Ad agosto quando due cittadini statunitensi, un medico e una volontaria, erano guariti dal virus dell‘Ebola gli scienziati si affrettarono a sottolineare che non si sapeva se fosse stato il siero ZMapp a salvargli la vita. Ora dalla ricerca arriva la conferma che il farmaco sperimentale, finora rivelatosi come il più promettente, è efficace. La sua struttura e modalità di azione sono state svelate e analizzate, mostrandone i punti di forza, insieme ai punti deboli del virus, che potranno ora diventare il bersaglio di nuove terapie.

A spiegarlo è uno studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle scienze americana (Pnas), coordinato da Andrew Ward e Erica Ollmann Saphire dello Scripps Research Institute di La Jolla in California. ZMapp, fatto spedire nella seconda settimana di agosto in Africa dallo stesso Obama, è un cocktail di anticorpi ricavati nei topi e poi modificato per essere usato negli uomini. È stato somministrato a sette malati colpiti da Ebola, di cui cinque guariti. Finora il suo meccanismo d’azione era però rimasto poco chiaro.

A spiegarlo è uno studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle scienze americana (Pnas)

I ricercatori, usando un microscopio elettronico, sono riusciti a mostrare, in immagini tridimensionali, come gli anticorpi di Zmapp si leghino al virus Ebola. “Le immagini strutturali del virus – spiega Saphire – ci dicono esattamente dove dirigere gli anticorpi o i farmaci. Ora possiamo cercare di formulare un miglior cocktail immunoterapeutico”.

Il nuovo studio spiega dunque perché ZMapp può essere stato efficace nei malati. Hanno infatti scoperto che due degli anticorpi di Zmapp si legano vicino alla base del virus, impedendogli di entrare nelle cellule. Un terzo anticorpo si attacca vicino alla cima del virus, agendo come una sorta di segnale luminoso per richiamare il sistema immunitario al sito dell’infezione. I due anticorpi che si legano alla base del virus sembrano essere in competizione per lo stesso posto, e ciò può essere un punto debole del virus. Lo studio indica anche i siti dove gli anticorpi di Zmapp si sono rivelati inefficaci. Il prossimo passo sarà studiare i nuovi anticorpi dei sopravvissuti all’epidemia, per sviluppare un altro cocktail di farmaci nel caso in cui il virus muti e diventi resistente alla terapia.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Longevità, studio Usa su ultracentenari: “Nessun è gene correlato”

next
Articolo Successivo

Staminali, dimostrato nei topi passaggio da madre a figli con allattamento

next