Davide Serra è solo l’inizio. Se manca il finanziamento pubblico, bisogna dare fondo a quello privato ai partiti. E così tra giovedì 6 e venerdì 7, tra Milano e Roma, il Partito democratico inviterà a cena chiunque possa dare un contributo minimo di mille euro. Non certo attivisti, iscritti di base e simpatizzanti. Piuttosto imprenditori e manager, con tanto di sponsorizzazioni: acqua Norda – scrive il Corriere della Sera – succhi di frutta Nestlè, vini Allegrini e Ferrari (a Milano) e Santa Margherita e Bertani (a Roma). Eventi organizzati dal tesoriere Francesco Bonifazi che proprio sul Corriere non riesce a trattenere l’entusiasmo: “Non me lo aspettavo, dovrò chiudere i cancelli”.
Padrini e madrine, si legge, un po’ di ministri: Maria Elena Boschi, Marianna Madia e perfino Maurizio Martina, che renziano non sarebbe. Va così bene che al “The Mall” di Porta Nuova (Milano) saranno più o meno 600: tra gli invitati anche Dolce&Gabbana che però non ci saranno, i vertici di Confcommercio, ma soprattutto Beniamino Gavio (che però in serata non ha confermato la sua presenza). Figlio di Marcello, nome legato ad alcuni episodi di Tangentopoli (per una vicenda che lo coinvolgeva insieme all’ex Dc Gian Stefano Frigerio), è la guida di uno dei principali gruppi di costruzione di autostrade in Italia, soprattutto al nord. Il nome dell’azienda è finito anche nel processo che vide sul banco degli imputati Filippo Penati per la vicenda dell’autostrada di Serravalle.
E ancora saranno invitati all’appuntamento del Pd il fondatore della Rokivo Valerio Saffirio, l’ad della Sestrieres Alessandro Perron Cabus, Pietro Colucci della Kinexia (che si occupa di energie rinnovabili), Roberto De Luca di Live Nation Italia e Flavio Paone di Dreamcos (cosmetici). Obiettivo, ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi alle assemblee dei parlamentari del Pd, un milione di euro. Cifra che aiuterà a tutelare lavoratori del Pd, ha assicurato.
Naturalmente la sinistra del partito storce la bocca. In particolare cuperliani e bersaniani si sono dati alla macchia pur di non raccogliere adesioni: “In che mani ci mettete?” chiedono i critici delle varie minoranze. Al contrario però, secondo il Corriere, c’è chi ha collaborato un po’ di più, come il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, l’ex ministro Beppe Fioroni e il senatore lettiano Guido Galperti, che si prese una inattesa ribalta quando fu l’unico senatore Pd a votare a favore al disegno di legge Orsi (dal nome di un parlamentare di Forza Italia) per la liberalizzazione della caccia.