Sergio Marchionne, dopo la decisione di separare Ferrari da Fiat Chrysler Automobiles e quotarla in Borsa negli Stati Uniti, ora le carica sul groppone un po’ di debito. Per finanziare il maxi dividendo da 2,25 miliardi di euro che la casa di Maranello dovrà versare prima della separazione al gruppo presieduto da John Elkann, infatti, Ferrari non farà solo ricorso alla propria ricca cassa, (oltre 1,5 miliardi di euro) ma si assicurerà liquidità aggiuntiva lanciando un prestito obbligazionario. A prevederlo, riporta Repubblica, è un documento inviato alla Sec, l’ente americano che vigila sui mercati finanziari e sulle società quotate, in cui si legge che Ferrari “emetterà debito nei confronti di terzi”.

Immediata la levata di scudi della Fiom di Modena, che chiede di “non utilizzare un’azienda solida come Ferrari Auto come bancomat di Fca”. Secondo il segretario dei meccanici modenesi della Cgil, Simone Selmi, lo scorporo delle Rosse dal resto del gruppo “ha due scopi: distribuire dividendi agli azionisti di Fca (il primo come è noto è la Exor della famiglia Agnelli, ndr) e ridurre il debito conseguente alla fusione di Fiat con Chrysler, indebitando però l’unica azienda finanziariamente solida del gruppo, ovvero Ferrari Auto”. In più, secondo la Fiom, separare Maranello da Fca “non è utile a rilanciare gli investimenti, né a sostenere i livelli occupazionali negli stabilimenti di Fca in Italia, dove per la maggior parte è ancora alto il ricorso agli ammortizzatori sociali”.

Parole, quelle di Selmi, simili nella sostanza alle critiche del patron di Tod’s, Diego Della Valle, secondo il quale la quotazione in Borsa di Ferrari servirà “per salvare il grande bidone che è Fiat”.

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