Migliaia d’infermieri sono scesi in piazza Montecitorio, ma altrettanti hanno appoggiato lo sciopero dalle proprie città, per manifestare contro il blocco del turnover e i “turni massacranti” a cui sono sottoposti gli operatori sanitari. Un fiume di camici verdi e azzurri che hanno sfilato per le strade della capitale e che, solo nella mattinata del 3 novembre, hanno fatto saltare almeno 30mila interventi già in programma. “Al premier Renzi chiediamo di rimettere il lavoro al centro della politica. Non è quello che sta accadendo, purtroppo, con questa legge di Stabilità“, ha spiegato Andrea Bottega, del sindacato Nursind.
Da Milano a Catania da Roma a Pisa, questo sciopero nazionale ha coinvolto gli infermieri di tutta Italia e bloccato la maggior parte degli interventi programmati per la giornata. Gli ospedali hanno potuto “garantire solo le urgenze – continua Bottega – I disagi per i pazienti, inevitabilmente collegati, sono il necessario prezzo da pagare”. Forte adesione soprattutto nel sud Italia, come testimoniano i responsabili locali del sindacato: “A Caltanissetta abbiamo avuto una partecipazione massiccia. All’ospedale Sant’Elia abbiamo avuto 300 adesioni su 500 infermieri. In altre parti della Sicilia ci dicono che sono state bloccate molte sale operatorie e rimandati molti interventi programmati”, spiega Salvatore Vaccaro dirigente nazionale Nursind. Anche a Pisa lo sciopero degli operatori sanitari ha mandato in tilt le strutture ospedaliere della città toscana: “Su 52 sale operatorie – spiega Daniele Capuozzo, segretario amministrativo nazionale Nursind – ce ne sono 30 bloccate. E’ bloccato il day hospital oncologico, l’emodinamica, l’ambulatorio cardiologico, i servizi psichiatrici”. Nonostante i numeri “incoraggianti” per gli organizzatori dello sciopero, la partecipazione poteva essere ancora più ampia, ma “molti colleghi, madri e padri di famiglia, non possono rinunciare ad un giorno di lavoro e a 50 euro in busta paga – spiega Adriano De Iuliis, segretario Nursind dell’ospedale Spallanzani di Roma – Questo fa capire quanto sia critica la situazione dal punto di vista degli stipendi”.
I camici verdi e azzurri chiedono lo sblocco del turnover e turni di lavoro meno “massacranti”: “Chiediamo dignità per la nostra professione – prosegue Bottega – Da anni lavoriamo con turni massacranti per il mancato turnover di chi va in pensione mentre oltre 25.000 giovani infermieri sono oggi senza lavoro. E, a fronte dei sacrifici che ci vengono richiesti, i nostri stipendi sono fermi al 2009“. Le richieste e i disagi causati, continuano dal sindacato, fanno parte della lotta dei lavoratori in favore anche dei pazienti, per garantire un buon servizio sanitario “a chi veramente ne ha bisogno”.
In appoggio alla causa degli infermieri è lo stesso ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ritiene “essenziale permettere il turnover all’interno delle professioni sanitarie, perché congelare così l’accesso al di sotto dei fabbisogni diventa un problema di qualità sanitaria per i prossimi anni, nel momento in cui stanno tra l’altro andando in pensione migliaia di persone”. L’esponente del governo, parlando a margine di un congresso sullo stato delle vaccinazioni in Europa, ha assicurato i lavoratori che quello degli infermieri “è una delle questioni cui stiamo lavorando al tavolo sull’articolo 22 del Patto per la salute, che vedrà soluzione tra qualche giorno”.
Lavoro & Precari
Sciopero infermieri, migliaia in piazza a Roma. Saltate almeno 30mila operazioni
Gli operatori sanitari chiedono lo sblocco del turnover e turni di lavoro meno "massacranti"
Migliaia d’infermieri sono scesi in piazza Montecitorio, ma altrettanti hanno appoggiato lo sciopero dalle proprie città, per manifestare contro il blocco del turnover e i “turni massacranti” a cui sono sottoposti gli operatori sanitari. Un fiume di camici verdi e azzurri che hanno sfilato per le strade della capitale e che, solo nella mattinata del 3 novembre, hanno fatto saltare almeno 30mila interventi già in programma. “Al premier Renzi chiediamo di rimettere il lavoro al centro della politica. Non è quello che sta accadendo, purtroppo, con questa legge di Stabilità“, ha spiegato Andrea Bottega, del sindacato Nursind.
Da Milano a Catania da Roma a Pisa, questo sciopero nazionale ha coinvolto gli infermieri di tutta Italia e bloccato la maggior parte degli interventi programmati per la giornata. Gli ospedali hanno potuto “garantire solo le urgenze – continua Bottega – I disagi per i pazienti, inevitabilmente collegati, sono il necessario prezzo da pagare”. Forte adesione soprattutto nel sud Italia, come testimoniano i responsabili locali del sindacato: “A Caltanissetta abbiamo avuto una partecipazione massiccia. All’ospedale Sant’Elia abbiamo avuto 300 adesioni su 500 infermieri. In altre parti della Sicilia ci dicono che sono state bloccate molte sale operatorie e rimandati molti interventi programmati”, spiega Salvatore Vaccaro dirigente nazionale Nursind. Anche a Pisa lo sciopero degli operatori sanitari ha mandato in tilt le strutture ospedaliere della città toscana: “Su 52 sale operatorie – spiega Daniele Capuozzo, segretario amministrativo nazionale Nursind – ce ne sono 30 bloccate. E’ bloccato il day hospital oncologico, l’emodinamica, l’ambulatorio cardiologico, i servizi psichiatrici”. Nonostante i numeri “incoraggianti” per gli organizzatori dello sciopero, la partecipazione poteva essere ancora più ampia, ma “molti colleghi, madri e padri di famiglia, non possono rinunciare ad un giorno di lavoro e a 50 euro in busta paga – spiega Adriano De Iuliis, segretario Nursind dell’ospedale Spallanzani di Roma – Questo fa capire quanto sia critica la situazione dal punto di vista degli stipendi”.
I camici verdi e azzurri chiedono lo sblocco del turnover e turni di lavoro meno “massacranti”: “Chiediamo dignità per la nostra professione – prosegue Bottega – Da anni lavoriamo con turni massacranti per il mancato turnover di chi va in pensione mentre oltre 25.000 giovani infermieri sono oggi senza lavoro. E, a fronte dei sacrifici che ci vengono richiesti, i nostri stipendi sono fermi al 2009“. Le richieste e i disagi causati, continuano dal sindacato, fanno parte della lotta dei lavoratori in favore anche dei pazienti, per garantire un buon servizio sanitario “a chi veramente ne ha bisogno”.
In appoggio alla causa degli infermieri è lo stesso ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ritiene “essenziale permettere il turnover all’interno delle professioni sanitarie, perché congelare così l’accesso al di sotto dei fabbisogni diventa un problema di qualità sanitaria per i prossimi anni, nel momento in cui stanno tra l’altro andando in pensione migliaia di persone”. L’esponente del governo, parlando a margine di un congresso sullo stato delle vaccinazioni in Europa, ha assicurato i lavoratori che quello degli infermieri “è una delle questioni cui stiamo lavorando al tavolo sull’articolo 22 del Patto per la salute, che vedrà soluzione tra qualche giorno”.
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Cronaca
Truffe a nome di Crosetto, c’è chi ha versato 1 milione di euro. Come funzionava: i militari catturati e l’Ai
Milano, 3 feb. (Adnkronos) - La Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) ha dichiarato all'unanimità "irricevibile" il ricorso presentato dalla difesa di Alberto Stasi condannato, nel 2015, in via definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi uccisa il 13 agosto 2007 a Garlasco (Pavia). Stasi reclamava "una violazione del suo diritto a un processo equo, per quanto riguarda il principio della parità delle armi" lamentando che nel processo d'appello bis non sarebbe stato ascoltato un testimone "decisivo" a dire della difesa.
Per la corte, invece, la condanna si basa "su vari elementi di prova" e le dichiarazioni del teste agli inquirenti "lungi dall'essere decisive per determinare la responsabilità penale dell’interessato, sono semplicemente servite a corroborare tutte le prove a carico" si legge nella sentenza. In tal senso, l'ultima decisione della corte d'Assise d'Appello di non sentire nuovamente il testimone "non ha compromesso l'equità del procedimento penale a carico del ricorrente. Pertanto, il ricorso deve essere respinto in quanto manifestamente infondato".
La decisione potrebbe così mettere la parola fine a uno dei casi giudiziari più lunghi degli ultimi anni, mentre Stasi, oggi quarantenne, già da tempo beneficia del lavoro esterno fuori dal carcere di Bollate.
Milano, 6 feb. (Adnkronos) - Quasi un milione di euro. E' questa la cifra che un imprenditore ha versato non rendendosi conto di essere vittima di un raggiro fatto via telefono usando il nome del ministro della Difesa Guido Crosetto. L'uomo che ha denunciato l'accaduto allo stesso Crosetto (suo amico), si è poi rivolto ai carabinieri e alla procura che sta provando a bloccare il bonifico. Almeno due gli imprenditori vittime, solo una per ora la denuncia milionaria presente nel fascicolo, ma il numero delle potenziali vittime è di almeno cinque e sembra destinato a salire.
Roma, 6 feb. (Adnkronos) - 'Chi l’ha vista?'. Il Pd su Instagram prende titolo e logo della trasmissione di Rai 3 e postando la foto di Giorgia Meloni torna a chiedere alla premier di riferire in aula sul caso Almasri. "E' Giorgia Meloni a dover rispondere della vicenda Almasri al Parlamento e al Paese. Basta nascondersi".
Milano, 6 feb. (Adnkronos) - "Ci sono dei soldati prigionieri da liberare pagando un riscatto". E' questa la scusa che, in un caso, è stata utilizzata da chi, fingendosi il ministro della Difesa Guido Crosetto, ha raggirato due imprenditori, i quali hanno denunciato i fatti ai carabinieri e in procura a Milano. Altri tre imprenditori benestanti sono stati contattati dai truffatori che, complice anche l'intelligenza artificiale per camuffare le voci - del ministro, di un sedicente funzionario della Difesa o di un generale - hanno provato via telefono a ottenere ingenti bonifici. Sugli episodi indaga il pm Giovanni Tarzia.
Milano, 6 feb. (Adnkronos) - Si fingevano il ministro Guido Crosetto, oppure un generale o un sedicente funzionario del ministero della Difesa e provavano a truffare ingenti somme a degli imprenditori, cinque quelli a conoscenza dello stesso esponente di Fratelli d'Italia che ha denunciato la truffa. Due le vittime accertate, almeno tre gli altri professionisti che stavano cadendo nella rete di truffatori su cui indaga la procura di Milano guidata da Marcello Viola.
Roma, 6 feb. (Adnkronos) - "Ieri ancora una volta il governo è venuto in Parlamento e non ha detto la verità, non ha avuto il coraggio di assumersi le responsabilità delle sue scelte, si è contraddetto. Noi vogliamo sapere se per tutelare l’interesse nazionale il governo si affida anzi coopera o meglio è complice di una banda di tagliagole, di assassini, di stupratori. Io penso che questo non sia accettabile, che c’è un limite anche a quello che si definisce interesse nazionale. Mi pare del tutto normale che le opposizioni abbiano, in modo molto deciso, sottolineato le incongruenze e siano intenzionate a chiedere che ci siano risposte di verità". Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs parlando con i cronisti davanti a Montecitorio.
"Perché è inaccettabile che alla fine - aggiunge il leader di SI - la politica si infili in una discussione surreale sui cavilli e di cui diventa vittima la realtà, e quei corpi violati da aguzzini senza scrupoli, come si può vedere anche oggi in un nuovo e terribile video diffuso da Repubblica con un uomo legato al parafango e trascinato da un mezzo di quella polizia giudiziaria libica di cui è a capo Almasri gentilmente rilasciato da Nordio e Piantedosi".
"Così come è inaccettabile l’attacco devastante del governo alla Corte Penale Internazionale: ma come si fa a non vedere che ci troviamo in un mondo in guerra nel quale senza questi organismi, anzi senza il loro rafforzamento, senza ricostruire attorno a quegli organi una sorta di sacralità, l’unico elemento che resta in campo è la legge del più forte, della violenza, della violazione sistematica dei diritti? Questo governo - conclude Fratoianni - sta creando un disastro colossale, i cui costi saranno pagati dal nostro Paese".
Roma, 6 feb. (Adnkronos) - “Il Governo ha condotto l’Italia al centro di uno scandalo internazionale, impedendo che il criminale libico venisse assicurato alla giustizia. Nordio e Piantedosi ieri si sono smentiti, Meloni è sparita. Ma non può continuare a scappare. Al di là di ogni aspetto giudiziario, deve risponderne sul piano politico, davanti al Parlamento e al Paese”. Così il democratico, Peppe Provenzano.