Quiz sbagliati, invertiti a seconda delle aree d’esame. E la prova di accesso alla Scuola di specializzazione in Medicina è da rifare. Ha dell’incredibile quanto accaduto la scorsa settimana nel corso della quattro giorni del nuovo concorso nazionale di specializzazioni mediche: il Cineca (il Consorzio interuniversitario che si occupa di questo genere di test, tra cui anche il Tfa) ha confuso le prove da fornire ai candidati di Area Medica e Area dei Servizi clinici, scambiandole. E quando il Ministero si è accorto dell’errore, era troppo tardi per porvi rimedio: l’unica soluzione sarà quella di ripetere gli esami per ben 8.319 dei 12.168 partecipanti al concorso.
Il bando era stato diviso in tre macrosettori (Area Medica, Area Chirurgica, Area dei Servizi clinici) e spalmato su quattro giorni, con una prima prova di 70 domande uguale per tutti, e poi un test per i tre settori, con 10 quiz specifici per ogni singola scuola di specializzazione e 10 comuni per area. È qui che si è verificata la clamorosa svista del Cineca, che il 29 ottobre (Area Medica) ha somministrato le domande preparate per il 31 (Servizi clinici), e viceversa. Subito al Ministero si sono accorti che qualcosa non tornava, e hanno chiesto una verifica al Consorzio. La risposta è arrivata già in giornata, nella tarda serata di venerdì. Ed è stata una chiara ammissione di colpe: un “errore nella fase di codifica delle domande durante la fase di importazione nel data-base, a causa del quale sono stati invertiti i quesiti”.
A quel punto il Miur si è trovato di fronte ad una scelta dolorosa ma obbligata: annullare e ripetere le prove oggetto dell’errore. Il ministro Stefania Giannini lunedì firmerà il decreto per indire i nuovi test: c’è già una data fissata sul calendario, il 7 novembre. Venerdì prossimo, dunque, oltre 8mila candidati torneranno in aula per ripetere i test. La svista rappresenta un’enorme figuraccia per il Miur, lede la credibilità del Cineca. E avrà anche una ricaduta economica, se è vero che per assicurare la trasparenza delle procedure di concorso, il Ministero aveva impiegato circa 1.800 persone nel servizio di vigilanza.
Quello andato in scena negli scorsi giorni è stato anche il primo concorso di accesso alle scuole di specializzazione su base nazionale. Una riforma che era stata pensata per ridurre le influenze a livello locale negli atenei e garantire la meritocrazia nella selezione. Peccato che altri tipi di interferenze, ben più grossolane ed evitabili, siano intervenute sulla correttezza dei test.