Un poliziotto e un carabiniere feriti, lacrimogeni e lanci di sassi. Tensioni a Brescia mentre Matteo Renzi è intervenuto all’assemblea degli industriali. Due i cortei in piazza, da una parte la Fiom, dall’altra centri sociali, studenti e Cobas. Ad un certo punto questi ultimi hanno provato a sfondare il cordone delle forze dell’ordine e gli agenti li hanno respinti. I manifestanti avrebbero poi cercato di strappare lo scudo difensivo a un poliziotto e a un carabiniere che sarebbero poi rimasti feriti. Circa 200 i manifestanti che hanno utilizzato fumogeni, petardi e lanciato sassi e bottiglie. Il presidente del Consiglio è entrato in auto e a distanza si sentivano fischi e contestazioni. Secondo l’Ansa gli antagonisti hanno cercato di inserirsi anche nel corteo della Fiom, ma sono stati respinti. La situazione è diventata più tesa quando un gruppo di manifestanti ha deviato il percorso tentando di avvicinarsi il più possibile all’assemblea degli industriali.
Davanti allo stabilimento due cortei di protesta. Il primo è quello degli operai dello stabilimento Palazzolo Spa che per il vertice sono stati messi “in ferie forzate” dalla dirigenza dell’azienda. Ma non solo. Ad accogliere il presidente del Consiglio anche 400 lavoratori di Fiom e Cgil che protestano contro la riforma del lavoro: “Ci sono i delegati di tutte le nostre categorie e i lavoratori Fiom di cinque o sei imprese dell’area che oggi scioperano tra cui quelli della Ori Martin”, ha spiegato Domenico Galletti, segretario della Cgil di Brescia. Un altro dei cortei presenti è quello di centri sociali, Cobas e movimenti studenteschi. Questi hanno “occupato” per oltre 20 minuti un incrocio nel centro della città causando diversi disagi alla circolazione. Ora gli antagonisti dei centri sociali si stanno dirigendo verso la tangenziale.
Riforma della giustizia civile, local tax e riforma del lavoro: alcuni dei punti annunciati da Renzi nel suo discorso agli industriali. “Io non sono qui per lisciarvi il pelo o fare passerelle”, ha esordito il presidente del Consiglio al vertice. “Io non sono l’uomo solo al comando. Si è presentata una grande opportunità in Italia. Sarebbe un errore non coglierla”. Ad accogliere Renzi è stato il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: “Lei si è assunto il pesante fardello di far uscire l’Italia dalle secche di regole e culture sorpassate che sappiamo ci condurrebbero a un lento ma inarrestabile declino”.
Poche ore prima Renzi, intervistato dal Tg5 aveva ribadito la posizione sulle politiche del lavoro. Dopo l’approvazione al Senato del ddl delega sul lavoro, anche quella alla Camera potrebbe essere blindata dal governo: “Le dinamiche parlamentari le vedremo nei prossimi giorni, nelle prossime settimane. Se ci sarà bisogno metteremo la fiducia sul Jobs act. L’importante è che la fiducia non la perdano gli uomini e le donne che vogliono creare lavoro in Italia”. Insomma il testo, nonostante le proteste dei sindacati, nonostante il corteo del 25 ottobre scorso a Roma e nonostante le proteste della minoranza Pd non si tocca. “Il sindacato”, aggiunge Renzi, “fa il suo lavoro: in bocca al lupo. Ma noi andiamo avanti perché il nostro obiettivo non è fare una battaglia politica ma far ripartire l’Italia e su questo non molliamo di un millimetro. Sono convinto che anche chi non mi ha votato al congresso del Pd sia disponibile a darmi una mano, perché qui in ballo non ci sono i destini personali, ma il destino dell’Italia che è molto più importante di quello delle singole persone”.