Amicizie censurabili, bande rumene, assalti razzisti e fiumi di droga. È diventata una delle curve più chiacchierate, quella della Juventus. Ad accendere i riflettori sulla tifoseria organizzata bianconera la presenza di alcuni personaggi che gravitano sugli spalti e allo stesso tempo sono protagonisti di vicende violente o affari loschi, spesso in contesti confinanti o totalmente slegati dal mondo degli stadi. L’operazione che ha smantellato un’organizzazione dedita al narcotraffico internazionale tra Albania e Piemonte è solo l’ultimo tassello del puzzle. Tra i 22 arrestati ci sono sette ultras dei Bravi Ragazzi, uno dei gruppi che segue la Vecchia Signora. Non è un caso che l’indagine si chiami proprio come una delle sigle della curva bianconera. Al vertice del traffico di droga e del settore occupato dal gruppo di tifosi c’era sempre lui, Andrea Puntorno. 37 anni, agrigentino, nell’ordinanza di custodia cautelare si legge anche che avrebbe intrattenuto rapporti con altri “per lo più finalizzati alla gestione di abbonamenti per l’ingresso allo stadio”. Ma il discorso è più ampio: le zone grigie di alcuni esponenti della curva bianconera sfiorano i biglietti e arrivano fino alla Sicilia.
Scontri e assalti – Tra gli arrestati appartenenti ai Bravi Ragazzi c’è anche Davide Moscatiello, 37 anni, finito ai domiciliari per l’assalto al campo rom della Continassa. Lo scorso dicembre, invece, furono tanti gli ultras juventini appartenenti a più gruppi organizzati coinvolti nell’assalto al Palazzo della Regione durante la manifestazione dei Forconi. In due vennero arrestati. “Hanno partecipato a titolo personale”, il refrain lanciato dopo ogni avvenimento. È successo anche all’indomani dell’operazione che porta il loro nome: “Quello che ogni membro del gruppo fa al di fuori dello stadio non può essere imputato al gruppo intero e il gruppo intero non può essere sempre coinvolto nelle vicissitudini di alcuni suoi membri. La nostra passione e la nostra mentalità non sono sotto esame né sotto inchiesta”, hanno scritto i Bravi Ragazzi in un comunicato dopo gli arresti di martedì. È come dire che non tutta la curva della Lazio era coinvolta negli affari di cui è accusato uno dei leader degli Irriducibili, Fabrizio “Diabolik” Piscitelli. Vero, ma resta un dato di fatto: quando gli appartenenti a una frangia della tifoseria organizzata scivolano su un fatto di cronaca restano tranquillamente all’interno del gruppo.
Lo striscione del 2002 – Che alcuni membri della curva juventina abbiano legami strani con soggetti esterni al mondo ultras e si rivolgano a loro in caso di necessità non è una novità. La testimonianza arriva da un episodio di dodici anni fa che sarebbe dovuto nascere e morire all’interno del mondo ultras. Flashback, settembre 2002: amichevole Catania-Juventus, cinque componenti del gruppo bianconero Fighters vengono alle mani con i siciliani e perdono lo striscione. Un fatto che nel linguaggio ultras dovrebbe portare allo scioglimento del gruppo. Nel ricostruire la vicenda la Curva Nord etnea scrisse che c’era una verità “fatta non di regole, ma di ‘interessi’ che nulla hanno a che vedere con i valori sopra detti. Ci è stato chiesto lo striscione indietro e di tacere l’accaduto da ‘gente’ estranea al movimento ultras, hanno fatto forza su queste ‘amicizie’ per riaverlo indietro”. Un esplicito il riferimento a uomini quanto meno prossimi alle cosche.
Oarza e i Templari – Puntorno, invece, in passato è stato accostato alla “Brigada”, un’organizzazione mafiosa rumena che aveva messo radici sotto la Mole. Smantellata nel giugno 2013, la banda era stata guidata dai boss Viorel Oarza e Eugen Gheorghe Paun. Poche settimane fa quattordici appartenenti alla Brigada sono stati condannati in primo grado a pene dai cinque ai 15 anni di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, spaccio, sfruttamento della prostituzione, lesioni e un tentato omicidio. In fase d’indagine, come riportato all’epoca da La Stampa, gli inquirenti ricostruirono come proprio Puntorno ‘chiese rinforzi’ a Paun per la curva bianconera. Nacque così il gruppo dei Templari, un manipolo violento presente al secondo anello della curva bianconera. Tra loro, anche Vasile Vrinceanu, arrestato ieri nel corso dell’operazione “Bravi Ragazzi” e considerato vicino alla Brigada almeno fino a uno ‘sgarro’ per il quale venne ridotto in fin di vita. Mani pesanti e spalle larghe in caso di scontri con le tifoserie avversarie, ma anche per regolare questioni interne. Che a Torino ultimamente non sono mancate.
Le tensioni interne – L’aria nella curva bianconera è tesa da tempo. Ruggini antiche sono tornate a rendere irrespirabile l’aria nel periodo del trasloco allo Juventus Stadium. Allora si è aperta una guerra per le posizioni da occupare, che in quel settore vuol dire potere e proselitismo. In questo contesto maturò nell’estate 2011 il corpo a corpo tra Drughi e Bravi Ragazzi durante il ritiro della squadra a Bardonecchia. Un ragazzo venne accoltellato a una natica in pieno Summer Village tra famiglie in fuga e bambini terrorizzati. La rivalità strisciante tra le varie fazioni della tifoseria organizzata è arrivata, forse, fino al pestaggio del “Presidente” Umberto Toia. Leader del gruppo Tradizione, Toia venne aggredito con calci, pugni e bastonate la notte tra il 23 e il 24 dicembre 2013 fuori dal suo bar a Grugliasco, a sud del capoluogo piemontese. Si parlò subito di un agguato maturato negli ambienti ultras. Poi si vociferò una pista legata alla sfera familiare. Gli inquirenti non sono ancora riusciti a far luce. Troppa omertà, fanno filtrare dalla Procura. Una parola più vicina al mondo della malavita che a quello ultras in senso stretto.