Il mondo FQ

Armi e munizioni civili, un’industria che dà lavoro a 95.000 persone

Un giro di affari di 4,5 miliardi di euro l'anno. Triangolo d'oro, Brescia, Milano e Lecco. Cresce l'interesse per le attività sportive di tiro, mentre sulla caccia è polemica sulla presunta tossicità delle cartucce. Secondo Anpam: "Vietare l'uso del piombo metterebbe a rischio 20mila posti"
Commenti

È un settore che dà lavoro a circa 95.000 persone per un giro di affari annuale, in ambito sportivo e civile, di circa 4,5 miliardi di euro. A segnalarlo è un recente studio della facoltà di Economia dell’università di Urbino. Le buone performance di questo comparto industriale – il cui giro d’affari arriva a 8 miliardi se si considerano i settori collegati e l’effetto economico indotto (0,53% del Pil nazionale) – si devono al fatto che “l’industria delle armi e munizioni civili ha saputo differenziare le sue presenze sul mercato, visto che una parte importante della produzione italiana viene esportata, soprattutto negli Usa. I prodotti italiani sono famosi per la loro storia di tradizione, sicurezza e qualità”, spiega Mario Ge, vicepresidente dell’associazione nazionale produttori armi e munizioni sportive e civili (Anpam), aderente a Confindustria.

Non solo produzioni industriali di grandi nomi, si legge sempre sul report, ma anche numerose aziende di medie dimensioni e una miriade di artigiani armaioli, attivi per lo più in Lombardia dove la fabbricazione di armi di alta qualità è una delle attività più redditizie nel territorio tra Brescia, Milano e Lecco. L’altro fattore di successo della produzione italiana “è riconducibile alla crescita dell’interesse per le attività sportive: sia il tiro a volo sia il tiro nei poligoni con armi corte” continua Ge. Mantiene vendite stabili, invece, il settore della caccia.

Ma proprio rispetto alla caccia, resta aperta la polemica sulla presunta tossicità ambientale del piombo contenuto nei pallini delle cartucce. Secondo il vicepresidente dell’associazione nazionale produttori armi “il 99% di questo metallo” che si trova nell’ambiente proviene da “batterie di auto, vetri e ceramica, soprattutto di uso sanitario, ma anche dalle vernici”. Oltretutto, “un eventuale divieto dell’utilizzo del piombo avrebbe a livello economico e occupazionale ricadute pesanti in Italia: perdita di fatturato di 1,6 miliardi di euro l’anno, che, comprensiva di settori collegati, arriverebbe a 3 miliardi di euro, mettendo a repentaglio circa 20.000 posti di lavoro”.

 

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione