Corruzione e evasione in Italia valgono “160 miliardi di euro, il 10% del Pil”. Matteo Renzi, in un tweet nel corso della seconda e ultima giornata dei lavori del G20, torna a parlare di lotta alla corruzione. Un tema sul quale anche il presidente del Senato Piero Grasso è più volte intervenuto, ricordando che il ddl per combatterla è fermo da un anno e mezzo a Palazzo Madama. “Fa riflettere questo rallentamento”, aveva detto, sottolineando come anche sulla giustizia fosse arrivato il momento di “una riforma globale”. La discussione del disegno di legge era cominciata in commissione giustizia a giugno scorso, ma a fermare l’iter è stato lo stesso esecutivo Renzi chiedendo trenta giorni per fare una proposta sugli stessi argomenti. Ce ne sono voluti più del doppio per avere la proposta di riforma del ministro Orlando. Che non ha ancora toccato, però, i temi di falso in bilancio e corruzione.
Il presidente del Consiglio ha poi espresso “fiducia nel lavoro di Cantone-Orlandi“, quello cioè dell’Autorità anticorruzione e del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi. Una nomina, quella di Cantone, che finora è stata l’unica misura messa in atto contro il fenomeno che, insieme all’evasione, vale il 10 per cento del prodotto interno lordo italiano. “Sono molto contento per quanto fatto al G20 ed in particolare sulla corruzione e la lotta all’evasione che sono entrate in modo significativo nella discussione e nel comunicato finale del vertice“, ha poi aggiunto il premier parlando con i giornalisti a margine del summit. “L’Italia a casa propria deve fare una grande battaglia che abbiamo iniziato ma c’è bisogno” di un azione comune internazionale e oggi al G20 sono stati fatti passi importanti”.
Secondo Renzi, si tratta di un fattore “decisivo per il nostro paese” dove secondo le ultime relazioni al Parlamento il ritorno dalla lotta all’evasione e alla corruzione sarebbe, rispettivamente, di 91 e 71 miliardi. Ma per farlo non servono “nuove regole ma far applicare quelle che già ci sono”. “La lotta all’evasione – ha poi concluso – non può essere fatta con meccanismi discutibili, rincorrendo le persone fuori dai negozi ma con una procedura innovativa, con lo scambio banche dati e l’information technology”.