La recente espulsione dal M5S dei deputati Artini e Pinna, dopo la consultazione online sul blog di Grillo, è il segno di una spaccatura ormai forse insanabile tra i rappresentanti (e non più, di fatto, semplici “delegati” e porta-voce) del Movimento in Parlamento ed il loro capo politico Grillo (comunque lo si voglia definire “megafono”, leader, “tamburino”, “padrone”, etc.).

Non voglio entrare nel merito dell’accaduto, sulla polemica per la “mancata” restituzione di parte dello stipendio. Da quel che sembra, in effetti, Artini e Pinna hanno violato il codice di comportamento previsto per i parlamentari 5 Stelle, seguendo modalità di restituzione diverse da quelle previste. Ciò che voglio sottolineare, piuttosto, è come lo stesso Grillo abbia deciso di intervenire violando a sua volta le disposizioni di quel codice da lui stesso richiamato espressamente nel post con il quale ha indetto le consultazioni per l’espulsione. Il quale, infatti, prevede, per l’espulsione dal gruppo parlamentare del M5S: «I parlamentari del M5S riuniti, senza distinzione tra Camera e Senato, potranno per palesi violazioni del Codice di Comportamento, proporre l’espulsione di un parlamentare del M5S a maggioranza. L’espulsione dovrà essere ratificata da una votazione on line sul portale del M5S tra tutti gli iscritti, anch’essa a maggioranza». La disposizione è richiamata anche dall’art. 15 del Regolamento del Gruppo Parlamentare MoVimento 5 Stelle, il quale prevede (art. 15 lett. d) che costituisca causa di espulsione la «violazione degli obblighi assunti con la sottoscrizione del “codice di comportamento del MoVimento 5 Stelle in Parlamento”». L’articolo prevede, inoltre, che il provvedimento di espulsione debba essere adottato dal Presidente del gruppo parlamentare «su delibera dell’Assemblea a maggioranza dei propri componenti» (e successivamente ratificata da una votazione on line sul portale del M5S).

Per quanto riguarda (va aggiunto a scopo di completezza)  la posizione non del parlamentare, ma dell’associato, nessuna indicazione è, invece, contenuta nello Statuto del MoVimento (che all’art. 5 disciplina unicamente il diritto di recesso dell’associato), con la conseguenza che, per l’espulsione dal MoVimento, deve trovare applicazione l’art. 24 c.c., per il quale l’esclusione d’un associato non può essere deliberata dall’assemblea che per gravi motivi; l’associato può ricorrere all’autorità giudiziaria entro sei mesi dal giorno in cui gli è stata notificata la deliberazione». Ciò implica che, per l’espulsione di un associato è necessaria la delibera dell’assemblea del MoVimento, la quale non coincide in alcun modo con la «consultazione on line» degli iscritti (si veda, infatti, quanto prevede l’art. 12 dello Statuto del M5S).

Se, pertanto, per l’espulsione di un membro dal gruppo parlamentare gli unici legittimati a proporre l’espulsione di un parlamentare sono unicamente i parlamentari del Movimento, per l’espulsione dall’associazione (ossia: non dal solo gruppo parlamentare, ma dal Movimento), unica competente a deliberare è l’Assemblea dei soci.

In entrambi i casi, dunque – che si sia voluto espellere Artini e Pinna dal gruppo parlamentare o dalla loro qualità di “associati” (sono due cose diverse, infatti, l’espulsione “dal gruppo” e quella “dal partito”) – la procedura non è stata rispettata: (a) nel primo caso, infatti, l’iniziativa a proporre l’espulsione sarebbe dovuta provenire dai parlamentari, e non direttamente dal blog di Grillo, con un post anonimo; (b) nel secondo caso, l’espulsione non avrebbe potuto essere adottata mediante la consultazione on line, ma soltanto mediante il voto dell’Assemblea.

Se, come nel post viene precisato, «nel Movimento 5 Stelle le regole vengono prima di ogni cosa», allora appare evidente come l’espulsione sia stata decretata seguendo una procedura illegittima, contraria al codice di comportamento ed allo statuto del MoVimento. A rigor di logica, pertanto, che la delibera potrebbe essere annullata.

Quel che, però, qui ci interessa, è evidenziare come questa vicenda porti ormai alla luce la separazione tra Grillo ed una parte consistente del gruppo parlamentare, a tal punto consistente dall’evitare di far prendere ad esso la decisione sulla espulsione. Tutto ciò fa pensare che siamo di fronte all’inizio di una resa dei conti che va al di là della decisione presa ieri. Una resa dei conti rispetto alla quale non c’è alcun “codice di comportamento” che tenga: “E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare e infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te”.

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