“Napolitano è una garanzia per tutto il Paese”. Durante la sua visita al cantiere della variante di Valico sull’Appennino tosco-emiliano, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, risponde così alle domande dei cronisti che gli hanno chiesto se fosse preoccupato dall’eventualità di dimissioni ipotizzate da Repubblica del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, a fine anno. Il premier mostra di riporre fiducia sulle scelte del Presidente della Repubblica e aggiunge: “Io non mi preoccupo del futuro del Capo dello Stato, ma di fare bene il mio lavoro”.
A cosa si riferisce il premier? A un editoriale apparso sabato mattina sul quotidiano La Repubblica: “Il presidente della Repubblica non fa mistero della sua intenzione di concludere in tempi brevi il suo secondo mandato”, si legge nell’articolo intitolato “Perché Napolitano lascerà il Quirinale alla fine dell’anno”. Secondo il quotidiano romano, Napolitano sperava di legare il suo secondo mandato al Quirinale “al successo delle riforme istituzionali e della legge elettorale”. Ma ormai avrebbe maturato la decisione di lasciare il Colle“. La data nella sua mente è già ben definita: la fine dell’anno, allo spirare del semestre italiano di presidenza dell’Unione europea. Le ragioni sono legate alla fatica del compito, sempre più estenuante per un uomo che nel prossimo mese di giugno festeggerà i novant’anni”. Napolitano prosegue l’articolo ” non nasconde la sua delusione” per la mancata approvazione della nuova legge elettorale nei tempi sperati. “È chiaro che alla fine dell’anno non avremo la riforma del voto – si legge ancora – ma è altrettanto certo che il presidente della Repubblica non aspetterà i tempi dei partiti. Non intende farsi condizionare dai ritardi e della solita pratica del rinvio“.
Le voci sul timing di possibili dimissioni sono oggetto anche di un post sul blog di Beppe Grillo. L’Italia, si legge, è dominata da un “trio in confronto al quale il trio Lescano era fatto da fenomeni: un presidente della Repubblica eletto(si) per la seconda volta contro lo spirito della Costituzione che decide lui quando dimettersi ricattando di fatto il Parlamento, un ciarlatano mai eletto in elezioni politiche e un capo di un partito creato da Dell’Utri che sconta sette anni di prigione per concorso esterno in associazione mafiosa”.