Sì, ci saremo anche noi di Articolo21, sabato alle 18,30 a piazza Indipendenza, per accendere una delle mille candeline, dedicate a Stefano Cucchi, che simboleggeranno la volontà di portare la luce laddove, sino ad oggi, ha prevalso l’oscurità. Non sarà una manifestazione contro i giudici e la legalità, al contrario sarà l’ennesimo atto di amore di chi ancora, disperatamente, vuole credere nello stato di diritto e nella uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
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Ci saremo perché, sin dal primo momento, abbiamo incontrato ed ammirato la compostezza, la caparbietà, la passione civile, con le quali tutta la famiglia Cucchi si è battuta non solo per chiedere verità e giustizia per un figlio ed un fratello, ma anche per Aldrovandi, per Uva, per Ferulli, per Magherini, per i giovani di Bolzaneto, affinché nulla di simile possa accadere ad altri.
Non è in discussione il lavoro, coraggioso e mal pagato, svolto ogni giorno da magistrati, poliziotti, guardie carcerarie; la stragrande maggioranza di loro si comporta in modo esemplare e, ogni giorno, contrasta mafie e criminali di ogni natura.
L’elenco dei caduti testimonia del loro coraggio e del loro impegno civico. Quello che non si può e non si deve accettare è che si possa morire nelle mani dello Stato e magari per mano dei rappresentanti dello Stato.
Quello che è accaduto alla caserma Diaz ha disonorato l’Italia anche all’estero, ma alcuni dei protagonisti hanno fatto carriera.
La morte di Federico Aldrovandi ha avuto giustizia dopo un lungo e tormentato iter punteggiato da omissioni, ritrattazioni, testimonianze false, aggressioni contro la famiglia che “osava” chiedere giustizia, e alla fine i condannati hanno riottenuto la divisa e, magari, un giorno chiederanno i documenti a Patrizia Aldrovandi Moretti, la madre che ha sfondato il muro del silenzio e della complicità, di corpo e di caserma.
Contro di lei, persino dopo la condanna, fu lanciata una odiosa campagna di aggressione e di diffamazione; le stesse parole sono state usate in questi giorni, da alcuni sindacati di polizia, contro Ilaria Cucchi perché ha gridato la sua intenzione di andare sino in fondo, di non arrendersi.
Quel grido ha svegliato i dormienti, quelli che ancora volevano credere alla fiaba del “dissoluto che era stato picchiato dai drogati”, del morto che si era pestato da solo.
Costoro hanno persino minacciato di querelare Ilaria, nella speranza di imbavagliare una donna che ha trovato la sua immensa forza nell’amore per Stefano e nella speranza di incontrare quello Stato democratico nel quale vuole continuare a credere. Qualche poliziotto, a Genova come a Bologna, ha cominciato a dissociarsi, a prendere le distanze dai toni rozzi ed offensivi; sarebbe bello che proprio da loro partisse la riscossa e che la stragrande maggioranza della gente “per bene” mettesse in un angolo il manipolo dei “per male”.
Per queste ragioni, anche per dare forza a quegli uomini in divisa che vivono ore di disagio, sabato Articolo21 porterà la sua candela in Piazza Indipendenza a Roma, nella speranza che alle tante dichiarazioni di queste ore seguano i fatti e la riapertura delle indagini.
Nel frattempo facciamo nostra la proposta di Ilaria Cucchi che, nel ringraziare il Comune di Roma per l’idea di dedicare una strada a Stefano, ha chiesto che gli sia intitolata una piccola strada che porta al palazzo di giustizia di Roma, a Piazzale Clodio: “Così – ha concluso Ilaria nella bella e intensa intervista rilasciata a Stefano Corradino sul sito di Articolo21 – i magistrati, gli avvocati, i poliziotti, i cittadini, che passeranno da quelle parti, potranno ricordare la vita e la morte di Stefano Cucchi”.
A breve inizieremo la raccolta di firme a sostegno della richiesta di Ilaria. Intanto aderiamo alla petizione lanciata da il Fatto Quotidiano ‘Vogliamo la verità sulla morte di Stefano Cucchi, chi sa parli’: qui potete firmarla.
Beppe Giulietti
Giornalista
Cronaca - 6 Novembre 2014
Stefano Cucchi, una strada per ricordarlo
Sì, ci saremo anche noi di Articolo21, sabato alle 18,30 a piazza Indipendenza, per accendere una delle mille candeline, dedicate a Stefano Cucchi, che simboleggeranno la volontà di portare la luce laddove, sino ad oggi, ha prevalso l’oscurità. Non sarà una manifestazione contro i giudici e la legalità, al contrario sarà l’ennesimo atto di amore di chi ancora, disperatamente, vuole credere nello stato di diritto e nella uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
Ci saremo perché, sin dal primo momento, abbiamo incontrato ed ammirato la compostezza, la caparbietà, la passione civile, con le quali tutta la famiglia Cucchi si è battuta non solo per chiedere verità e giustizia per un figlio ed un fratello, ma anche per Aldrovandi, per Uva, per Ferulli, per Magherini, per i giovani di Bolzaneto, affinché nulla di simile possa accadere ad altri.
Non è in discussione il lavoro, coraggioso e mal pagato, svolto ogni giorno da magistrati, poliziotti, guardie carcerarie; la stragrande maggioranza di loro si comporta in modo esemplare e, ogni giorno, contrasta mafie e criminali di ogni natura.
L’elenco dei caduti testimonia del loro coraggio e del loro impegno civico. Quello che non si può e non si deve accettare è che si possa morire nelle mani dello Stato e magari per mano dei rappresentanti dello Stato.
Quello che è accaduto alla caserma Diaz ha disonorato l’Italia anche all’estero, ma alcuni dei protagonisti hanno fatto carriera.
La morte di Federico Aldrovandi ha avuto giustizia dopo un lungo e tormentato iter punteggiato da omissioni, ritrattazioni, testimonianze false, aggressioni contro la famiglia che “osava” chiedere giustizia, e alla fine i condannati hanno riottenuto la divisa e, magari, un giorno chiederanno i documenti a Patrizia Aldrovandi Moretti, la madre che ha sfondato il muro del silenzio e della complicità, di corpo e di caserma.
Contro di lei, persino dopo la condanna, fu lanciata una odiosa campagna di aggressione e di diffamazione; le stesse parole sono state usate in questi giorni, da alcuni sindacati di polizia, contro Ilaria Cucchi perché ha gridato la sua intenzione di andare sino in fondo, di non arrendersi.
Quel grido ha svegliato i dormienti, quelli che ancora volevano credere alla fiaba del “dissoluto che era stato picchiato dai drogati”, del morto che si era pestato da solo.
Costoro hanno persino minacciato di querelare Ilaria, nella speranza di imbavagliare una donna che ha trovato la sua immensa forza nell’amore per Stefano e nella speranza di incontrare quello Stato democratico nel quale vuole continuare a credere. Qualche poliziotto, a Genova come a Bologna, ha cominciato a dissociarsi, a prendere le distanze dai toni rozzi ed offensivi; sarebbe bello che proprio da loro partisse la riscossa e che la stragrande maggioranza della gente “per bene” mettesse in un angolo il manipolo dei “per male”.
Per queste ragioni, anche per dare forza a quegli uomini in divisa che vivono ore di disagio, sabato Articolo21 porterà la sua candela in Piazza Indipendenza a Roma, nella speranza che alle tante dichiarazioni di queste ore seguano i fatti e la riapertura delle indagini.
Nel frattempo facciamo nostra la proposta di Ilaria Cucchi che, nel ringraziare il Comune di Roma per l’idea di dedicare una strada a Stefano, ha chiesto che gli sia intitolata una piccola strada che porta al palazzo di giustizia di Roma, a Piazzale Clodio: “Così – ha concluso Ilaria nella bella e intensa intervista rilasciata a Stefano Corradino sul sito di Articolo21 – i magistrati, gli avvocati, i poliziotti, i cittadini, che passeranno da quelle parti, potranno ricordare la vita e la morte di Stefano Cucchi”.
A breve inizieremo la raccolta di firme a sostegno della richiesta di Ilaria. Intanto aderiamo alla petizione lanciata da il Fatto Quotidiano ‘Vogliamo la verità sulla morte di Stefano Cucchi, chi sa parli’: qui potete firmarla.
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Roma, 22 feb. (Adnkronos) - Standing ovation dalla platea della convention Cpac a Washington al termine dell'intervento video della premier Giorgia Meloni. Un intervento nel quale la presidente del Consiglio ha richiamato valori e temi che uniscono conservatori europei e americani, a partire dalla difesa dei confini, ribadendo la solidità del legame tra Usa e Ue. "I nostri avversari - ha detto Meloni- sperano che il presidente Trump si allontani da noi. Ma conoscendolo come un leader forte ed efficace, scommetto che coloro che sperano nelle divisioni si smentiranno".
"So che alcuni di voi potrebbero vedere l'Europa come lontana o addirittura lontana o addirittura perduta. Vi dico che non lo è. Sì, sono stati commessi degli errori. Le priorità sono state mal riposte, soprattutto a causa delle classi dominanti e dei media mainstream che hanno importato e replicato nel Vecchio Continente", ha affermato la premier.
La presidente Meloni ha fatto un passaggio sull'Ucraina ribadendo "la brutale aggressione" subito dal popolo ucraino e confidando nella collaborazione con gli Usa per raggiungere una "pace giusta e duratura" che, ha sottolineato, "può essere costruita solo con il contributo di tutti, ma soprattutto con forti leadership".
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - Le "elite di sinistra" si sono "recentemente indignate per il discorso di JD Vance a Monaco in cui il vicepresidente ha giustamente affermato che prima di discutere di sicurezza, dobbiamo sapere cosa stiamo difendendo. Non stava parlando di tariffe o bilance commerciali su cui ognuno difenderà i propri interessi preservando la nostra amicizia". Mo ha sottolineato la premier Giorgia Meloni nel suo intervento al Cpac.
"Il vicepresidente Vance stava discutendo di identità, democrazia, libertà di parola. In breve, il ruolo storico e la missione dell'Europa. Molti hanno finto di essere indignati, invocando l'orgoglio europeo contro un americano che osa farci la predica. Ma lasciate che ve lo dica io, da persona orgogliosa di essere europea - ha detto ancora - Innanzitutto, se coloro che si sono indignati avessero mostrato lo stesso orgoglio quando l'Europa ha perso la sua autonomia strategica, legando la sua economia a regimi autocratici, o quando i confini europei e il nostro stile di vita sono stati minacciati dall'immigrazione illegale di massa, ora vivremmo in un'Europa più forte".
(Adnkronos) - "I nostri avversari - ha detto Meloni- sperano che il presidente Trump si allontani da noi. Ma conoscendolo come un leader forte ed efficace, scommetto che coloro che sperano nelle divisioni si smentiranno. So che alcuni di voi potrebbero vedere l'Europa come lontana o addirittura lontana o addirittura perduta".
"Vi dico che non lo è. Sì, sono stati commessi degli errori. Le priorità sono state mal riposte, soprattutto a causa delle classi dominanti e dei media mainstream che hanno importato e replicato nel Vecchio Continente".
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "So che con Donald Trump alla guida degli Stati Uniti, non vedremo mai più il disastro che abbiamo visto in Afghanistan quattro anni fa. Quindi sicurezza delle frontiere, sicurezza delle frontiere, sicurezza energetica, sicurezza economica, sicurezza alimentare, difesa e sicurezza nazionale per una semplice ragione. Se non sei sicuro, non sei libero". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un messaggio al Cpac.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "C'è una crescente consapevolezza. C'è una crescente consapevolezza in Europa che la sicurezza è ora la massima priorità. Non puoi difendere la tua libertà se non hai i mezzi o il coraggio per farlo. La felicità dipende dalla libertà e la libertà dipende dal coraggio. Lo abbiamo dimostrato quando abbiamo fermato le invasioni, conquistato le nostre indipendenze e rovesciato i dittatori". Così la premier Giorgia Meloni in un messaggio al Cpac.
"E lo abbiamo fatto insieme negli ultimi tre anni in Ucraina, dove un popolo orgoglioso combatte per la propria libertà contro un'aggressione brutale. E dobbiamo continuare oggi a lavorare insieme per una pace giusta e duratura. Una pace che può essere costruita solo con il contributo di tutti, ma soprattutto con forti leadership".
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - In Ucraina "un popolo coraggioso combatte contro una brutale aggressione". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni al Cpac.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "I nostri avversari sperano che Trump si allontani da noi. Io lo conosco, e scommetto che dimostreremo che si sbagliano. Qualcuno può vedere l'Europa come distante, lontana. Io vi dico: non è così". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un messaggio alla convention Cpac a Washington.