Una vittoria comoda per rispondere alla Juventus e continuare ad inseguire lo scudetto; un pareggio pazzo e dal sapore amore che conferma una crisi profonda. Roma e Inter escono con umore molto diverso dai posticipi serali della domenica: rinfrancati i giallorossi dal 3-0 contro il Torino, cupi e sconsolati (proprio come il volto del presidente Thohir in tribuna a San Siro) i nerazzurri per il 2-2 al novantesimo contro l’Hellas Verona.
ROMA FACILE CONTRO IL TORINO – Dopo le due sconfitte consecutive tra campionato e Champions League c’era qualche dubbio sullo stato di forma della Roma. I giallorossi li hanno scacciati via subito con una partenza aggressiva: era successo quasi sempre ad inizio campionato, funziona di nuovo contro il Torino. La rete in apertura di Torosidis (tap-in vincente in area su assist di Totti) mette in discesa la partita. Pjanic su punizione potrebbe chiuderla subito, la traversa la tiene aperta giusto per qualche minuto. Il raddoppio arriva al 27’, grazie a un bel diagonale di Keita. Grandina dalle parti di Gillet, che deve opporsi ancora a Pjanic e De Rossi (mentre Gervinho sbaglia da solo da ottima posizione). Il secondo gol ha spezzato la resistenza del Torino, che prima aveva abbozzato una reazione con Quagliarella: dopo non esce mai dalla trequarti, in costante affanno fino alla fine.
Il riposo non cambierà le sorti dell’incontro: il 3-0 lo firma Ljaic ad inizio ripresa, con un colpo di puro talento (che però si esprime quasi sempre nelle partite semplici, un po’ meno quando il gioco si fa duro). L’esultanza un po’ polemica del serbo, qualche mugugno di Totti al momento della sostituzione sono gli unici episodi degni di nota del secondo tempo. La partita non ha più nulla da dire: al Torino manca la forza per ribaltare un passivo così determinante. La Roma difende e riparte sempre meno col passare dei minuti. E così a cinque dalla fine c’è spazio anche per il ritorno in campo di Kevin Strootman, al rientro dopo il lungo infortunio al ginocchio. L’Olimpico lo accoglie con una standing-ovation, ci sarà bisogno anche di lui per continuare la caccia alla Juventus. Con la vittoria di oggi si chiude il lungo tour de force dell’ultimo mese, a distanza di tre punti dalla vetta. Non sono tanti né pochi. E a una squadra apparsa di recente un po’ in debito d’ossigeno può andar bene così.
INTER RIPRESA AL NOVANTESIMO DALL’HELLAS – Sotto lo sguardo perplesso di Thohir, subissata dai fischi del suo pubblico, l’Inter non va oltre il 2-2 casalingo contro il Verona in una partita dall’andamento schizofrenico, che l’ha vista andare sotto, rimontare e poi subire il pareggio all’ultimo minuto. L’undici di Mazzarri ha avuto la capacità di risollevarsi dopo un inizio shock, e il torto di rovinare una partita che si era messa tutta in discesa dopo la doppietta di Icardi. L’inizio, infatti, era stato da incubo: la squadra è sfilacciata e lunghissima già al decimo minuto, e viene subito trafitta da un contropiede ben orchestrato da Halfredsson e finalizzato da Toni. Lo svantaggio potrebbe essere la miccia per la contestazione, e invece risveglia i nerazzurri: ci pensa Icardi a zittire i fischi, pareggiando in girata su una bella sponda di Palacio. L’Inter ci mette tanta intensità, visto che quanto a idee il periodo non è proprio dei migliori: al gol segue il palo di Kuzmanovic, e poi una pressione costante ma più sterile. Fa la differenza il rientro di Nagatomo, che restituisce allo scacchiere di Mazzarri lo sbocco sulla fascia destra (e apre più spazi anche a sinistra); mentre l’Hellas, come già altre volte in stagione, è troppo rinunciatario e non esplora i limiti degli avversari.
Così i padroni di casa riescono a creare problemi soprattutto sugli esterni. E la rimonta si completa nella ripresa, ancora con Icardi, ancora su assist di Palacio (che almeno sul piano del gioco mostra segnali di ripresa). Ma è la costante di tutta la stagione: quando le cose si mettono bene, quando è chiamata a confermarsi, l’Inter si complica la vita. Succede anche stasera, con un’ingenuità di Medel che “para” in area una girata di Juanito: secondo giallo, espulsione e rigore. Handanovic è insuperabile dal dischetto (terzo rigore parato su tre in stagione), e respinge la conclusione di Toni, ma ci sono altri 40 minuti da giocare. In inferiorità numerica Mazzarri non rinuncia alle due punte, scommettendo sull’abnegazione di Palacio. La squadra tiene bene il campo, non soffre neanche più di tanto. Ma il pareggio arriva inesorabile: fra le maglie larghe dello schieramento nerazzurro si inserisce Nico Lopez, che di punta beffa il portierone sloveno. E’ il novantesimo, e l’Inter ha ancora l’orgoglio di ributtarsi in avanti sfiorando il gol con Dodò. Ma manca il tempo materiale per un ulteriore ribaltone. Il 2-2 sta bene agli ospiti e conferma la crisi dell’Inter, sempre più confusa e traballante, ma ancora viva nello spirito. E forse solo questo prolunga l’era Mazzarri, che appare sempre più vicina al capolinea.