Parla di “golpe bianco” e minaccia di riccorrere al Tar ma se ce ne fosse bisogno anche alla Corte di giustizia europea. Il sindaco di Livorno Filippo Nogarin non ha affatto digerito l’elezione del primo cittadino di Grosseto Emilio Bonifazi (Pd) a presidente dell’Autorità idrica toscana, elezione figlia di una sorta di coalizione “anti Nogarin” guidata dai sindaci Pd che dell’assemblea Ait detengono un’ampia maggioranza. E non l’hanno digerita neanche i rappresentanti del forum “Acqua bene comune” arrivati a Firenze per sostenere il grillino: un gruppetto di persone che ha assistito all’assemblea Ait ha infatti attaccato gli oltre 40 sindaci presenti in sala al grido di “fascisti”. Il braccio di ferro sull’Ait nasconde non solo uno scontro politico bensì una forte contrapposizione tra due diverse filosofie in tema di politiche sull’acqua: da una parte c’è chi sventola il voto di 27 milioni di italiani nel referendum del 2011 sull’acqua pubblica opponendosi perciò a pure logiche di mercato, dall’altra c’è chi si dimostra maggiormente aperto all’ingresso di investimenti privati. Nogarin ha rivendicato il diritto all’incarico (che non prevede indennità) detenuto fino a pochi mesi fa dall’ex primo cittadino di Livorno Alessandro Cosimi (Pd): “La legge parla chiaro – taglia corto il pentastellato – la presidenza spetta automaticamente al sindaco di Livorno”.
“La legge parla chiaro: la presidenza spetta automaticamente al sindaco di Livorno”
La maggioranza dell’assemblea Ait ha conferito invece un’interpretazione ben diversa della norma: nessuna nomina “automatica” ma elezione attraverso votazione. Mossa paragonata da Nogarin a una sorta di “cambio delle carte in tavola”. Scontato il risultato finale: la mozione pro Nogarin ha incassato solo l’appoggio di Volterra (7 sindaci astenuti) mentre quella a sostegno di Bonifazi ha ottenuto il via libera di tutti i Comuni (Bonifazi e lo stesso Nogarin non hanno partecipato alla votazione). La bocciatura della mozione Nogarin ha fatto scoppiare la rabbia del forum “Acqua bene comune” che ha iniziato a inveire contro gli amministratori presenti in sala. Nel giro di pochi secondi è nato un acceso scontro soprattutto con il sindaco di Lucca Alessandro Tambellini (la votazione dal 3’13” di questo video, Tambellini è riconoscibile per la maglia a collo alto).
Il primo cittadino di Livorno ha cercato di intervenire per riportare la calma, poi prima d’uscire dalla sala ha chiarito al microfono: “Mi riservo di ricorrere al Tar per avere un’interpretazione della norma”. Frattura totale? Secondo alcune indiscrezioni si starebbe pensando di tendere una mano a Nogarin per consentirgli di assumere l’incarico di vicepresidente. L’ipotesi non sembra però interessare il sindaco livornese: “Niente contentini” ci dicono dal suo staff. Una volta terminata la riunione Nogarin ha affidato il suo sfogo a facebook: “Tutto come volevasi dimostrare. L’assemblea Ait ha di fatto ratificato un golpe bianco, sovvertendo di fatto lo stesso statuto”. Poi ha puntato il dito contro il Pd: “Questa è la conferma di come la presenza di un sindaco alieno nella Toscana piddina susciti nel Partito Democratico ogni genere di resistenza, anche le più scomposte”.
Lo scontro tra Nogarin e il fronte democratico riflette in realtà due visioni contrastanti in tema di politiche dell’acqua ma più in generale sui beni comuni. E’ lo stesso grillino a evidenziarlo: “La logica di negare al sindaco di Livorno la presidenza per pochi mesi (sarei scaduto a ottobre 2015) ci dà chiaramente il segnale di quale genere di direzione si intenda dare all’Ait per il prossimo futuro: quella di puntare, senza alcun indugio, alla privatizzazione di tutte le municipalizzate”. Nogarin parla inoltre di “un attacco ai beni comuni senza precedenti” anche in tema “di gestione rifiuti e di trasporto pubblico”. Poi la conclusione: “Hanno vinto una battaglia forse, non certamente una guerra, perché i cittadini non possono, non vogliono e non devono vedersi sottrarre una risorsa essenziale come l’acqua”.
Politica
Acqua, Nogarin sostituito dai sindaci Pd all’Autorità toscana: “Ricorro al Tar”
Al posto del sindaco M5s di Livorno è stato eletto il collega di Grosseto Bonifazi. Il primo cittadino dei Cinque Stelle: "Vogliono privatizzare tutto, è un attacco ai beni comuni". E si dice di essere pronto ad arrivare fino alla Corte di giustizia europea
Parla di “golpe bianco” e minaccia di riccorrere al Tar ma se ce ne fosse bisogno anche alla Corte di giustizia europea. Il sindaco di Livorno Filippo Nogarin non ha affatto digerito l’elezione del primo cittadino di Grosseto Emilio Bonifazi (Pd) a presidente dell’Autorità idrica toscana, elezione figlia di una sorta di coalizione “anti Nogarin” guidata dai sindaci Pd che dell’assemblea Ait detengono un’ampia maggioranza. E non l’hanno digerita neanche i rappresentanti del forum “Acqua bene comune” arrivati a Firenze per sostenere il grillino: un gruppetto di persone che ha assistito all’assemblea Ait ha infatti attaccato gli oltre 40 sindaci presenti in sala al grido di “fascisti”. Il braccio di ferro sull’Ait nasconde non solo uno scontro politico bensì una forte contrapposizione tra due diverse filosofie in tema di politiche sull’acqua: da una parte c’è chi sventola il voto di 27 milioni di italiani nel referendum del 2011 sull’acqua pubblica opponendosi perciò a pure logiche di mercato, dall’altra c’è chi si dimostra maggiormente aperto all’ingresso di investimenti privati. Nogarin ha rivendicato il diritto all’incarico (che non prevede indennità) detenuto fino a pochi mesi fa dall’ex primo cittadino di Livorno Alessandro Cosimi (Pd): “La legge parla chiaro – taglia corto il pentastellato – la presidenza spetta automaticamente al sindaco di Livorno”.
La maggioranza dell’assemblea Ait ha conferito invece un’interpretazione ben diversa della norma: nessuna nomina “automatica” ma elezione attraverso votazione. Mossa paragonata da Nogarin a una sorta di “cambio delle carte in tavola”. Scontato il risultato finale: la mozione pro Nogarin ha incassato solo l’appoggio di Volterra (7 sindaci astenuti) mentre quella a sostegno di Bonifazi ha ottenuto il via libera di tutti i Comuni (Bonifazi e lo stesso Nogarin non hanno partecipato alla votazione). La bocciatura della mozione Nogarin ha fatto scoppiare la rabbia del forum “Acqua bene comune” che ha iniziato a inveire contro gli amministratori presenti in sala. Nel giro di pochi secondi è nato un acceso scontro soprattutto con il sindaco di Lucca Alessandro Tambellini (la votazione dal 3’13” di questo video, Tambellini è riconoscibile per la maglia a collo alto).
Il primo cittadino di Livorno ha cercato di intervenire per riportare la calma, poi prima d’uscire dalla sala ha chiarito al microfono: “Mi riservo di ricorrere al Tar per avere un’interpretazione della norma”. Frattura totale? Secondo alcune indiscrezioni si starebbe pensando di tendere una mano a Nogarin per consentirgli di assumere l’incarico di vicepresidente. L’ipotesi non sembra però interessare il sindaco livornese: “Niente contentini” ci dicono dal suo staff. Una volta terminata la riunione Nogarin ha affidato il suo sfogo a facebook: “Tutto come volevasi dimostrare. L’assemblea Ait ha di fatto ratificato un golpe bianco, sovvertendo di fatto lo stesso statuto”. Poi ha puntato il dito contro il Pd: “Questa è la conferma di come la presenza di un sindaco alieno nella Toscana piddina susciti nel Partito Democratico ogni genere di resistenza, anche le più scomposte”.
Lo scontro tra Nogarin e il fronte democratico riflette in realtà due visioni contrastanti in tema di politiche dell’acqua ma più in generale sui beni comuni. E’ lo stesso grillino a evidenziarlo: “La logica di negare al sindaco di Livorno la presidenza per pochi mesi (sarei scaduto a ottobre 2015) ci dà chiaramente il segnale di quale genere di direzione si intenda dare all’Ait per il prossimo futuro: quella di puntare, senza alcun indugio, alla privatizzazione di tutte le municipalizzate”. Nogarin parla inoltre di “un attacco ai beni comuni senza precedenti” anche in tema “di gestione rifiuti e di trasporto pubblico”. Poi la conclusione: “Hanno vinto una battaglia forse, non certamente una guerra, perché i cittadini non possono, non vogliono e non devono vedersi sottrarre una risorsa essenziale come l’acqua”.
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Albania, la Corte non convalida: liberi i 43 migranti. Opposizioni: ‘Fallimento di Meloni’. Da destra riparte l’attacco ai giudici: ‘Si sostituiscono al governo’
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Washington, 1 feb. (Adnkronos) - La scatola nera dell'elicottero coinvolto nella tragedia aerea di Washington sono state recuperate e non appaiono danneggiate, ha reso noto un portavoce del National Transportation Safety Board. L'elicottero ha una sola scatola nera, con la registrazione delle voci della cabina e dei dati di volo.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Altri 43 migranti tornano in Italia dai centri in Albania. Presidente Meloni, errare è umano, perseverare è diabolico. Quanti altri viaggi a vuoto dovremo vedere prima che si metta fine a questa pagliacciata costosa per i contribuenti?”. Così Matteo Ricci, europarlamentare Pd, in un post sui social.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Terzo flop del ‘modello Albania’: la Corte d’Appello di Roma smonta l’ennesima trovata propagandistica del governo Meloni, sospendendo i trattenimenti e disponendo il trasferimento in Italia dei migranti deportati. Per la terza volta, la destra ha provato a forzare la mano e per la terza volta è stata bocciata. Hanno sprecato milioni di euro pubblici, violato diritti fondamentali e messo in piedi un’operazione disumana, solo per alimentare la loro propaganda. Un fallimento su tutta la linea, mentre il Paese affonda tra tagli alla sanità, precarietà e crisi sociale. Ora che farà Meloni? Toglierà la competenza anche alle Corti d’Appello per accentrarla a Palazzo Chigi?”. Così Alessandro Zan, responsabile Diritti nella segreteria nazionale Pd ed europarlamentare.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "La Corte d’Appello di Roma libera di nuovo immigrati irregolari per i quali potevano essere eseguite rapidamente le procedure di rimpatrio e rimette ancora la palla alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei Paesi sicuri. Le ordinanze che non convalidano i trattenimenti nel centro in Albania e che rimettono alla Corte di Giustizia la questione pregiudiziale, insistono sull’individuazione in via generale ed astratta dei “paesi sicuri”, ripercorrendo le motivazioni delle decisioni precedenti, senza giudicare delle posizioni dei singoli migranti. Peccato che la Corte di Cassazione ha ampiamente chiarito, lo scorso dicembre, che questa è una competenza del Governo e non della magistratura. Incredibile che la Corte d’Appello di Roma abbia considerato irrilevante questo principio e insista nel voler riconoscere ai singoli magistrati un potere che è esclusiva prerogativa dello Stato”. Lo dichiara la deputata di Fratelli d’Italia, Sara Kelany, responsabile del Dipartimento immigrazione.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Non stupisce la decisione della Corte d’Appello di Roma di bloccare, per l’ennesima volta, una misura, tra l’altro apprezzata anche in Europa, con cui l’Italia vuole fronteggiare l’immigrazione massiccia e garantire la sicurezza nazionale. I magistrati non usino il loro potere per contrastarne un altro, riconosciuto dalla costituzione e legittimato dagli italiani”. Lo dichiara il deputato della Lega Igor Iezzi.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “La Corte d’Appello di Roma libera ancora dei migranti irregolari che potevano essere rapidamente rimpatriati, rimandando di nuovo alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei paesi sicuri. Ma la Corte di Cassazione aveva chiarito che questa è una competenza del Governo. Evidentemente alcuni tribunali italiani considerano irrilevanti i principi fissati dalla Suprema Corte. Di fronte a questo non posso che esprimere profondo stupore". Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “E anche oggi si certifica il fallimento di Meloni. I Centri per i migranti in Albania non sono la risposta al fenomeno migratorio, che richiede rispetto per i diritti umani e condivisione delle responsabilità a livello europeo. Nei comizi Meloni potrà continuare a dire che fun-zio-ne-ran-no ma nella realtà sono solo uno spreco immane di risorse. Se quei fondi fossero stati spesi per assumere infermieri e medici, o per aumentare gli stipendi di quelli che già lavorano nella sanità pubblica, allora si’ che sarebbero stati utili agli italiani!”. Così in una nota Marina Sereni, responsabile Salute e sanità nella segreteria nazionale del Pd.