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Gender a scuola: la Chiesa spia, lo Stato latita

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gender-scuolaLa notizia che la Curia di Milano si sia messa a spiare nella serratura delle porte delle nostre classi ha scandalizzato tutto il mondo omosessuale e imbarazzato ogni persona di buon senso. Mandare una lettera a 6102 insegnanti di religione chiedendo loro di segnalare i colleghi e i progetti che trattano temi legati all’omosessualità e all’identità di genere, è un atto grave che viola l’articolo sette della Costituzione “Lo Stato e la Chiesa cattolica, sono ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”.

Il testo della missiva non lascia spazio a scusanti da parte della diocesi ambrosiana: “Cari colleghi come sapete in tempi recenti gli alunni di alcune scuole sono stati destinatari di una vasta campagna tesa a delegittimare la differenza sessuale affermando un’idea di libertà che abilita a scegliere indifferentemente il proprio genere e il proprio orientamento sessuale”. Un allarmismo esagerato. Una missiva invadente degna di un regime. Detto questo, nessuna Chiesa, nessuna curia, nessun prete avrebbe mai scritto una simile lettera se fossimo uno Stato civile e realmente indipendente dove l’insegnante di religione non deve rispondere ad alcuna diocesi ma solo al Ministero dell’Istruzione.

Se fossimo in un Paese dove l’educazione sessuale fosse una disciplina come storia, geografia, matematica e religione, non vi sarebbe alcun bisogno di scrivere lettere per sapere se si parla di gender, di omosessualità o meno a scuola. Ad oggi, va detto con schiettezza, non c’è chi lo fa, non ci sono professionisti nella scuola capaci di parlare di questi argomenti ai ragazzi, non c’è un indirizzo da parte del Ministero. Spesso dobbiamo ringraziare gli insegnanti di religione, magari proprio i sacerdoti, che affrontano questi temi con i ragazzi. Certo c’è chi lo fa in maniera faziosa, radicato alla propria fede Cristiana ma ci sono anche preti che sanno andare ben oltre la tonaca.

La responsabilità di questo atteggiamento della Chiesa è della politica che da anni non si azzarda a disturbare il Vaticano, proponendo una Legge che definisca i termini dell’educazione sessuale a scuola. Una vergognosa codardia che rende facile creare un caso quando i genitori di un asilo di Roma si scandalizzano per le fiabe omosex consigliate in bacheca a mamme e papà. In uno Stato, come accade in altri Paesi europei, dove l’educazione sessuale è considerata alla pari di altre materie, dove un Parlamento decide che tipo di insegnamento offrire ai propri ragazzi, non c’è alcuna necessità che un Forum delle famiglie scriva un decalogo come quello pubblicato su “Famiglia Cristiana” dove si chiede ai genitori di controllare i piani dell’offerta formativa, di controllare i quaderni, il sito della scuola contro l’educazione gender.

Si definisca una volta per tutte cosa insegnare e chi lo deve fare. I genitori preoccupati dell’educazione di genere o di chi parla di omosessualità a scuola, potranno aver voce in capitolo in quella fase e la Chiesa non avrà più bisogno di spiare le scuole tramite gli insegnanti di religione.

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