“Il disturbo al versante, dovuto al passaggio del fronte di scavo, si stabilizzerà una volta completata la galleria”. A parlare della frana di Ripoli, sull’Appennino bolognese, quella causata dai lavori per la autostrada Variante di valico, è il ministro Maurizio Lupi che ha risposto a una interrogazione scritta presentata dai deputati Ivan Catalano e Pino Pisicchio. Eppure, nonostante le rassicurazioni del titolare delle Infrastrutture la frana si muove ancora, come si evince dai dati Spea la società di ingegneria appartenente ad Autostrade, e nessuno può sapere quando quelle decine di milioni di metri cubi di terra possano fermarsi. Appena tre settimane fa a celebrare la fine degli scavi della galleria Val di Sambro, gli stessi che hanno rimesso in moto la terra sotto Ripoli, era arrivato Matteo Renzi in persona. Con l’abbattimento di quel diaframma l’8 novembre davanti agli occhi del premier, tutte le gallerie dell’autostrada erano state bucate. Ma quell’ultimo tunnel che passa sotto Ripoli ha lasciato non pochi problemi aperti.
Nonostante le rassicurazioni del titolare delle Infrastrutture la frana si muove ancora e nessuno può sapere quando quelle decine di milioni di metri cubi di terra possano fermarsi
“Ad oggi, le risultanze strumentali confermano una chiara tendenza alla stabilizzazione del versante”, scrive il ministro Lupi rivolgendosi ai due membri del Parlamento italiano, che nella loro interrogazione citano spesso gli articoli de ilfattoquotidiano.it. Premesso che non esiste in Emilia Romagna neanche un caso di “frana stabilizzata” (su 70 mila frane totali) l’ammasso di terra continua a muoversi più dei due millimetri di movimento l’anno che in queste zone venivano misurati prima dell’inizio degli scavi di quella galleria. Cammina per esempio verso valle anche il viadotto Rio Piazza a monte di Ripoli, dove passa il traffico della Autostrada del sole. “Dall’analisi dei dati di monitoraggio topografico effettuato sull’opera si è registrato uno spostamento massimo pari a 12,6 cm”, ha detto Lupi a riguardo. Ma quello fornito del ministro purtroppo è un dato vecchissimo. È lo stesso, identico dato che a marzo 2014 Autostrade per l’Italia, la società privata concessionaria della Variante di valico, fornì in una lettera al Fatto Quotidiano. E già allora, otto mesi fa, era superato. Il dato vero, peraltro misurato dalla Spea è un altro: i due misuratori piazzati sopra ci dicono che il pilone numero 5 dell’altissimo ponte ha già superato i 15 centimetri di movimento da novembre 2011 a novembre 2014. Un centimetro e mezzo solo negli ultimi cinque mesi. Continua a muoversi anche il pilastro numero due: dall’agosto 2011 a oggi oltre 7 cm, quasi 1 centimetro da luglio a oggi.
Autostrade per l’Italia ha iniziato recentemente le procedure per espropriare quasi 50 appezzamenti di terreno nel paesino
Autostrade per l’Italia ha iniziato recentemente le procedure per espropriare quasi 50 appezzamenti di terreno nel paesino. Lo scopo? Realizzare una rete di drenaggio delle acque. I motivi li spiega la stessa società concessionaria: “Benché dai dati del monitoraggio – ha spiegato il 24 luglio 2014 una relazione di Autostrade per l’Italia al ministero delle infrastrutture – emerga una tendenza alla stabilizzazione del fenomeno franoso (dovuto anche al completamento dei lavori in quel tratto e quindi all’allontanamento dei fronti di scavo della galleria Val di Sambro), si ritienenecessario tuttavia poter eseguire gli interventi di drenaggio”. Poi nella relazione di Autostrade per l’Italia si conclude: “Data la specificità dell’intervento è da realizzarsi con urgenza in quanto come sopra riportato finalizzato a tutelare il versante e opere connesse”.
Il gip Andrea Scarpa terrà un’udienza per decidere se riaprire le indagini per le quali la procura della Repubblica aveva chiesto l’archiviazione.
Maurizio Lupi nella sua risposta al Parlamento parla anche delle persone sgomberate dalle loro case (il ministro scrive erroneamente di “Ripoli e Santa Maria Maddalena” come se fossero due frazioni diverse). “Per quanto riguarda le famiglie raggiunte da ordinanza di sgombero, si fa presente che la stessa si è resa necessaria per situazioni di danno pregresso, prevedendo la delocalizzazione a titolo cautelativo per dieci fabbricati, di cui quattro non abitati”, ha detto. Premesso che nessuno prima dell’inizio dei lavori era stato mai sgomberato a Ripoli, ilfattoquotidiano.it può fornire dati un po’ più chiari. In totale circa 40 persone che vivevano stabilmente nelle loro case di Ripoli sono fuori dalla propria abitazione dopo l’inizio degli scavi: si tratta del 10% della popolazione. A questo conto vanno poi aggiunte le sei famiglie che abitavano nella zona chiamata Selva, che nell’ultimo anno sono state espropriate della loro casa in via cautelativa proprio perché gli scavi stavano arrivando sotto le loro abitazioni. Inoltre, al calcolo che fa Lupi, vanno sommate anche le seconde case: molte persone a Ripoli andavano infatti solo d’estate per godersi il fresco della montagna oppure nei fine settimana durante l’anno. E ora non possono più. Infine oltre alle abitazioni civili, non bisogna dimenticare che all’inizio dell’estate 2014 è stata interdetta al pubblico anche la chiesetta del Trecento intitolata a Santa Maria Maddalena. L’unica nella frazione. Sul fronte giudiziario intanto, a breve il giudice per le indagini preliminari Andrea Scarpa terrà un’udienza per decidere se riaprire le indagini penali sulla frana di Ripoli, per le quali la procura della Repubblica aveva chiesto l’archiviazione.