La troika non molla e chiede altre 19 riforme alla Grecia per proseguire nel programma legato al memorandum che ha impedito nel 2012 il default, ma che lega il Paese mani e piedi a Berlino fino al 2050. Lo scontro al centro dell’Egeo tra Atene e il triumvirato composto da Ue, Bce e Fmi si riaccende con all’orizzonte il rischio che il piano di salvataggio greco possa essere rimesso in discussione.
Diciannove interventi è ciò che la troika chiede ad Atene dopo due anni di lacrime e sangue. Ma dopo tagli a stipendi, pensioni, e indennità oggi chiede di eliminare categorie protette, welfare e ciò che resta di diritti minimi. La storia di un memorandum che, come si sospettava, non avrà mai fine. I funzionari della troika chiedono di azzerare il buco scoperto da 2,6 miliardi di euro previsto nel bilancio del 2015 anche relativo alle mancate entrate fiscali, con altre tasse.
Dopo tagli a stipendi, pensioni, e indennità la troika chiede di eliminare categorie protette, welfare e ciò che resta di diritti minimi
Intendono inoltre portare a 65 anni l’età pensionabile, continuare sui licenziamenti nel settore pubblico e privato, cassare le esenzioni previste per alcune fasce protette che consentono di andare in pensione in anticipo: pena l’interruzione dei fondi concordati. Infine propone una netta accelerazione per due misure limite: abbattere tempi e burocrazia per il pignoramento della prima casa da parte degli istituti bancari in caso di proprietario moroso nel pagamento del mutuo; e un ulteriore aumento dell’Iva dopo le veementi proteste dei cittadini per i prezzi del gasolio per riscaldamento schizzato alle stelle.
Francamente troppo anche per chi, il governo conservatore-socialista di Antonis Samaras, ha sempre difeso la tagliola europea per risanare il bilancio. Ma che oggi, forse per la prima volta da un biennio, si rende conto di come tutto sia diventato improvvisamente insostenibile per un’intera popolazione che anche quest’anno, al netto di rientri sui mercati e ripresa giubilata dalle agenzie di rating, presenta ancora numeri agghiaccianti: come quel 27% di disoccupati, che arriva al 60% tra i giovani e i suicidi da crisi scomparsi dalle cronache ma che non cessano.
Portare a 65 anni l’età pensionabile, continuare sui licenziamenti nel settore pubblico e privato, cassare le esenzioni previste per alcune fasce protette
La replica di Bruxelles ai tentennamenti di Atene è durissima. C’è ancora tempo per completare la valutazione e chiudere il programma in corso prima dell’Eurogruppo del 8 dicembre. Ma se, tuttavia, entro la fine della prossima settimana non ci sarà un accordo, anche parziale, con la troika, si aprirà un problema enorme, per usare un eufemismo. Che secondo fonti ateniesi potrebbe pregiudicare anche lo stesso memorandum. Il paradosso però, in questa storia, è che se da un lato i numeri dei poveri e dei disoccupati sono schizzati alle stelle, oggi si scopre che anche quelli relativi ai super ricchi non sono da meno. Secondo il rapporto Wealth-X, i ricchi greci di ieri non solo non hanno pagato tutte le tasse dovute (l’evasione è ancora altissima ad esempio per gli armatori) ma sono diventati ancora più ricchi. In particolare, il numero dei milionari nel Paese è aumentato fino a 565 unità (relativo ai conti correnti gold) con un patrimonio complessivo di 70 miliardi di dollari: che fa segnare un più 16,7% rispetto al 2013. Con buona pace di chi ha messo un balzello perfino sulle auto a metano e di quanti, al governo di Atene, hanno impegnato i fondi pensione.