Non ignoro l’importanza del dato relativo all’astensione in Emilia e Calabria. Un crollo autentico. In Emila Romagna, in particolare, si è passati dal 68,1% delle precedenti Regionali e dal 70% delle recenti Europee al 37,7%. In neanche sei mesi si è verificata una voragine di oltre 32 punti percentuali. Ne consegue che, in via teorica, anche chi ha vinto in realtà ha (avrebbe) poco da esultare. Lo stesso Renzi (inutile parlare di Pd: oggi il Pd è solo e soltanto Renzi) perde 770mila voti da maggio, di cui 677.283 solo in Emilia. Uno sproposito.
Questo fa sì che i suoi tweet, come sempre da bimbominkia, suonino a prima vista ridicoli (“Vittoria netta”, “asfaltata”, ecc). Come suonano puntualmente patetiche le frasi delle varie Boschi (“Le Regionali non erano un test sul governo”: parole che suonavano già vecchie ai tempi di Rumor).
Vittoria netta, bravissimi @sbonaccini e @Oliverio_MarioG Massimo rispetto per chi vuole chiacchierare. Noi nel frattempo cambiamo l’Italia
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 24 Novembre 2014
C’è però un dato che pare sfuggire a molti analisti: a Renzi non frega nulla del numero degli elettori. Gli interessa la percentuale, perché è con quella che si vince e si governa. Ogni giorno incontro elettori che mi chiedono di ricordare in tivù che “Renzi non ha preso il 40% degli italiani, ma il 40% dei pochissimi che sono andati al voto alle Europee, quindi una miseria”. Nulla da eccepire, Renzi alle Europee ha preso meno di Veltroni nel 2008 come numero di voti, ma questo per lui è irrilevante. Ha vinto in Emilia e Calabria, è il primo partito in Italia e soprattutto non ha avversari. Berlusconi non esiste quasi più (o meglio esiste, solo che ora governa il Pd e ha 40 anni di meno.). Alfano non è mai esistito. Il Movimento 5 Stelle si compiace di essere divenuto clandestino (e c’è perfino chi esulta perché paragona il 13% in Emilia al dato delle Regionali del 2010). E Salvini giustamente è estatico, perché il 19% in Emilia è un capolavoro politico, ma Renzi sa benissimo che quella percentuale è improponibile su scala nazionale: la Lega Nord non esiste o quasi al Sud, e anche cambiando nome – come Salvini farà, tramutando la Lega in un Fronte Nazionale stile Le Pen – non avrà mai numeri in grado di impensierire il Pd.
Dunque Renzi non ha avversari. Aritmeticamente ha meno voti ed è in calo, ma gli altri stanno molto peggio di lui. A lui faceva paura il Movimento 5 Stelle, che però si è al momento depotenziato da solo, lasciando campo aperto (anzitutto in tivù) a Salvini e alle renzine. Dunque Renzi fa benissimo a esultare, perché se si andasse al voto domani otterrebbe meno voti, sì, ma avrebbe comunque percentuali bulgare. E sono le percentuali a far governare. Il tema dell’astensione che crolla, ancor più in una regione come l’Emilia Romagna, colpisce certo i Prodi, i Bersani, i Civati. Ma Renzi dell’astensione se ne frega. Detto ancora più chiaramente: capisco benissimo chi si astiene, non potete immaginare quanto vi comprenda, ma chi si astiene – di fatto – vota Renzi. Contribuisce a renderlo ancora più forte. O comunque molto meno debole degli altri.