L’Italia è flagellata da un tasso di evasione fiscale che tocca i 90 miliardi di euro, ma è finito il tempo dei furbi. Tutti devono compiere con “disciplina e onore” il loro dovere, ma bisogna semplificare la vita ai cittadini. Sono i punti centrali del discorso che Matteo Renzi ha tenuto alla Scuola di Formazione della Guardia di Finanza di Ostia per l’inaugurazione dell’anno accademico. “È frustrante sentirsi dire che l’Italia è il paese dove le cose on si possono fare – ha esordito il premier – da anni i primi ministri assicurano la lotta all’evasione che va fatta e non detta. Ma saremo credibili se si parte dall’idea che l’Italia non è spacciata, non è in mano ai furbi o di chi dice ‘tanto non ce la facciamo’”.
Di certo la situazione è molto difficile: è “impressionante il numero di 91 miliardi stimati” di evasione fiscale, “qualcosa come sei punti di Pil”. La strada maestra per uscire dal pantano è una sola: “Noi ce la stiamo mettendo tutta, ma è convinzione che solo con l’adempimento con onore e disciplina di tutti e ciascuno, partendo da chi ha incarichi di governo fino al cittadino comune vero eroe della quotidianità, riusciremo a cambiare il paese”. Ma per raggiungere l’obiettivo “bisogna cambiare approccio verso il cittadino che si deve sentire moralmente accompagnato e il pubblico non è solo controllore ma diventa il consulente. Per chi sbaglia non ci sono scappatoie, va stangato ma le norme vanno rese più semplici, la semplicità è presupposto per il contrasto alla criminalità”.
Qui interviene la riforma della Pubblica amministrazione. Il primo passo – continua Renzi – per rendere “più semplice chiedere ai cittadini di pagare le tasse” è “far vedere che si annullano gli sprechi della pubblica amministrazione, tagliando le spese di gestione e non i servizi. Dobbiamo fare uno sforzo di semplicità, che deve essere il tratto costitutivo della P.A.”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Piercarlo Padoan: “È importante migliorare la cooperazione tra contribuenti e amministrazione fiscale per incentivare l’adempimento spontaneo agli obblighi tributari – ha spiegato il ministro delle Finanze – è un risultato al quale si può giungere attraverso incentivi che facciano emergere reddito imponibile e prassi innovative dell’amministrazione finanziaria”. C’è spazio anche per un annuncio: “Nel disegno di legge di stabilità 2015, attualmente in discussione alla Camera dei deputati, sono contemplati interventi di contrasto all’evasione che consentiranno di recuperare risorse per circa 3,5 miliardi di aggiuntivi rispetto al 2014″.
Il premier non perde, quindi, occasione per toccare anche il tema a lui tanto caro delle riforme: “Non basta cambiare la Costituzione e lo stiamo facendo, non basta cambiare la legge elettorale e lo stiamo facendo dopo anni di melina, pantano e sabbie mobile. La prima vera riforma è quella della scuola“. Intanto l’attesa maggior è per il Jobs Act: “Al termine della riforma avremo meno alibi e non meno diritti”.