti no profit o a enti pubblici non si paga alcuna imposta di successione. Una condizione privilegiata, visto che coniuge e figli hanno una franchigia di un milione di euro ciascuno, oltre la quale versano un’imposta del 4 per cento. Condizioni che diventano più sfavorevoli man mano che la parentela diventa meno stretta: per fratelli e sorelle, per esempio, la franchigia scende a 100mila euro, mentre l’aliquota sale al 6. L’esenzione dalle imposte di successione per il momento vale solo per le organizzazioni no profit italiane e per quelle dei Paesi dell’Ue che concedono esenzioni analoghe alle onlus del nostro Paese. La Commissione europea ritiene però che tale esenzione vada estesa alle organizzazioni no profit di tutti gli Stati membri. Per questo di recente ha chiesto all’Italia di modificare la propria normativa.
Twitter: @gigi_gno
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Testamento solidale, ecco come e che cosa si può lasciare alle associazioni
In Italia solo l'8% della popolazione affida a un testo scritto le proprie ultime volontà. Ma negli ultimi dieci anni le donazioni post mortem a favore di organizzazioni no profit sono aumentate del 10-15%. Oggetto del lascito può essere una somma di denaro ma anche un’opera d’arte, un gioiello, un mobile, un appartamento o una polizza vita. E se il destinatario è un'associazione senza scopo di lucro non si pagano tasse di successione
Alessandro Manzoni incluse nel suo testamento il suo servitore. Giuseppe Verdi, in mancanza di eredi diretti, lasciò il suo patrimonio ad asili e istituti per ciechi, sordomuti e rachitici. Non è una novità, quella di dare in beneficenza una parte dei propri beni dopo la morte. Ma oggi più che mai può diventare una fonte di finanziamento importante per le onlus. Le “ultime volontà” possono consentire per esempio di costruire un pozzo in un Paese povero, contribuire all’acquisto di libri di testo o vaccini, favorire la ricerca su leucemia e cancro, aiutare persone con disabilità. Esempi di quello che possono fare, con un pezzo della nostra eredità, associazioni come Action Aid, Lega del filo d’oro, Save the children, Amref e Libera. Cioè alcune delle 13 organizzazioni non lucrative di utilità sociale che un paio di anni fa si sono unite nel comitato Testamento solidale proprio con l’obiettivo di promuovere i lasciti solidali.
Negli ultimi dieci anni le donazioni testamentarie a favore di organizzazioni no profit sono aumentate del 10-15%, secondo i dati raccolti dal comitato in collaborazione con il Consiglio nazionale del Notariato. Da un sondaggio condotto su un campione di 700 notai, le più propense a fare donazioni post mortem risultano le donne, oltre il 60% del totale. Nella metà dei casi il valore è sotto i 20mila euro, ma c’è anche un 8,5% di testamenti in cui i lasciti superano i 100mila euro. L’iniziativa Testamento solidale passa innanzitutto attraverso la sensibilizzazione sull’utilizzo del testamento: in Italia lo fa solo l’8% della popolazione. Una percentuale di molto inferiore, per esempio, al 48% della Gran Bretagna, dove la mancanza dell’obbligo di lasciare una quota di legittima a coniuge e figli, presente invece da noi, spinge a mettere nero su bianco la propria volontà ultima.
Come fare il testamento? – Per lasciare parte dei propri beni in beneficenza bisogna indicare tale volontà nel testamento. In Italia ci sono tre modi per farlo. Il testamento olografo è un documento scritto obbligatoriamente a mano con tanto di data e firma, che può essere conservato in casa da chi lo scrive oppure affidato a una persona di fiducia o a un notaio. Il testamento pubblico invece viene redatto dal notaio che mette per iscritto le volontà in presenza di due testimoni: l’interessato viene così aiutato a dare disposizioni che siano a norma di legge. Infine il testamento segreto, utilizzato di rado, è caratterizzato dall’assoluta riservatezza sul contenuto: viene consegnato in una busta chiusa già sigillata o da sigillare al notaio, sempre davanti a due testimoni e i dettagli non saranno noti a nessuno fino a morte sopravvenuta. Qualsiasi sia il tipo di testamento che si è scelto di fare, le disposizioni testamentarie possono essere revocate, modificate o aggiornate più volte e fino all’ultimo momento di vita. È sufficiente redigere un nuovo testamento nel quale si usa una formula del tipo: “Revoco ogni mia precedente disposizione testamentaria”.
Quanto si può lasciare a una onlus? – Non tutti i beni possono essere lasciati in beneficenza dopa la morte, visto che le norme italiane tutelano gli eredi legittimari, ovvero i parenti più stretti: il coniuge, i figli e in loro mancanza i genitori. A loro è riservata per legge una quota, detta legittima, che varia a seconda della composizione familiare. Per esempio in presenza di un coniuge e di un solo figlio a entrambi deve andare almeno un terzo del patrimonio totale, nel cui computo si considerano anche eventuali donazioni effettuate in vita. Se non ci sono figli, al coniuge deve andare almeno la metà dei beni. Il resto costituisce la quota disponibile, che non è mai inferiore a un quarto del patrimonio e che può essere lasciata, in tutto o in parte, ad altri soggetti che non siano gli eredi legittimari.
Che cosa si può donare con un lascito solidale? – Inserire nel proprio testamento un lascito solidale non è per forza una cosa da ricchi: “Anche una somma di denaro relativamente piccola, come 5mila euro, è molto utile”, spiega Rossano Bartoli, portavoce del comitato Testamento Solidale e segretario generale della Lega del Filo d’Oro. Qualsiasi donazione è ben accetta, al di là del suo valore. E della sua tipologia: si possono lasciare somme di denaro, azioni, titoli d’investimento oppure altri beni mobili come un’opera d’arte, un gioiello o un mobile di valore, ma anche beni immobili come un appartamento. Oppure si può indicare una onlus come beneficiaria di una polizza vita. Ma quanto finisce nelle casse degli enti no profit? “Il dato varia da organizzazione a organizzazione. E di anno in anno”, risponde Bartoli. “La Lega del Filo d’Oro per esempio riceve ogni anno tra i 40 e i 50 lasciti, per un valore complessivo che varia da un minimo di 3 a un massimo di 10 milioni di euro”.
Si possono imporre vincoli sull’utilizzo del bene? – Il lascito che si fa a una onlus può essere vincolato a un particolare utilizzo del bene. Una pratica che a volte rischia però di mettere in difficoltà l’organizzazione: “Può capitare che venga lasciato un alloggio con l’obbligo di utilizzarlo per esempio come sede di una comunità. Tali richieste non sempre sono realizzabili e in tal caso la onlus può decidere di rinunciare a quanto le è stato assegnato”, spiega Bartoli. Per evitare questo rischio il consiglio è di “contattare prima l’associazione in modo da valutare insieme quali condizioni sull’utilizzo futuro del lascito possano essere rispettate e quali no”.
Che garanzie ha chi fa testamento? – Lasciare un bene a una onlus. Ma che garanzie ci sono sul rispetto della propria volontà? “Una cautela da avere è quella di nominare un esecutore testamentario, ovvero una persona che controlla l’esatta esecuzione delle disposizioni contenute nel testamento e che in caso contrario si rivolge al giudice”, risponde Albino Farina, responsabile dei rapporti con il Terzo settore per il Consiglio nazionale del Notariato. “Di solito questo compito viene affidato a un erede, a un parente o a una persona di fiducia”. Una funzione di controllo la possono avere anche i parenti, che hanno tutto l’interesse a verificare nel tempo il rispetto della volontà di chi ha fatto testamento, altrimenti possono impugnarlo e ricevere loro stessi i beni destinati all’ente no profit. In mancanza di un esecutore testamentario o di una persona portatrice di un interesse diretto, però, è difficile che ci sia un reale controllo. “In tal caso – commenta Bartoli – a garanzia del rispetto di quanto disposto nel testamento c’è solo la serietà dell’ente che ha ricevuto il lascito”.
E le tasse? – Sui lasciti a enti no profit o a enti pubblici non si paga alcuna imposta di successione. Una condizione privilegiata, visto che coniuge e figli hanno una franchigia di un milione di euro ciascuno, oltre la quale versano un’imposta del 4 per cento. Condizioni che diventano più sfavorevoli man mano che la parentela diventa meno stretta: per fratelli e sorelle, per esempio, la franchigia scende a 100mila euro, mentre l’aliquota sale al 6. L’esenzione dalle imposte di successione per il momento vale solo per le organizzazioni no profit italiane e per quelle dei Paesi dell’Ue che concedono esenzioni analoghe alle onlus del nostro Paese. La Commissione europea ritiene però che tale esenzione vada estesa alle organizzazioni no profit di tutti gli Stati membri. Per questo di recente ha chiesto all’Italia di modificare la propria normativa.
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Milano, 11 mar. (Adnkronos) - Spike Lee e Adriano Celentano si incontrano a Milano e subito l’ambiente cinematografico, quello televisivo e quello musicale entrano in fibrillazione partorendo mille ipotesi. Per incontrare il regista Usa, Celentano - a quanto apprende l’Adnkronos - ha lasciato la villa di Galbiate e la cosa, sempre più rara, non è passata inosservata. E infatti il motivo era validissimo visto che ad aspettarlo nel capoluogo lombardo c’era il regista newyorkese cult. Riserbo al momento su cosa i due si siano detti e cosa stiano tramando. Forse c’entra il nuovo film del regista americano ‘Highest 2 Lowest’, in uscita in primavera e dato in arrivo al festival di Cannes? Magari la colonna sonora? Si tratta di un thriller poliziesco che è il remake in lingua inglese del film di Akira Kurosawa del 1963 ‘High and Low’. Protagonista è Denzel Washington, alla sua quinta collaborazione con Spike Lee.
Roma, 11 mar. (Adnkronos Salute) - È stato presentato oggi, nel corso di un incontro alla Sala Stampa della Camera dei Deputati, su iniziativa dell’onorevole Simona Loizzo, capogruppo Commissione Affari sociali della Camera, il Manifesto per l’Umanizzazione delle cure in oncologia. Realizzato da Merck, azienda leader in ambito scientifico e tecnologico, in collaborazione con le associazioni di pazienti Ailar, Walce e Palinuro e con i clinici di riferimento in ambito oncologico, il documento è stato siglato da tutti i partecipanti, che hanno sottoscritto l’impegno a promuovere azioni concrete per riportare la persona al centro dell’iter di cura e affrontare lo stigma associato alla malattia. Nonostante i continui progressi della ricerca - si legge in una nota - il cancro continua a colpire milioni di persone, che vedono le proprie vite stravolte dalla patologia e da percorsi terapeutici tanto necessari quanto faticosi dal punto di vista fisico ed emotivo. Ogni anno, in tutto il mondo, vengono effettuate oltre 20 milioni di diagnosi di cancro e le proiezioni prevedono, al 2050, un aumento del 77% dei nuovi casi rispetto al 2022.
Tra le azioni, proposte del Manifesto, per condividere nuovi approcci a sostegno dei pazienti e delle loro famiglie, spicca quella di introdurre percorsi psico-oncologici strutturati e personalizzabili, in continuità con quanto suggerito dal Piano europeo di lotta contro il cancro e dal Piano oncologico nazionale 2023-2027. L’iniziativa prevede di aumentare gli interventi psico-sociali nei reparti di oncologia, al fine di gestire meglio l’impatto emotivo della patologia, che spesso porta i pazienti a sviluppare ansia e depressione, con conseguenze sfavorevoli sulla prognosi complessiva.
"L'umanizzazione delle cure in oncologia è un obiettivo fondamentale per garantire ai pazienti una qualità della vita che vada oltre la semplice cura fisica. L’obiettivo - afferma l’onorevole Loizzo - è quello di inserire all’interno dei percorsi di cura gli stessi pazienti con un ruolo da protagonisti. Non è un caso che abbiamo presentato un emendamento che punta a coinvolgere le associazioni di pazienti nei processi decisionali relativi alle cure, affinché le loro esperienze possano contribuire a un approccio che risponda sempre più ai bisogni ancora insoddisfatti di chi è affetto da queste patologie. Non possiamo infatti dimenticare l'impatto psicologico devastante che una malattia oncologica può avere sulla persona, ed è per questo che è urgente inserire la figura del psico-oncologo nel sistema sanitario, come già proposto dalla nostra legge".
Come ricordato durante l’incontro, per realizzare pienamente l’obiettivo di umanizzazione dei percorsi terapeutici è necessario un rinnovato impegno collettivo a favore della prevenzione, della diagnosi precoce, della presa in carico tempestiva e di un’assistenza olistica. Un simile impegno non può concretizzarsi senza la piena adesione di tutti gli attori, pubblici e privati, del sistema salute.
"Grazie ai notevoli progressi compiuti dalla ricerca, nel giro di pochi anni i pazienti oncologici hanno visto moltiplicarsi le opportunità di guarigione – afferma Ramon Palou de Comasema, presidente e amministratore delegato Healthcare di Merck Italia - Nel portare avanti l’impegno a rispondere ai bisogni ancora insoddisfatti, non va trascurata l’importanza di tutelare il benessere complessivo del paziente, come parte integrante del percorso terapeutico. Il Manifesto per l’Umanizzazione delle cure in oncologia parte proprio da questo presupposto e mira a mettere a punto azioni specifiche e concrete, attuate grazie alla collaborazione di tutti noi firmatari. È un grande impegno - conclude - ed è solo l’inizio di un percorso che vede nel benessere del paziente l’unico, fondamentale obiettivo".
Verona, 11 mar. (Adnkronos) - "Per il primo anno saremo presenti a Monaco di Baviera, alla Fiera Transport Logistics, insieme a Friuli ed Emilia Romagna. Sarà importante portare l’esperienza e quello che stiamo facendo nelle nostre regioni. In Veneto stiamo diventando un laboratorio e uno studio di nuove tecnologie applicate alla mobilità. A Monaco presenteremo tutti i nostri progetti". Così Elisa De Berti, vicepresidente della Regione Veneto e assessore alle infrastrutture, durante l’evento di lancio della partecipazione congiunta di tutti i nodi logistici regionali – sotto la regia della Regione del Veneto – alla prossima fiera Transport Logistics di Monaco.
È stata anche l’occasione per fare il punto sul protocollo logistica nord-est che ha l'obiettivo di migliorare il traffico di merci e persone, anche in vista delle Olimpiadi 2026, implementando e migliorando i collegamenti e la logistica, strumenti fondamentali quali volano dello sviluppo.
“Il protocollo logistica nord-est ha obiettivi molto ambiziosi - prosegue De Berti - mettere attorno a un tavolo a parlare di logistica, infrastrutture e trasporti regioni come Veneto, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e le province autonome di Trento e Bolzano. Il primo anno è servito per raccogliere tutte le informazioni e definire lo stato di fatto, ora la presidenza del tavolo è passata al Friuli e si inizierà ad entrare nel merito ragionando sulla pianificazione e fabbisogni della logistica del nord-est. La logistica fattura a livello nazionale più di 100 miliardi di euro, 15 solo nel Triveneto. Un settore davvero importante che può fare la differenza. Il fatturato è importante e incide molto sull’economia di questo territorio”
Verona, 11 mag. (Adnkronos) - "Infrastrutture Venete ha siglato il protocollo logistica nord-est, insieme alle altre due società regionali, l'anno scorso, e gli interporti avevano già sottoscritto il protocollo nel 2022. Siamo entrati come soggetti in grado di garantire l'accessibilità dei nodi di trasporto, che sono appunto rappresentati dagli interporti. Infrastrutture Venete sta operando affinché l'accessibilità attraverso le proprie infrastrutture sia assolutamente garantita e pronta ad accogliere la domanda di mobilità idroviaria". Sono le parole di Alessandra Grosso, direttore generale di Infrastrutture Venete, all’evento di presentazione “La Logistica Veneta al Transport Logistics di Monaco” tenutosi nella prima giornata di LetExpo, la fiera promossa da Alis, in collaborazione con Veronafiere, ormai vero e proprio punto di riferimento nazionale per il settore della logistica e del trasporto sostenibile.
Infrastrutture Venete presenterà domani a LetExpo 2025 “il proprio sistema di automazione delle conche, un'infrastruttura necessaria per la navigazione: attraverso un sistema di progettazione informatica e sistema IoT siamo infatti in grado di movimentare le conche da remoto - spiega Grosso - Parleremo poi anche del processo attraverso il quale, con una piattaforma, riusciamo a governare e monitorare i trasporti lungo le idrovie di nostra competenza. Siamo riferimento delle altre Regioni del sistema idroviario Padano-Veneto nonché poi riferimento di Uni per intercettare e trasferire i dati al Ministero”.
Milano, 11 mar. (Adnkronos) - Spike Lee e Adriano Celentano si incontrano a Milano e subito l’ambiente cinematografico, quello televisivo e quello musicale entrano in fibrillazione partorendo mille ipotesi. Per incontrare il regista Usa, Celentano - a quanto apprende l’Adnkronos - ha lasciato la villa di Galbiate e la cosa, sempre più rara, non è passata inosservata. E infatti il motivo era validissimo visto che ad aspettarlo nel capoluogo lombardo c’era il regista newyorkese cult. Riserbo al momento su cosa i due si siano detti e cosa stiano tramando. Forse c’entra il nuovo film del regista americano ‘Highest 2 Lowest’, in uscita in primavera e dato in arrivo al festival di Cannes? Magari la colonna sonora? Si tratta di un thriller poliziesco che è il remake in lingua inglese del film di Akira Kurosawa del 1963 ‘High and Low’. Protagonista è Denzel Washington, alla sua quinta collaborazione con Spike Lee.
Milano, 11 mar. (Adnkronos) - Spike Lee e Adriano Celentano si incontrano a Milano e subito l’ambiente cinematografico, quello televisivo e quello musicale entrano in fibrillazione partorendo mille ipotesi. Per incontrare il regista Usa, Celentano - a quanto apprende l’Adnkronos - ha lasciato la villa di Galbiate e la cosa, sempre più rara, non è passata inosservata. E infatti il motivo era validissimo visto che ad aspettarlo nel capoluogo lombardo c’era il regista newyorkese cult. Riserbo al momento su cosa i due si siano detti e cosa stiano tramando. Forse c’entra il nuovo film del regista americano ‘Highest 2 Lowest’, in uscita in primavera e dato in arrivo al festival di Cannes? Magari la colonna sonora? Si tratta di un thriller poliziesco che è il remake in lingua inglese del film di Akira Kurosawa del 1963 ‘High and Low’. Protagonista è Denzel Washington, alla sua quinta collaborazione con Spike Lee.
Roma, 11 mar. (Adnkronos) - Sport e Salute e la Fitp hanno presentato oggi al Foro Italico le novità per il site degli Internazionali Bnl d’Italia 2025 che tutti gli appassionati, dal 29 aprile al 18 maggio, si troveranno ad apprezzare per l’82esima edizione, una ‘nuova epoca’ del torneo capitolino, in un’atmosfera unica, all’interno di un site più grande, più bello, più funzionale e ricco di fascino. Quest’anno, infatti, il tennis per la prima volta entrerà nello Stadio dei Marmi. Il suggestivo impianto, intitolato alla leggenda Pietro Mennea, conterà tre campi, due da circa 800 spettatori ed uno da oltre 3000 posti la 'Supertennis Arena', che potrebbe avere la suggestione di abbracciare un’altra leggenda dello sport italiano, Jannik Sinner, il primo azzurro della storia a raggiungere il primo posto del ranking Atp e che proprio a Roma farà il suo ritorno alle competizioni, dopo la squalifica di tre mesi.
Per presentare il nuovo progetto con tutte le grandi novità che renderanno ancor più iconico il colpo d’occhio dello splendido parco del Foro Italico, si è tenuta la conferenza stampa alla presenza di Angelo Binaghi (Presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel), Marco Mezzaroma (Presidente di Sport e Salute), Andrea Abodi (Ministro per lo Sport e i Giovani), Francesco Rocca (Presidente della Regione Lazio) e Alessandro Onorato (Assessore al Turismo, Grandi Eventi, Sport e Moda del Comune di Roma).
“Quello del Foro Italico era come se fosse un foglio bianco, e un team straordinario con l’ad Diego Nepi, alla guida, ha ridisegnato il Foro Italico del presente e del futuro. Da 10 ettari abbiamo portato il site a 20 ettari. Fino ad oggi poteva contenere circa 33 mila persone, mentre da quest'anno saranno 55 mila. Avremo 34.500 posti a sedere, ben 7500 in più del 2024. Inoltre nel 2025 avremo 21 campi (9 campi da gioco e 12 da allenamento) con 4 campi in più rispetto allo scorso anno", ha sottolineato Mezzaroma.
“Quest’anno puntiamo ad arrivare alle 400mila presenze pagarti e vorremmo superare la soglia di un miliardo di euro di impatto economico sul territorio, nel giro di due o tre anni”, ha aggiunto Binaghi che ha parlato anche di futuro, "Quinto Slam a Roma? La nostra sfida è crescere, abbiate pazienza. Noi secondi dietro il calcio e dietro i grandi Slam non ci vogliamo rimanere a vita. Come Sinner, vogliamo provare ad arrivare in vetta, questo è l'obiettivo. Siamo campioni del mondo nel tennis a squadre, abbiamo il numero uno e dobbiamo essere curiosi e legittimamente ambiziosi, accompagnati per mano dal Governo", ha proseguito il numero uno della Fitp che su Sinner ha poi detto "tre mesi sono il giusto vantaggio che un grande campione come lui doveva dare al resto del mondo. Io non lo disturbo e le uniche volte che Sinner mi chiama sta per succedere un disastro mondiale. Lui aiuta moltissimo il tennis italiano nel processo di crescita e noi lo aiutiamo a essere il campione di uno sport sano, pulito e vincente. La nostra sfida è crescere".
Mentre il ministro Abodi ha sottolineato come "il Foro Italico, è un'eredità del '900, ma da sempre è stato un luogo generoso e se prima era intermittente, oggi offre un palinsesto quotidiano. Qui si celebra lo sport in tutte le sue dimensioni. E' un luogo dell'intrattenimento in senso generale, un luogo di socialità, che diventerà molto facilmente un luogo di destinazione. E c'è ancora margine di miglioramento e non è una logica di gigantismo, ma di opportunità". Poi il ministro per lo sport ha poi concluso: "Invito tutte le altre realtà sportive a prendere la Federtennis come esempio. Non bisogna mai sovrastare o subire gli altri, ci deve essere un miglioramento che sia sistematico".
Tornando sul nuovo site, insieme al Campo Centrale, alla Grand Stand Arena e al ‘Pietrangeli’, la SuperTennis Arena rappresenterà, dunque, uno dei quattro show court del torneo. In totale ci saranno 9 campi da gioco e 12 campi per gli allenamenti dei campioni e delle campionesse attesi al via; menzione speciale, tra quelli riservati alla preparazione, per i due allestiti lungo il Tevere, all’ombra del Ponte della Musica. Il pubblico, che per la prima volta potrà accedere all’impianto direttamente dal suggestivo Viale dell’Impero, che unisce l’Obelisco alla Fontana della Sfera, beneficerà anche di un Fan Village totalmente rinnovato, con spazi e facilities che contribuiranno a rendere indimenticabile l’experience-IBI in questo 2025. La zona delle piscine, riservata anche quest’anno ai giocatori e alle loro squadre, sarà nuovamente collegata al Centrale attraverso quella suggestiva passerella rappresentata dal ponte sospeso. Il progetto e le ‘rivoluzionarie’ novità del site -che passa così da 12 a 20 ettari per soddisfare la sempre più crescente voglia di tennis - rappresentano un doveroso omaggio della città e degli organizzatori per gli storici risultati che i campioni azzurri hanno raccolto nelle ultime stagioni.