È un giorno importante per i precari della scuola italiana: la Corte europea dà ragione al ricorso contro il rinnovo sistematico dei contratti a tempo determinato, e stabilisce che dopo tre supplenze annuali un docente (o un ausiliare tecnico amministrativo) dev’essere assunto. Ma la sentenza, per quanto storica, non coglie del tutto impreparato il governo: la stabilizzazione di 150mila docenti era già prevista nel piano “La buona scuola”. Anche se il parere della Corte potrebbe aprire ulteriori fronti di rivendicazione.
Tutto nasce dalla direttiva europea n. 70 del 1999, secondo cui dopo 36 mesi di servizio i precari hanno diritto ad essere assunti a tempo indeterminato, a meno che non sussistano “ragioni oggettive”. Una norma che l’Italia ha recepito con il decreto legislativo 368/2001, tanto che nel 2010 il sindacato Anief aveva sollevato la questione e cominciato la lunga battaglia arrivata oggi a sentenza. Per stoppare i ricorsi, nel 2011 il governo aveva emanato una legge secondo cui la normativa non poteva applicarsi al mondo nella scuola, per la presenza appunto di queste “ragioni oggettive”, poi specificate dalla Consulta: il fatto che, prestando servizio, gli insegnanti accumulavano comunque punteggio utile ai fini della futura assunzione; la circostanza che il Ministero non fosse in grado di valutare a priori la consistenza degli organici; quindi motivazioni economiche. Un castello di sabbia che l’Europa ha smontato oggi in maniera definitiva: come recita la sentenza “la normativa europea osta a una normativa nazionale che autorizzi, in attesa del l’espletamento delle procedure concorsuali, il rinnovo di contratti di lavoro a tempo determinato per la copertura di posti vacanti e disponibili”. Pertanto il sistema italiano è illegittimo.
La questione riguarda in particolare i cosiddetti posti vacanti e disponibili: cattedre vere e proprie, senza un docente titolare alle spalle da sostituire, che sarebbero potute essere assegnate in pianta stabile. E che invece lo Stato ha sempre preferito trasformare in incarichi a tempo determinato rinnovati annualmente, per ragioni essenzialmente economiche. Difficile quantificare con precisione il numero dei docenti potenzialmente interessati dalla sentenza: il sindacato Anief parla addirittura di 250mila precari da stabilizzare. Di certo c’è che dei 150mila docenti delle Graduatorie ad Esaurimento (i cosiddetti “precari storici”), circa 125mila hanno maturato nel corso degli anni 36 mesi di servizio.
Sarà per questo che il governo ha deciso di varare un piano straordinario di assunzioni, per cui ha già stanziato le risorse necessarie (un miliardo di euro nel 2015) in legge di stabilità. Del resto non è neanche un mistero, nel documento “La Buona scuola” il procedimento della Corte europea viene esplicitamente annoverato fra le ragioni alla base della riforma. I ricorrenti erano già circa 6-7mila, ma dopo la sentenza in migliaia avrebbero potuto andare in tribunale e vedersi facilmente data ragione. Con questa infornata di assunzioni, invece, il governo si mette al riparo da pericolose azioni legali. Almeno in parte.
La questione sembra appianata per i precari delle GaE, che verranno assunti. Ma qualcuno di loro potrebbe ugualmente chiedere un risarcimento danni (in particolare relativamente alla ricostruzione degli scatti di carriera). E soprattutto il fronte potrebbe allargarsi al personale Ata (di cui non c’è traccia nella riforma) e ai docenti abilitati con i Pas: per accedere ai percorsi abilitanti speciali, infatti, era necessario avere tre anni di servizio. Sono circa 65mila in totale, alcuni di loro potrebbero avere i requisiti per chiedere anch’essi la stabilizzazione. Per tutti questi casi, dunque, la palla tornerà ai giudici nazionali: il parere della Corte è vincolante, ma comunque dovvrebbe essere lasciata discrezionalità di scelta fra la stabilizzazione e l’indennizzo economico; e potrebbe esserci anche un certo margine di manovra sulla verifica delle condizioni a monte della situazione. Non dovrebbe esserci niente da fare, invece, per gli altri precari della scuola, i neoabilitati. In teoria la sentenza stabilisce un principio generale: d’ora in avanti chiunque occuperà per tre anni una cattedra dovrà essere assunto. Ma con l’infornata prevista della riforma e i nuovi organici funzionali le supplenze annuali verranno tutte assorbite, e scompariranno. Le migliaia di docenti abilitati esclusi dal piano dovranno comunque attendere i prossimi concorsi.