Cina e Stati Uniti hanno raggiunto un accordo sulla limitazione delle emissioni di gas serra nel corso di negoziati segreti. Lo hanno annunciato i presidenti dei due paesi, Xi Jinping e Barack Obama, durante un’insolita conferenza stampa a Pechino. Sia Xi che Obama hanno sottolineato che i due Paesi – che presi insieme sono responsabili del 45% dell’emissione totale di CO2 – continueranno a lavorare congiuntamente nella lotta ai cambiamenti climatici. Il presidente degli Stati Uniti si è detto orgoglioso da un accordo che ha definito “storico”. In base all’intesa, Washington si è impegnata a ridurre le proprie emissioni del 26-28% entro il 2025, mentre Pechino interverrà entro il 2030, se non prima. Entro quell’anno, il leader cinese ha annunciato che il 20% della produzione nazionale sarà costituita da energie pulite come il solare e l’eolico. Malgrado Xi non abbia fissato un limite preciso, è la prima volta che la Cina si impegna a fissare una data entro cui ridurre le emanazioni di gas serra. La soglia indicata da Obama, relativa ai livelli del 2005, rappresenta un ulteriore incremento rispetto al taglio del 17% promesso per il 2020.
All’accordo, riferiscono alcuni funzionari americani, si è arrivati è dopo nove mesi di negoziati segreti tra Stati Uniti e Cina, compresa una lettera di Obama al leader cinese. L’intesa rappresenta la prima svolta nella lotta al surriscaldamento climatico. La Cina infatti si è sempre rifiutata di sottostare ai limiti imposti da Europa e Usa, accusati da Pechino di essere i principali responsabili, nel tempo prolungato, dell’inquinamento del pianeta. L’impegno dei due leader ha avuto il plauso del segretario dell’Onu Ban-Ki-moon: “È un importante contributo all’accordo sul clima che sarà raggiunto a Parigi il prossimo anno”. Nel 2015 Parigi ospiterà infatti il COP21, la Conferenza delle Nazioni Unite dove i grandi della terra si impegneranno, ancora una volta, a cercare un’intesa globale sull’emissione di gas serra.
Rispondendo alle domande dei giornalisti, Xi e Obama sono apparsi entrambi rilassati, anche se il presidente cinese ha risposto in ritardo ad una domanda del New York Times sulla mancata concessione del visto ad alcuni dei suoi cronisti e a tratti è sembrato leggere le risposte da un testo preparato in precedenza. Xi si è limitato a fornire la risposta standard dei dirigenti cinesi, sostenendo che Pechino “ha fatto grandi passi in avanti” sul terreno dei diritti umani, evitando però di affrontare casi scottanti come quello del premio Nobel per la pace Liu Xiaobo, che sta scontando una condanna ad 11 anni di prigione. Quanto alle proteste di Hong Kong, secondo Xi sono “illegali” e Pechino sostiene le posizioni del governo locale. Obama ha affermato di aver parlato con “chiarezza” a Xi di diritti umani e di aver spiegato che, al contrario di quanto affermato dalla stampa e da politici filocinesi, gli Usa non hanno avuto “alcun ruolo” nel promuovere le manifestazioni pro-democrazia di Hong Kong.
I due leader hanno comunque ostentato un clima di distensione tra i due Paesi, annunciando anche un accordo perché i loro eserciti abbiano più cooperazione nelle attività nel Pacifico, dopo che aerei americani e cinesi hanno avuto alcuni avvicinamenti “pericolosi”. I due hanno inoltre concordato una riduzione delle tariffe sul commercio dei beni di alta tecnologia.