Oggi è in programma l’ennesima udienza contro Ghada Jamsheer, attivista per i diritti umani del Bahrain e presidente del Comitato delle petizioni delle donne, una rete di organizzazioni locali che si batte per la riforma del codice di famiglia e dei tribunali della shari’a.
Nonostante l’articolo 86 del codice penale del Bahrain reciti che “quando molteplici reati siano commessi per uno scopo comune e a distanza ravvicinata, dovranno essere considerati come un reato unico, da punire con la pena più alta prevista”, per Ghada Jamsheer si sono prospettati da subito 10 processi separati.
I primi tre si sono conclusi in primo grado tra il 22 e il 29 ottobre, con multe tra i 100 e i 200 euro. Oggi si prosegue col quarto. L’avvocato di Ghada Jamsheer ha denunciato di non aver avuto il permesso di accedere agli atti dei vari procedimenti.
I tweet di Ghada Jamsheer riguardano episodi di corruzione e di cattiva gestione finanziaria che avrebbero avuto luogo nel policlinico universitario re Hamad, sull’isola di al-Murahhaq, a nord est della capitale Manama. La direzione sanitaria è ovviamente nelle mani della famiglia reale, nella persona del dottor Salman Atiyay Allah Al-Khalifa.
Ghada Jamsheer è nel mirino delle autorità del Bahrain sin dal 2005, quando pubblicò un libro dal titolo “Il killer e la vittima nelle corti della shari’a“, che gli costò tre incriminazioni per aver diffamato alcuni giudici appartenenti alla famiglia reale. Venne prosciolta nel corso dell’anno.
Non appena avrò notizie sull’esito del processo, le pubblicherò a commento di questo post.