E’ prutusino ogni ‘mmenesta. Passa da un talk show all’altro. Imperversa al mattino, pomeriggio e sera, prediligendo gli schermi di Rai e La7 con puntate radiofoniche. Si sbraccia, arringa, discetta, polemizza, interrompe sornione dando del “Tu” a chiunque, non disdegna le battute e l’ironia a buon mercato. Nella sua eloquenza – un po’ caricaturale – si coglie lo stile tranchant alla Massimo D’Alema. Chiariamo: nulla a che vedere con l’originale. Si autodefinisce – a secondo dei giorni e delle trasmissioni – imprenditore, editore e politico ma anche intellettuale, docente, giornalista, esperto di comunicazione e marketing. Che mestiere davvero faccia, lo sanno in pochi. Claudio Velardi è personaggio curioso. Un partenopeo della Napoli bene e dalle importanti amicizie e frequentazioni.
La parola d’ordine di prutusino ogni ‘mmenesta è: trasversalismo. Da lui tutto ci si poteva aspettare tranne scoprirlo accanito rottamatore e di fede renziana. Un ultrà del presunto “nuovo” corso. Per l’ennesima volta Velardi ha “cambiato verso”. Le sue performace televisive potrebbero da sole occupare una puntata di Blob. Il tifoso renziano Velardi tocca l’apice ad Agorà su Raitre (puntata “Matteocrazia?” del 21 ottobre 2014). Sentenzia: “… i mali sono la macchina amministrativa, la burocrazia e la giustizia che è il vero cancro”. I brividi percorrono la schiena. Pochi giorni e durante una puntata di PiazzaPulita in onda su La7 in un duro faccia a faccia con il sindaco di Napoli Luigi de Magistris si supera: “Tu vieni da una serie di sconfitte, che si chiamano Poseidone, Why Not, Toghe Lucane. Se ti fai vedere dalle parti del Csm, quelli si mettono le mani nei capelli e chiamano un cordone di polizia per evitare che tu ti riavvicini troppo alla magistratura. Un attacco che esplode quando prutusino ogni ‘mmenesta difende a spada tratta un suo caro amico: “… hai tolto a Romeo, un imprenditore per bene, che è stato processato, arrestato e poi assolto, il patrimonio pubblico che gestiva a Napoli dignitosamente. L’hai dato in mano alla società ‘Napoli Servizi’ che è un totale sfacelo”. E sul finale solenne dichiara: “Mica mi metto a fare il politico”. Insomma un fuoco pirotecnico.
Ma il neo-renziano Claudio Velardi è estraneo alla politica? Strani giorni viviamo: un altro smemorato di Collegno torna da Marte. Lui da non politico -si fa per dire – ha sempre ricoperto ruoli politici o lavorato per politici o portato avanti attività legate al mondo della politica. Già dirigente politico del Partito Comunista Italiano (dal 1986 al 1990 è segretario regionale dell’allora Pci della Basilicata), nel 1995 viene nominato assessore alla Cultura con Antonio Bassolino sindaco di Napoli. Purtroppo per lui, non passa neppure un mese e il suo posto è vacante. Sì, Velardi si dimette dopo un avviso di garanzia e infuocate polemiche dopo che i vigili urbani partenopei accertano che il politico ha soppalcato abusivamente il suo appartamento. Una fortuna per i napoletani e per l’allora sindaco, verrà sostituito dal compianto Renato Nicolini, che contribuirà al “Rinascimento napoletano”.
Non è alla finestra Velardi. Sbarca a Roma e diventa “consigliore” a Botteghe Oscure di Massimo D’Alema, segretario del Pds-Ds e poi staffista quando il leader maximo verrà nominato presidente del Consiglio. Con lui a Palazzo Chigi anche un altro vate Fabrizio Rondolino (entrambi da “vecchi arnesi della politica e della comunicazione” animano il sito thefrontpage.it). Nel 1998 lo spin doctor lascia Botteghe Oscure. Dirà di D’Alema “Lo voglio bene piu’ di prima”. Ben presto si trasferisce al quotidiano l’Unità per curarne il marketing come direttore di “strategie e sviluppo”. Amaramente – con il senno di poi – forse non erano tanto buone le strategie e lo sviluppo visti i tanti stop delle pubblicazioni del giornale fondato da Antonio Gramsci.
Dal 2000 in poi adottando il motto “Chi fraveca e sfraveca nun perde maje tiempo” si lancia in tante avventure simil imprenditoriali vedi Wikipedia. Trova il tempo anche per dare una mano – si fa per dire – al presidente della Regione Antonio Bassolino: ricoprirà dal febbraio 2008 al giugno 2009, la poltrona di assessore al Turismo e ai Beni culturali. I risultati non sono tra i più entusiasmanti. Trascorrono pochi mesi e organizza contemporaneamente le campagne elettorali per le regionali del 2010 di due aspiranti governatori. Quella di Renata Polverini, destra, nel Lazio e quella di Enzo De Luca, sinistra, in Campania. La Polverini lo ringrazierà anche nominandolo consigliere al Museo d’arte contemporanea Maxxi. Per prutusino ogni ‘mmenesta sono quisquilie. Il suo sguardo è altrove. C’è da curare la campagna elettorale di Gianni Lettieri nel 2011 contro i candidati Mario Morcone (Pd) e de Magistris (liste civiche). Insomma non sorprende se il lobbista Velardi s’infuria e perde le staffe durante un confronto televisivo con il sindaco di Napoli de Magistris come dire: le sconfitte bruciano sempre.
Ciò invece che impressiona è come questo personaggio si sposti da destra verso sinistra e da sinistra verso destra passando per i centri e saltando sul carro del vincitore. Ora è innamorato di Matteo Renzi: “Un vero leader rinnovatore e modernizzatore, che finora la sinistra non ha avuto”. E poi scordandosi il suo passato si rivolge anche a D’Alema e dice: “L’effetto delle parole dell’ex premier è quello di rafforzare Renzi, non c’è alcun dubbio. Sono i conati da vecchia classe dirigente che non batte più chiodo e che ha reazioni psicanalitiche appena si sveglia la mattina”. Come dire: Un Claudio Velardi alias prutusino ogni ‘mmenesta non si nega a nessuno.