Alloggi sfitti. Graduatorie infinite. Famiglie da anni in attesa di un tetto che scelgono di occupare. Inquilini regolari esasperati dagli abusivi. Sgomberi e scontri. Politica inerme e malavita attivissima. L’ultima istantanea arriva dalla Puglia, dove un’inchiesta di pochi giorni fa ha portato alla luce le presunte collusioni tra la Sacra Corona Unita e alcuni responsabili dell’amministrazione comunale di Squinzano (Lecce) per l’assegnazione di alloggi pubblici. Ecco cosa succede nelle case popolari delle maggiori città italiane.
Piano anti-occupazioni in vista di Expo. “Ma 23mila famiglie aspettano un tetto”. Ma partiamo da Milano, negli ultimi mesi alle prese con un’ondata di occupazioni abusive che non sembra arrestarsi. L’ultimo tentativo è avvenuto l’11 novembre. Quando una 31enne egiziana incinta si è intrufolata in un appartamento Aler in via Inganni 6, zona Lorenteggio, quartiere popolare. Un’occupazione lampo. Perché dopo poche ore, gli ispettori dell’ente che si occupa della gestione degli alloggi popolari hanno convinto la ragazza a uscire. Salto indietro di due settimane. Via Giambellino. Questa volta a scivolare dentro un’abitazione sfitta sono state due rom. Gli altri condomini se ne sono accorti ed è partita una sassaiola. A quel punto le occupanti non hanno potuto far altro che chiamare la polizia per evitare il linciaggio. Fermi immagine delle periferie di Milano, che in attesa di Expo, è costretta a gestire la polveriera delle occupazioni abusive nelle case popolari.
Dall’inizio del 2014 – calcola il Corriere della Sera – se ne contano 1.278: 732 sono riuscite, 546 sono state sventate. Solo a settembre sono state 78. Mentre 39 tentativi sono andati a vuoto. Gli sgomberi in flagranza sono stati 23. Stesso numero per quelli programmati con la Questura. Una situazione che è stata al centro della riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato in Prefettura, tra Comune ( che gestisce 29mila abitazioni), Regione, Aler (che possiede 40mila case), i vertici delle forze dell’ordine e il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati. Il piano d’azione contro le occupazioni partirà il 18 novembre. Punterà più sulla prevenzione, che sulla repressione. Verrà intensificata la vigilanza nei quartieri a rischio, specialmente di notte. Poi c’è la questione sgomberi. Di sicuro aumenteranno, ma è difficile accontentare le richieste del governatore Roberto Maroni che ne pretendeva 200 in pochi mesi. Perché, come ha spiegato il prefetto Francesco Paolo Tronca, le occupazioni non vanno gestite solo sul piano dell’ordine pubblico, ma anche su quello sociale. Specialmente in vista di Expo 2015, che tra pochi mesi concentrerà i riflettori di tutto il mondo ai piedi della Madonnina, dove lo scontro tra istituzioni e comitati di lotta per la casa è già altissimo.
In ogni zona popolare di Milano sono infatti attivi gruppi, legati a centri sociali o nati spontaneamente, che oltre a proporre iniziative per la qualificazione del quartiere, danno un aiuto alle famiglie senza casa e si oppongono agli sgomberi. Al Giambellino, ad esempio, ci sono i ragazzi della “Base di solidarietà popolare Giambellino”, al Ticinese lo spazio sociale “Cuore in Gola”, più a nord il comitato abitanti San Siro-Asia. La loro presenza si fa sentire soprattutto durante gli sgomberi di alloggi di proprietà Aler o del Comune. Spesso, quando gli ispettori dell’ente, accompagnati dalla polizia, arrivano a notificarne uno, trovano ad aspettarli un muro di militanti che cerca di impedire l’allontanamento degli abusivi. Come è successo giovedì 13 novembre, quando alcuni ragazzi del centro sociale Corvaccio si sono opposti allo sgombero di due famiglie in via Salomone, zona Mecenate. “Noi difendiamo chi occupa per necessità perché da anni aspetta un alloggio, non difendiamo l’illegalità”, racconta un ragazzo del comitato San Siro. Accanto a loro, però, iniziano a prendere vita anche comitati di inquilini che si mobilitano contro le occupazioni. Come quello di via Odazio, zona Giambellino. Tra gli schieramenti la tensione è sempre alta: l’11 novembre con un blitz una ventina di incappucciati ha distrutto la sede del Pd a Corvetto, mentre era in corso una riunione del Sunia-Cgil, il sindacato degli inquilini. Tutto questo va in scena in una città dove “23mila famiglie sono iscritte alla graduatoria per avere una casa popolare, e 8mila appartamenti di proprietà del Comune e Aler sono sfitti”, spiega Massimo Pasquini, presidente dell’Unione Inquilini.
Ma quello delle occupazioni abusive è solo la punta dell’iceberg di quello che avviene in alcuni alloggi che sembrano sfuggire al controllo dell’Aler. E dove, a farla da padrone, sarebbero i clan. “Il quartiere Sarca-Testi è il centro di tutto – ha raccontato a ottobre a Il Fatto Quotidiano un ex funzionario dell’Aler – Qui rom e calabresi controllano tutto, dal racket allo spaccio”. E qui, quando c’è da chiedere voti, la politica pare essere sempre di casa. “Nel 2010 fece campagna elettorale un noto politico lombardo che entrò nella giunta Formigoni. Un voto, 50 euro”.
Roma, un appartamento popolare costa dai 30 ai 50mila euro sul mercato nero. Già, perché se per i diseredati le case popolari sono l’ultima spiaggia, per la malavita non sono altro che un business. Roma è l’esempio più calzante. “Qui il mercato nero degli alloggi pubblici è gestito dalla criminalità locale e dai clan rom”, denuncia Pasquini dell’Unione Inquilini, “specialmente nella fase di compravendita”. Un grosso affare, visto che sulla piazza ci sarebbero “tra le mille e millecinquecento case” che sfuggono al controllo delle istituzioni. Prezzo medio per accaparrarsene una: dai 30 ai 50mila euro, in una città dove l’emergenza abitativa morde sempre più forte. Lo dimostra il numero di famiglie iscritte nell’ultima graduatoria del 2012 ancora in attesa di un tetto: 30mila. E lo dimostra il numero di quelle che hanno scelto di occupare: 5mila, a fronte di una media di 300 sgomberi all’anno. E proprio nel marzo scorso, una maxi operazione della magistratura capitolina ha inferto un duro colpo al Comitato popolare di lotta per la casa: 40 persone indagate, 14 persone accusate di associazione a delinquere, tre palazzi sgomberati e perquisizioni. L’accusa: gestire il racket delle occupazioni nella Capitale. Oltre ad avere minacciato ed estorto soldi agli stessi occupanti, costretti – secondo gli inquirenti – a fare lavori gratis per l’esclusivo profitto del Comitato di Lotta per la casa.
“Chi occupa è solo l’ultimo tassello di una catena di problemi che ha il suo inizio con la politica: perché gli alloggi pubblici sfitti, che in Italia sono 40mila, non vengono assegnati?” chiede Pasquini, che precisa: “L’Unione Inquilini è contraria alle occupazioni di stabili pubblici, ma Ater a Roma e Aler a Milano dovrebbero prendersi le proprie responsabilità, non si può gridare alla legalità solo alla fine”. E la situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente secondo il presidente dell’Unione Inquilini, visto che il decreto Lupi (o Piano casa) prevede la vendita all’asta delle case popolari con 45 giorni di diritto di prelazione “mettendo così a rischio la permanenza per quanti non possono acquistarle”. Contro il provvedimento è previsto a Roma, il 21 novembre, un presidio sotto la sede della Regione Lazio. “Per chiedere al presidente Nicola Zingaretti di impegnarsi presso il governo per la cancellazione dal decreto”.
Napoli, rubinetti d’oro e marmi pregiati nelle case occupate dai boss. Scendiamo ancora lungo lo Stivale. Fermiamoci a Napoli. Qui è sufficiente un’immagine. Nell’aprile scorso la polizia ha effettuato un’operazione nelle case occupate abusivamente da esponenti del gruppo camorristico Lucarelli-Barretta, al Lotto G di Scampia. Edifici fatiscenti fuori, ma lussuosi dentro. Perché quando gli agenti sono entrati hanno scoperto marmi pregiati e rifiniture in oro. E in un alloggio dell’Iacp, preso con la forza dagli uomini del gruppo Vanella Grassi che hanno “ripopolato” il quartiere con i propri affiliati per aver un maggior controllo del territorio, gli uomini del commissariato Scampia si sono imbattuti in arredi di lusso stile Luigi XVI, stucchi, rubinetti dorati e vasche con le iniziali del titolare incise nel marmo. Mentre a marzo, nel popoloso rione Salicelle di Afragola (Napoli), i carabinieri hanno sequestrato preventivamente 189 appartamenti popolari che erano stati occupati a discapito di chi aspettava di vederseli assegnare. E la politica che fa? Qui la lotta all’abusivismo si combatte con le sanatorie a favore di chi ha occupato. A settembre, infatti, la Regione Campania guidata da Stefano Caldoro ha concesso un’ultima chance per regolarizzarsi a chi ha occupato prima del 31 dicembre 2010. Nel 2012 sanatoria simile, ma in questo caso veniva graziato chi si era impossessato di un alloggio nel 2009. C’è da chiedersi a chi servono allora i bandi di assegnazione con graduatoria. Cartoline dalle periferie d’Italia, e dal suo patrimonio di 40mila alloggi pubblici sfitti.
Diritti
Case popolari, guerra tra poveri: il boom degli abusivi, la rabbia degli inquilini
Milano: in attesa di Expo scontri e violenze sulle occupazioni di alloggi pubblici. Roma: il racket delle compravendite. Napoli: oro e marmi dentro i palazzi del degrado. La crisi esaspera la tensione sul diritto alla casa. Pasquini (Unione inquilini): "Chi occupa è solo l'ultimo tassello di un problema che inizia dalla politica"
Alloggi sfitti. Graduatorie infinite. Famiglie da anni in attesa di un tetto che scelgono di occupare. Inquilini regolari esasperati dagli abusivi. Sgomberi e scontri. Politica inerme e malavita attivissima. L’ultima istantanea arriva dalla Puglia, dove un’inchiesta di pochi giorni fa ha portato alla luce le presunte collusioni tra la Sacra Corona Unita e alcuni responsabili dell’amministrazione comunale di Squinzano (Lecce) per l’assegnazione di alloggi pubblici. Ecco cosa succede nelle case popolari delle maggiori città italiane.
Piano anti-occupazioni in vista di Expo. “Ma 23mila famiglie aspettano un tetto”. Ma partiamo da Milano, negli ultimi mesi alle prese con un’ondata di occupazioni abusive che non sembra arrestarsi. L’ultimo tentativo è avvenuto l’11 novembre. Quando una 31enne egiziana incinta si è intrufolata in un appartamento Aler in via Inganni 6, zona Lorenteggio, quartiere popolare. Un’occupazione lampo. Perché dopo poche ore, gli ispettori dell’ente che si occupa della gestione degli alloggi popolari hanno convinto la ragazza a uscire. Salto indietro di due settimane. Via Giambellino. Questa volta a scivolare dentro un’abitazione sfitta sono state due rom. Gli altri condomini se ne sono accorti ed è partita una sassaiola. A quel punto le occupanti non hanno potuto far altro che chiamare la polizia per evitare il linciaggio. Fermi immagine delle periferie di Milano, che in attesa di Expo, è costretta a gestire la polveriera delle occupazioni abusive nelle case popolari.
Dall’inizio del 2014 – calcola il Corriere della Sera – se ne contano 1.278: 732 sono riuscite, 546 sono state sventate. Solo a settembre sono state 78. Mentre 39 tentativi sono andati a vuoto. Gli sgomberi in flagranza sono stati 23. Stesso numero per quelli programmati con la Questura. Una situazione che è stata al centro della riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato in Prefettura, tra Comune ( che gestisce 29mila abitazioni), Regione, Aler (che possiede 40mila case), i vertici delle forze dell’ordine e il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati. Il piano d’azione contro le occupazioni partirà il 18 novembre. Punterà più sulla prevenzione, che sulla repressione. Verrà intensificata la vigilanza nei quartieri a rischio, specialmente di notte. Poi c’è la questione sgomberi. Di sicuro aumenteranno, ma è difficile accontentare le richieste del governatore Roberto Maroni che ne pretendeva 200 in pochi mesi. Perché, come ha spiegato il prefetto Francesco Paolo Tronca, le occupazioni non vanno gestite solo sul piano dell’ordine pubblico, ma anche su quello sociale. Specialmente in vista di Expo 2015, che tra pochi mesi concentrerà i riflettori di tutto il mondo ai piedi della Madonnina, dove lo scontro tra istituzioni e comitati di lotta per la casa è già altissimo.
In ogni zona popolare di Milano sono infatti attivi gruppi, legati a centri sociali o nati spontaneamente, che oltre a proporre iniziative per la qualificazione del quartiere, danno un aiuto alle famiglie senza casa e si oppongono agli sgomberi. Al Giambellino, ad esempio, ci sono i ragazzi della “Base di solidarietà popolare Giambellino”, al Ticinese lo spazio sociale “Cuore in Gola”, più a nord il comitato abitanti San Siro-Asia. La loro presenza si fa sentire soprattutto durante gli sgomberi di alloggi di proprietà Aler o del Comune. Spesso, quando gli ispettori dell’ente, accompagnati dalla polizia, arrivano a notificarne uno, trovano ad aspettarli un muro di militanti che cerca di impedire l’allontanamento degli abusivi. Come è successo giovedì 13 novembre, quando alcuni ragazzi del centro sociale Corvaccio si sono opposti allo sgombero di due famiglie in via Salomone, zona Mecenate. “Noi difendiamo chi occupa per necessità perché da anni aspetta un alloggio, non difendiamo l’illegalità”, racconta un ragazzo del comitato San Siro. Accanto a loro, però, iniziano a prendere vita anche comitati di inquilini che si mobilitano contro le occupazioni. Come quello di via Odazio, zona Giambellino. Tra gli schieramenti la tensione è sempre alta: l’11 novembre con un blitz una ventina di incappucciati ha distrutto la sede del Pd a Corvetto, mentre era in corso una riunione del Sunia-Cgil, il sindacato degli inquilini. Tutto questo va in scena in una città dove “23mila famiglie sono iscritte alla graduatoria per avere una casa popolare, e 8mila appartamenti di proprietà del Comune e Aler sono sfitti”, spiega Massimo Pasquini, presidente dell’Unione Inquilini.
Ma quello delle occupazioni abusive è solo la punta dell’iceberg di quello che avviene in alcuni alloggi che sembrano sfuggire al controllo dell’Aler. E dove, a farla da padrone, sarebbero i clan. “Il quartiere Sarca-Testi è il centro di tutto – ha raccontato a ottobre a Il Fatto Quotidiano un ex funzionario dell’Aler – Qui rom e calabresi controllano tutto, dal racket allo spaccio”. E qui, quando c’è da chiedere voti, la politica pare essere sempre di casa. “Nel 2010 fece campagna elettorale un noto politico lombardo che entrò nella giunta Formigoni. Un voto, 50 euro”.
Roma, un appartamento popolare costa dai 30 ai 50mila euro sul mercato nero. Già, perché se per i diseredati le case popolari sono l’ultima spiaggia, per la malavita non sono altro che un business. Roma è l’esempio più calzante. “Qui il mercato nero degli alloggi pubblici è gestito dalla criminalità locale e dai clan rom”, denuncia Pasquini dell’Unione Inquilini, “specialmente nella fase di compravendita”. Un grosso affare, visto che sulla piazza ci sarebbero “tra le mille e millecinquecento case” che sfuggono al controllo delle istituzioni. Prezzo medio per accaparrarsene una: dai 30 ai 50mila euro, in una città dove l’emergenza abitativa morde sempre più forte. Lo dimostra il numero di famiglie iscritte nell’ultima graduatoria del 2012 ancora in attesa di un tetto: 30mila. E lo dimostra il numero di quelle che hanno scelto di occupare: 5mila, a fronte di una media di 300 sgomberi all’anno. E proprio nel marzo scorso, una maxi operazione della magistratura capitolina ha inferto un duro colpo al Comitato popolare di lotta per la casa: 40 persone indagate, 14 persone accusate di associazione a delinquere, tre palazzi sgomberati e perquisizioni. L’accusa: gestire il racket delle occupazioni nella Capitale. Oltre ad avere minacciato ed estorto soldi agli stessi occupanti, costretti – secondo gli inquirenti – a fare lavori gratis per l’esclusivo profitto del Comitato di Lotta per la casa.
“Chi occupa è solo l’ultimo tassello di una catena di problemi che ha il suo inizio con la politica: perché gli alloggi pubblici sfitti, che in Italia sono 40mila, non vengono assegnati?” chiede Pasquini, che precisa: “L’Unione Inquilini è contraria alle occupazioni di stabili pubblici, ma Ater a Roma e Aler a Milano dovrebbero prendersi le proprie responsabilità, non si può gridare alla legalità solo alla fine”. E la situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente secondo il presidente dell’Unione Inquilini, visto che il decreto Lupi (o Piano casa) prevede la vendita all’asta delle case popolari con 45 giorni di diritto di prelazione “mettendo così a rischio la permanenza per quanti non possono acquistarle”. Contro il provvedimento è previsto a Roma, il 21 novembre, un presidio sotto la sede della Regione Lazio. “Per chiedere al presidente Nicola Zingaretti di impegnarsi presso il governo per la cancellazione dal decreto”.
Napoli, rubinetti d’oro e marmi pregiati nelle case occupate dai boss. Scendiamo ancora lungo lo Stivale. Fermiamoci a Napoli. Qui è sufficiente un’immagine. Nell’aprile scorso la polizia ha effettuato un’operazione nelle case occupate abusivamente da esponenti del gruppo camorristico Lucarelli-Barretta, al Lotto G di Scampia. Edifici fatiscenti fuori, ma lussuosi dentro. Perché quando gli agenti sono entrati hanno scoperto marmi pregiati e rifiniture in oro. E in un alloggio dell’Iacp, preso con la forza dagli uomini del gruppo Vanella Grassi che hanno “ripopolato” il quartiere con i propri affiliati per aver un maggior controllo del territorio, gli uomini del commissariato Scampia si sono imbattuti in arredi di lusso stile Luigi XVI, stucchi, rubinetti dorati e vasche con le iniziali del titolare incise nel marmo. Mentre a marzo, nel popoloso rione Salicelle di Afragola (Napoli), i carabinieri hanno sequestrato preventivamente 189 appartamenti popolari che erano stati occupati a discapito di chi aspettava di vederseli assegnare. E la politica che fa? Qui la lotta all’abusivismo si combatte con le sanatorie a favore di chi ha occupato. A settembre, infatti, la Regione Campania guidata da Stefano Caldoro ha concesso un’ultima chance per regolarizzarsi a chi ha occupato prima del 31 dicembre 2010. Nel 2012 sanatoria simile, ma in questo caso veniva graziato chi si era impossessato di un alloggio nel 2009. C’è da chiedersi a chi servono allora i bandi di assegnazione con graduatoria. Cartoline dalle periferie d’Italia, e dal suo patrimonio di 40mila alloggi pubblici sfitti.
MANI PULITE 25 ANNI DOPO
di Gianni Barbacetto ,Marco Travaglio ,Peter Gomez 12€ AcquistaArticolo Precedente
“Schedatura” scuole gay friendly, la Diocesi di Milano chiede scusa
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Case popolari, in Nord Europa non solo per “disperati”. E in Italia vince il degrado
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Russia-Ucraina, la diretta | L’inviato Usa Witkoff a Mosca. Il Cremlino presenta le sue richieste per la pace
Roma, 13 mar (Adnkronos) - "Credo che l'esperienza viva possa essere più forte di qualunque altro elemento: io da giovane sono stata vittima di violenza, ho avuto un fidanzato che non capiva il senso del no". Lo ha detto in aula alla Camera la deputata del M5s Anna Laura Orrico, nel dibattito sulla Pdl sulle intercettazioni e in particolare sull'emendamento sul limite all'uso delle intercettazioni stesse.
"Quando l'ho lasciato ha iniziato a seguirmi sotto casa, si faceva trovare dietro gli angoli del mio quartiere. Venti anni fa non si parlava di violenza contro le donne, non c'era nessun meccanismo di prevenzione nè strumenti per agire -ha proseguito Orrico-. Il mio appello alla Camera è di sostenere questo emendamento, oggi gli strumenti ci sono ma non sono sufficienti. Le intercettazioni sono tra questi strumenti e nessuna donna è tutelata se non è consapevole".
Tel Aviv, 13 mar. (Adnkronos) - "Il rapporto delle Nazioni Unite che afferma che Israele ha compiuto 'atti di genocidio' e ha trasformato la 'violenza sessuale' in un'arma come strategia di guerra non è solo ingannevolmente falso, ma rappresenta anche un nuovo, vergognoso punto basso nella depravazione morale delle Nazioni Unite". Lo ha scritto su X il parlamentare israeliano dell'opposizione Benny Gantz, aggiungendo che il rapporto diffonde "calunnie antisemite e fa il gioco di terroristi assassini".
Washington, 13 mar. (Adnkronos/Afp) - Gli attacchi "sistematici" di Israele alla salute sessuale e riproduttiva a Gaza sono "atti genocidi". Lo ha affermato una commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite. “La Commissione ha scoperto che le autorità israeliane hanno parzialmente distrutto la capacità dei palestinesi di Gaza – come gruppo – di avere figli, attraverso la distruzione sistematica dell’assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, che corrisponde a due categorie di atti genocidi”, ha affermato l'Onu in una nota. Israele “respinge categoricamente” queste accuse, ha indicato la sua ambasciata a Ginevra (Svizzera).
Roma,13 mar. (Adnkronos) - Il Commissario Straordinario dell'AdSP Mtcs Pino Musolino ha partecipato al panel organizzato nell'ambito della fiera Letexpo di Alis a Verona sulle tematiche della logistica, dei trasporti e della sostenibilità, dove questa mattina sono intervenuti anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini e il viceministro con delega ai porti Edoardo Rixi.
"Partecipare ad un evento come quello organizzato da Alis e da Guido Grimaldi - ha sottolineato il Commissario Musolino- che è diventato un punto di riferimento della logistica e della sostenibilità in Italia e non solo, per parlare di tematiche della portualità e di un settore così strategico per il nostro paese è sempre molto stimolante".
"Bisogna ragionare- ha concluso Pino Musolino - sui cambiamenti che oggi lo shipping sta affrontando per essere pronti a cogliere le opportunità che il settore marittimo ci sta offrendo, soprattutto nella transizione ecologica e nelle nuove tecnologie, per essere competitivi non solo nei nostri scali italiani ma anche nei porti europei e mondiali".
(Adnkronos) - Acer for Education conferma la sua partecipazione a Fiera Didacta 2025, l'evento di riferimento per l'innovazione nel settore scolastico, che si terrà dal 12 al 14 marzo presso la Fortezza da Basso a Firenze. In questa occasione, Acer presenterà le sue più recenti soluzioni tecnologiche progettate per trasformare la didattica e preparare gli studenti alle professioni del futuro.
“La scuola è al centro di un’importante rivoluzione digitale e richiede tecnologie sempre più all'avanguardia per supportare la didattica. Acer, leader del settore, si impegna costantemente per offrire soluzioni innovative, in grado di soddisfare le esigenze di entrambi docenti e studenti,” afferma Alessandro Barbesta, Head of Sales Commercial & Education, Acer Italia. "Crediamo infatti che la tecnologia sia un alleato indispensabile per l’innovazione didattica e possa supportare appieno i docenti nel creare esperienze di apprendimento coinvolgenti e idonee a preparare gli studenti alle professioni del futuro”.
Durante i tre giorni dell'evento, Acer offrirà agli operatori del mondo scolastico un ricco programma di workshop. Questi incontri, tenuti da esperti del settore, mostreranno in modo pratico e interattivo come le tecnologie digitali possano affiancare efficacemente le modalità didattiche tradizionali. L'obiettivo è fornire al personale scolastico gli strumenti necessari per integrare le nuove tecnologie nei processi educativi, migliorando l'esperienza di apprendimento degli studenti.
Acer collaborerà con partner come Google for Education e Microsoft Education per presentare soluzioni integrate che facilitino l'apprendimento collaborativo e l'accesso alle risorse educative digitali. Saranno inoltre presentati dispositivi progettati per l'ambiente scolastico, caratterizzati da durabilità, sicurezza e facilità d'uso, per supportare al meglio le esigenze delle istituzioni educative.
Antonella Arpa, aka Himorta, nota creator a livello internazionale e con un passato da insegnante, mostrerà in modo pratico come la gamification possa rendere le lezioni più interattive e il videogioco diventare un prezioso strumento per apprendere competenze trasversali, come il team-working e il problem-solving. Verrà analizzata anche l’importanza cruciale delle materie STEM nel mondo di oggi, con un'attenzione particolare allo studio computazionale e alle sue applicazioni pratiche.
Le “Maestre a Cubetti”, spiegheranno come integrare la tecnologia in classe per un apprendimento dinamico e innovativo. Con il supporto dei dispositivi Acer Chromebook Plus e del gioco Minecraft, le insegnanti mostreranno come potenziare la didattica per competenze attraverso il game-based learning, migliorando l’esperienza di apprendimento e guidando i ragazzi nella realizzazione fattiva di progetti concreti.
Fabio De Nunzio, Presidente dell’Associazione Bullismo No Grazie, e Maurizio Siracusa, Ethical Hacker e componente del Direttivo di Bullismo No Grazie, offriranno un’analisi delle implicazioni psicologiche e sociali del fenomeno del bullismo, fornendo indicazioni concrete e strategie efficaci per promuovere un ambiente scolastico più sicuro e inclusivo. Un focus particolare sarà dedicato all'educazione dei ragazzi ad un uso consapevole e sicuro della tecnologia e al coinvolgimento di genitori e docenti in una rete di prevenzione attiva.
Francesco Bocci, psicoterapeuta e fondatore di Video Game Therapy, Marcello Sarini, ricercatore di Informatica al Dipartimento di Psicologia dell'Università Bicocca di Milano, e Elena Del Fante, psicologa digitale e del gaming, assegnista di Ricerca Milano-Bicocca e Founder di Play Better, analizzeranno come il videogioco, oltre ad essere uno strumento di apprendimento, rappresenti anche una grande opportunità per innovare la didattica. Il gioco di gruppo offre, infatti, un grande potenziale per stimolare le soft skill, come il problem solving, che sono fondamentali per il successo degli studenti.
Lo stand Acer sarà al Padiglione Spadolini, piano inferiore, K44.
Roma, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - Il ciclo 'Career connections' di UniMarconi ha visto ieri un appuntamento dedicato a esplorare le opportunità e le strategie professionali di una realtà d’eccellenza: Kpmg. Career connections, organizzato da UniMarconi in collaborazione con aziende leader, è un programma che propone eventi bimestrali dedicati alle tendenze del mercato, alla formazione su competenze specifiche e al networking professionale.
L'evento ha appunto visto come protagonista Kpmg, leader mondiale nella consulenza e nell’analisi forense, per vedere come stia rivoluzionando il modo di affrontare le sfide del mercato del lavoro. Hanno partecipato Tommaso Saso, direttore marketing e relazioni esterne UniMarconi, Daniele Ianniello, associate partner Kpmg forensic services, e Leonardo Primangeli, studente di economia UniMarconi.
"Con il progetto 'Career connections' - ha spiegato Tommaso Saso, direttore marketing e relazioni esterne UniMarconi - l'Università Guglielmo Marconi crea un ponte strategico tra il mondo accademico e il mondo professionale. Una delle missioni della nostra università è dare agli studenti una solida conoscenza tecnica ma anche creare la possibilità di una visione strategica e relazionale".
"Il nostro obiettivo - ha sottolineato Daniele Ianniello, associate partner Kpmg forensic services- è presentare agli studenti i servizi di Kpmg, in particolare il settore del Forensic, una boutique che si occupa di prevenire, identificare e rispondere ai rischi di frode".
"Questi incontri - ha commentato lo studente Leonardo Primangeli, studente di economia UniMarconi - sono fondamentali per lo studente, sono una grande opportunità, perché permettono di entrare in contatto con esperti di una delle big four nel campo della consulenza, un'esperienza che molti di noi considerano un traguardo".
Roma, 12 mar. (Adnkronos) - Aspettare, ponderare. Giorgia Meloni non avrebbe ancora deciso se partecipare o meno alla video-call dei 'volenterosi', convocata per sabato dal Regno Unito. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha chiamato di nuovo a raccolta i leader di quei Paesi pronti a fornire il loro supporto per assicurare la pace in Ucraina, dopo un possibile accordo di tregua con la Russia. Ma la partecipazione dell'Italia all'incontro da remoto, si apprende da fonti di governo, non è ancora confermata e la presidente del Consiglio starebbe riflettendo sul da farsi.
Il problema di fondo, viene spiegato, è essenzialmente uno: il governo italiano è fortemente contrario all'invio di truppe al fronte in Ucraina; dunque, se la riunione di Londra rientra nell'ambito di un invio di uomini, "noi non partecipiamo", il refrain che arriva da Palazzo Chigi. Diverso è invece il discorso per quanto riguarda la riunione dei Capi di Stato maggiore europei svoltasi martedì a Parigi con il presidente francese Emmanuel Macron: "In quel caso non eravamo parte del gruppo dei cosiddetti 'volenterosi', siamo andati lì come osservatori". Le diplomazie restano comunque in contatto.
Meloni è al lavoro sul discorso che dovrà pronunciare alle Camere la prossima settimana prima del Consiglio europeo del 20-21 marzo: un passaggio impegnativo, sul quale i partiti della maggioranza sono chiamati a compattarsi dopo aver votato in maniera difforme a Strasburgo. Gli europarlamentari di Fratelli d'Italia hanno dato il loro sì alla risoluzione sul Libro bianco sulla difesa, che sollecita i 27 Paesi dell'Ue ad agire con urgenza per garantire la sicurezza del Continente, accogliendo le conclusioni del Consiglio europeo sul riarmo.
Tuttavia, la delegazione di Fdi si è astenuta sulla risoluzione riguardante l'Ucraina dopo aver richiesto, senza successo, un rinvio del voto. Secondo Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo Ecr, il testo non avrebbe tenuto conto dell'accordo raggiunto a Gedda tra Stati Uniti e Ucraina per un possibile cessate il fuoco, rischiando così di "scatenare l'odio verso Donald Trump e gli Usa, anziché aiutare l'Ucraina".
Il nostro "non è stato un doppio voto", dice all'Adnkronos un membro dell'esecutivo in quota Fratelli d'Italia: "La posizione è chiara: se approvi un testo troppo anti-Usa, come fai poi a farti mediatore con gli Usa?". Sulla stessa risoluzione per l'Ucraina, la Lega ha votato contro mentre Forza Italia si è espressa a favore.
Anche da Palazzo Chigi sottolineano come il testo della risoluzione sull'Ucraina fosse troppo sbilanciato 'contro' gli Stati Uniti: Fratelli d'Italia a Strasburgo - il ragionamento che trapela dai piani alti del governo - ha sempre votato a favore della libertà e della sicurezza dell'Ucraina, ma questa volta il testo della risoluzione "era molto più 'accusatorio' verso l'amministrazione Usa" rispetto ad altre volte. Fratelli d'Italia non avrebbe mai votato contro quella risoluzione: "Ma non potevamo nemmeno votare a favore tout court", spiegano.
Sull'astensione, come confermato poi da Procaccini, ha inciso la notizia arrivata dall'Arabia Saudita ieri sera sulla proposta di un cessate il fuoco di 30 giorni in Ucraina e la ripresa dell'assistenza americana a Kiev: "Non ci stiamo smarcando da nulla, quello di Fratelli d'Italia non era un voto contro l'Ucraina", il concetto che viene ribadito. Il voto a macchia di leopardo del centrodestra, ad ogni modo, non impensierisce Palazzo Chigi: in questo momento - si sottolinea - c'è un problema internazionale ben più ampio e la maggioranza di governo ha dimostrato che nei momenti importanti "è sempre uscita unita e compatta".
Almeno per ora, non sembrerebbe all'orizzonte un vertice con Meloni e gli altri leader della maggioranza, Antonio Tajani e Matteo Salvini (anche se i tre ogni settimana si incontrano per fare il punto della situazione su tutti i dossier). Sempre da palazzo Chigi viene evidenziata la "piena sintonia" tra Meloni e il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, che rispondendo alla Camera all'interrogazione del Movimento 5 Stelle sul piano di riarmo approvato oggi dall'Unione europea ha ribadito che i finanziamenti per la difesa non andranno a discapito di sanità e servizi pubblici, rimarcando il suo no a spese per il riarmo che rialzino in modo oneroso il debito pubblico con rischi anche per la stabilità della zona euro. (di Antonio Atte)