Dopo il passo falso e le critiche per l’1-1 contro la Croazia, l’Italia di Antonio Conte torna alla vittoria in amichevole contro l’Albania: gli azzurri vincono 1-0 nel finale grazie al gol del debuttante Okaka, al termine di una partita vibrante, piacevole e molto sentita. Soprattutto dagli avversari. Si gioca in Italia ma Genova tifa Albania: gli ultrà albanesi sono in netta maggioranza, di sicuro più caldi e rumorosi. Marassi si tinge di rosso, ogni ripartenza delle Aquile è accompagnata da un boato, ogni manovra degli azzurri dai fischi. Questa partita era più importante per loro che per noi. E lo dimostrano anche le pacifiche invasioni di campo: un primo tifoso albanese si inginocchia ai piedi del capitano Cana per farsi autografare la bandiera, un secondo travolge di baci il numero 7 Agolli, ne arriverà anche un terzo. Testimonianza dell’affetto popolare che circonda questa nazionale (anche dopo le vicende di Belgrado e la rissa con la Serbia).
Per l’Albania era un riconoscimento (calcistico e non solo) atteso per anni. Per l’Italia e Antonio Conte soprattutto l’occasione per fare esperimenti, negli uomini e nel modulo. Il ct infatti cambia tutto l’undici titolare rispetto alla partita contro la Croazia. E per la prima volta rinuncia anche al suo 3-5-2. L’Italia si schiera con un 4-4-2 atipico, con Bertolacci nell’inedito ruolo di tornante sinistro e Cerci uomo in più a destra; mentre dietro De Silvestri è pronto a stringere per ricomporre la difesa a tre. Un ibrido tattico che non convince fino in fondo. L’Italia è in fase di costruzione, Conte non vuole stravolgerla troppo. Così l’Albania non deve far molto per ben figurare. E, diversamente da come sarebbe stato se questa partita si fosse giocata dieci anni fa, non si limita a difendere. Dopo un avvio noioso (solo un’occasione per Cerci al 10’), la partita si scalda col passare dei minuti. Le due squadre cominciano a scambiarsi colpi abbassando la guardia, e lo spettacolo ci guadagna: Giovinco spreca dall’altezza del dischetto, Destro sfiora il palo con una conclusione da fuori, Bertolacci impegna severamente Berisha e più di lui Cerci col mancino a giro. Dall’altra parte, però, Cikalleshi (centravanti classe ’90 che mostra buona tecnica) coglie un clamoroso incrocio dai pali dai trenta metri. Partita divertente, insomma.
Stesso copione ad inizio ripresa. Giovinco centra Berisha da ottima posizione, e soprattutto Destro sbaglia a tu per tu col portiere (l’attaccante della Roma attraversa un momento difficile, soffre probabilmente la scarsa fiducia accordatagli a livello di club e di nazionale). Ma anche Lenjani divora un’occasione colossale, liberato da una papera in disimpegno di Sirigu, bravo invece a respingere una punizione di Memushaj. Sono quasi tutti italiani gli assist per le azioni migliori degli avversari, questa probabilmente è la nota stonata della serata. Per quantità d’occasioni e capovolgimenti di fronte il match diventa quasi esaltante. E si decide nel finale, proprio quando i ritmi si abbassano. Negli ultimi minuti c’è spazio per il debutto di Acerbi e di Okaka. Due sogni che si realizzano: il primo arriva in nazionale dopo aver sconfitto anche il tumore, il secondo segna all’esordio, nello stadio della città che lo sta consacrando al grande calcio.
Il risultato conta poco: la vittoria restituisce un po’ di fiducia all’Italia, la sconfitta non penalizza l’Albania che ha dimostrato di essere all’altezza. Era un’amichevole, il bilancio riguarda soprattutto gli esperimenti dei singoli. Positivo Bertolacci (seppur palesemente fuori ruolo); Cerci il migliore, da tenere in considerazione in chiave azzurra più di quanto faccia Simeone all’Atletico Madrid. In difesa solido Moretti, che però nel 2016 avrà 35 anni. E in attacco, con Destro e Giovinco in ombra, il match-winner Okaka si candida come possibile soluzione per il futuro. In generale i nuovi hanno dato l’impressione di avere più fame dei vecchi. Ma per il resto, in attesa di rituffarsi nel campionato fino al 2015, la partita contro l’Albania ribadisce soltanto quanto il nostro calcio offra poche alternative al ct della nazionale. Che si chiami Antonio Conte, o Cesare Prandelli.