Una collaborazione interprovinciale tra clan che finora si sono semplicemente mal sopportati, tra Taranto e Lecce, per gestire le partite di droga in arrivo dalla Francia. Soprattutto, una vicinanza scivolosa alla pubblica amministrazione, quella di Squinzano (Lecce) in particolare, “con un rischio di condizionamento forte delle attività del Comune”, come sottolineato dal procuratore capo Cataldo Motta (nella foto). Le redini del controllo di una porzione del territorio del nord Salento sono ancora salde nelle mani di alcuni boss, tra cui Giovanni De Tommasi, da tempo dietro le sbarre. E, quel che è peggio, si ha la conferma della ricerca sempre più raffinata del consenso sociale attraverso la gestione delle squadre di calcio.
È la fotografia che restituisce l’operazione “Vortice Deja’ vù” che, alle prime luci dell’alba, ha portato all’arresto di 26 esponenti della frangia leccese della Sacra corona unita. Nelle ordinanze di custodia cautelare, emesse dal gip Carlo Cazzella su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, i reati contestati vanno dall’associazione di tipo mafioso al traffico internazionale di stupefacenti, dall’estorsione, usura e gioco d’azzardo fino, appunto, alle infiltrazioni nella pubblica amministrazione. Altre 52 persone sono indagate. Tra queste, tre hanno ricoperto o ricoprono incarichi pubblici. Si tratta dell’ex sindaco di Squinzano, Gianni Marra, su cui pendono le accuse di falso e abuso d’ufficio; del comandante della locale polizia municipale, Antonio Schito; dell’attuale presidente, riconfermata, del Consiglio comunale, Fernanda Metrangolo, indagata per corruzione. Quest’ultima, tra l’altro assessore provinciale fino al luglio scorso, è madre di Carlo Marulli, tra gli arrestati nel blitz e, secondo gli inquirenti, punto di riferimento essenziale del clan Pellegrino.
“Le collusioni di questo gruppo malavitoso con i responsabili dell’amministrazione comunale di Squinzano erano funzionali a favorire l’organizzazione mafiosa attraverso diversificate condotte illecite, tra cui l’assegnazione indebita di alloggi popolari ed altre utilità”. A questa conclusione ha portato l’indagine durata due anni e che ha visto all’opera quattro pm: Cataldo Motta, Guglielmo Cataldi, Antonio Negro e Giuseppe Capoccia. Sono stati loro a coordinare il lavoro dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Lecce e quello dei militari del Reparto operativo e della compagnia di Campi Salentina. A dare la stura all’inchiesta, appunto, la strana assegnazione di una casa popolare ad Antonio Pellegrino, appena scarcerato. “Si è scoperto – ha raccontato Motta in conferenza stampa – che ha potuto superare tutti in graduatoria grazie ad una relazione assolutamente falsa, con cui il comandante dei vigili urbani certificava che sua mamma era in cura presso il Centro di salute mentale. Questo ha consentito all’ex sindaco Marra, che riteniamo fosse perfettamente a conoscenza della verità, di requisire l’abitazione. È stato il frutto di una sorta di intimidazione ambientale”.
Da allora, gli investigatori sono andati a fondo. Ed è emerso il ruolo di Carlo Marulli, autista di uno dei fratelli Pellegrino; voluto da questi alla guida della squadra di calcio di Squinzano, della cui società sono proprietari; soprattutto, figlio della presidente del Consiglio comunale, ciò che gli avrebbe consentito di “fare il bello e il cattivo tempo, con il precedente sindaco ma anche ora. L’amministrazione sarebbe condizionata dalla presenza della Metrangolo”, ha chiosato il procuratore capo.
Le dichiarazioni del pentito mesagnese Lino Penna hanno fatto venire a galla il resto: i Pellegrino “volevano che il paese riconoscesse il loro ruolo e facesse affidamento su di loro”, attraverso il pallone. Copertura sociale, questa, rispetto ai fiorenti traffici di coca, hashish e marijuana approvvigionati in Francia, tramite i contatti mantenuti da Cyril Cedric Savary, ora indagato, con fornitori colombiani e spagnoli. Un mercato che si sarebbe presto allargato anche a Danimarca e Germania e in cui il clan tarantino di Oronzo De Vitis ha ricoperto il ruolo di finanziatore. I proventi, infine, venivano reinvestiti in un ingente giro di usura, un’attività abusiva di “cambio assegni” con prestiti a strozzo alle vittime.
Mafie
Sacra corona unita, 26 arresti e 52 indagati. “Collusioni con politici locali”
Tra le persone iscritte nel registro degli indagati tre hanno ricoperto o ricoprono incarichi pubblici. Si tratta dell’ex sindaco di Squinzano, Gianni Marra, del comandante della locale polizia municipale, Antonio Schito; dell’attuale presidente, riconfermata, del Consiglio comunale, Fernanda Metrangolo, indagata per corruzione
Una collaborazione interprovinciale tra clan che finora si sono semplicemente mal sopportati, tra Taranto e Lecce, per gestire le partite di droga in arrivo dalla Francia. Soprattutto, una vicinanza scivolosa alla pubblica amministrazione, quella di Squinzano (Lecce) in particolare, “con un rischio di condizionamento forte delle attività del Comune”, come sottolineato dal procuratore capo Cataldo Motta (nella foto). Le redini del controllo di una porzione del territorio del nord Salento sono ancora salde nelle mani di alcuni boss, tra cui Giovanni De Tommasi, da tempo dietro le sbarre. E, quel che è peggio, si ha la conferma della ricerca sempre più raffinata del consenso sociale attraverso la gestione delle squadre di calcio.
È la fotografia che restituisce l’operazione “Vortice Deja’ vù” che, alle prime luci dell’alba, ha portato all’arresto di 26 esponenti della frangia leccese della Sacra corona unita. Nelle ordinanze di custodia cautelare, emesse dal gip Carlo Cazzella su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, i reati contestati vanno dall’associazione di tipo mafioso al traffico internazionale di stupefacenti, dall’estorsione, usura e gioco d’azzardo fino, appunto, alle infiltrazioni nella pubblica amministrazione. Altre 52 persone sono indagate. Tra queste, tre hanno ricoperto o ricoprono incarichi pubblici. Si tratta dell’ex sindaco di Squinzano, Gianni Marra, su cui pendono le accuse di falso e abuso d’ufficio; del comandante della locale polizia municipale, Antonio Schito; dell’attuale presidente, riconfermata, del Consiglio comunale, Fernanda Metrangolo, indagata per corruzione. Quest’ultima, tra l’altro assessore provinciale fino al luglio scorso, è madre di Carlo Marulli, tra gli arrestati nel blitz e, secondo gli inquirenti, punto di riferimento essenziale del clan Pellegrino.
“Le collusioni di questo gruppo malavitoso con i responsabili dell’amministrazione comunale di Squinzano erano funzionali a favorire l’organizzazione mafiosa attraverso diversificate condotte illecite, tra cui l’assegnazione indebita di alloggi popolari ed altre utilità”. A questa conclusione ha portato l’indagine durata due anni e che ha visto all’opera quattro pm: Cataldo Motta, Guglielmo Cataldi, Antonio Negro e Giuseppe Capoccia. Sono stati loro a coordinare il lavoro dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Lecce e quello dei militari del Reparto operativo e della compagnia di Campi Salentina. A dare la stura all’inchiesta, appunto, la strana assegnazione di una casa popolare ad Antonio Pellegrino, appena scarcerato. “Si è scoperto – ha raccontato Motta in conferenza stampa – che ha potuto superare tutti in graduatoria grazie ad una relazione assolutamente falsa, con cui il comandante dei vigili urbani certificava che sua mamma era in cura presso il Centro di salute mentale. Questo ha consentito all’ex sindaco Marra, che riteniamo fosse perfettamente a conoscenza della verità, di requisire l’abitazione. È stato il frutto di una sorta di intimidazione ambientale”.
Da allora, gli investigatori sono andati a fondo. Ed è emerso il ruolo di Carlo Marulli, autista di uno dei fratelli Pellegrino; voluto da questi alla guida della squadra di calcio di Squinzano, della cui società sono proprietari; soprattutto, figlio della presidente del Consiglio comunale, ciò che gli avrebbe consentito di “fare il bello e il cattivo tempo, con il precedente sindaco ma anche ora. L’amministrazione sarebbe condizionata dalla presenza della Metrangolo”, ha chiosato il procuratore capo.
Le dichiarazioni del pentito mesagnese Lino Penna hanno fatto venire a galla il resto: i Pellegrino “volevano che il paese riconoscesse il loro ruolo e facesse affidamento su di loro”, attraverso il pallone. Copertura sociale, questa, rispetto ai fiorenti traffici di coca, hashish e marijuana approvvigionati in Francia, tramite i contatti mantenuti da Cyril Cedric Savary, ora indagato, con fornitori colombiani e spagnoli. Un mercato che si sarebbe presto allargato anche a Danimarca e Germania e in cui il clan tarantino di Oronzo De Vitis ha ricoperto il ruolo di finanziatore. I proventi, infine, venivano reinvestiti in un ingente giro di usura, un’attività abusiva di “cambio assegni” con prestiti a strozzo alle vittime.
Articolo Precedente
Trattativa, l’ex capo del Dap: “Dopo la lettera dei detenuti mi attivai sul 41-bis”
Articolo Successivo
Trattativa, Violante: “Non parlai con Napolitano delle richieste di Mori”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Usa: “Telefonata Trump-Putin? Pace mai così vicina”. “Il tycoon pensa a riconoscere la Crimea come russa”. Armi, l’Ue vuole altri 40 miliardi dai “volenterosi”
Mondo
Contro Trump il Canada si fa scudo anche con la corona: “Noi e Regno Unito sovrani sotto lo stesso re”
Mondo
Scontro a distanza Francia-Usa. “Ridateci la statua della libertà”, “Non parli tedesco grazie a noi”
Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.