Era bastato un giochetto in consiglio comunale, un repentino cambio di casacca per favorire la nomina di un amico alla presidenza di una commissione strategica. La Mafia Capitale allungava i suoi tentacoli fin nelle viscere dell’amministrazione, arrivando a prendere possesso della Commissione di Controllo, Garanzia e Trasparenza del Comune di Roma. L’inchiesta della magistratura capitolina ha svelato il meccanismo attraverso il quale nel 2013 la “cupola” che controllava diversi tipi di appalti dal verde pubblico, all’emergenza immigrati fino all’emergenza neve, è riuscita a mettere un suo uomo, Giovanni Quarzo, ora indagato per associazione a delinquere di stampo mafioso dalla Procura di Roma, alla presidenza dell’organo che esercita una funzione di controllo sulla regolarità dei bandi, delle procedure di assegnazione degli appalti in tutti i settori e dei lavori dell’Assemblea capitolina. Un caso di condizionamento che, secondo la legge, consente ad un prefetto di istituire una commissione di accesso per accertare se esistono le condizioni per sciogliere un Comune per mafia.
Un posto chiave per far bene gli affari, la Cupola lo sa e se lo prende. Tutto ruota attorno a Giovanni Quarzo, allora consigliere comunale del Pdl e ora capogruppo di FI, che intratteneva rapporti con Massimo Carminati, ex Nar e capo dell’organizzazione, che in una conversazione del 6 maggio 2013 con Tommaso Luzzi “affermava di essere già coinvolto nel supporto della campagna elettorale di Quarzo attraverso la disponibilità di “squadre di ragazzi” che operavano “attacchinaggio” di manifesti in suo favore (“che te serve qualche squadra de ragazzi che vengono e te fanno attacchinaggio” “..glieli sto a fa’ pure per Quarzo (Giovanni)'”. Il 23 luglio, poi, durante un pranzo con Luca Gramazio (consigliere regionale del Pdl, indagato per associazione mafiosa, corruzione aggravata e illecito finanziamento ai partiti) e suo padre Domenico (storico senatore di An), Carminati confermava il suo interessamento alla questione: “Mo te sto a guarda’ ‘sta cosa per la..(…) commissione trasparenza, mo devo parlare con coso, con Michele”.
Carminati a Luca Gramazio: “Mo te sto a guarda’ ‘sta cosa per la … commissione trasparenza”
La strategia è chiara. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, dall’analisi di una conversazione del 16 luglio 2013 tra Fabrizio Testa (ex presidente di Tecnosky, “testa di ponte della organizzazione nel settore politico e istituzionale” e arrestato per associazione mafiosa) e Quarzo si comprendeva come quest’ultimo “si fosse evidentemente rivolto al Gramazio (Luca) (“guarda …, t’ha spiegato Luca la questione?”) per avere il suo sostegno per ottenere l’incarico che si rivelerà essere la Presidenza della Commissione Trasparenza”. Il consigliere regionale “a sua volta, aveva interessato il Testa affinché si “mettesse a disposizione” (“m’ha solo detto ‘ditemi, solo fa sape’ per tempo se posso essere …’)”. Il piano escogitato era semplice ed efficace: Quarzo e Roberto Cantiani devono lasciare il gruppo consiliare del Pdl e passare al Misto, in modo da variare gli equilibri in conferenza dei capigruppo ed eleggere Quarzo alla guida della Commissione.
Quarzo al telefono con Testa: “La soluzione è un po, è diciamo … politicamente spregiudicata ma molto efficace”
Plastica la rappresentazione che emerge dalle intercettazioni: il 16 luglio Quarzo parla al telefono con Testa e gli spiega: “La soluzione è un po, è diciamo … politicamente spregiudicata ma molto efficace (…). Cioè andiamo in due al gruppo misto cambiamo Cosimo Dinoi (fonetico) come capo gruppo, il nuovo capo gruppo (incomprensibile) trasparenza e poi dopo una settimana ce ne rimandiamo di nuovo al Pdl (…) Questo è lo schema”. E Testa si metteva a disposizione: “Allora volevo sape’ se potevo es.., da’, fatemi sape’ se devo da’ una mano“. Quarzo: “Ti ringrazio molto”. Il patto è stretto e Testa lo sugella: “Giova’, la squadra è squadra“. Ed è esattamente quel che accade. Il 24 luglio Quarzo e Cantiani lasciano il gruppo del Pdl, migrano nel gruppo Misto e il 24 settembre il primo diventa presidente della Commissione trasparenza al posto di Mino Dinoi. Il gioco è fatto: i controllati diventano i controllori. Ma gli uomini della “cupola” nella Commissione Trasparenza sono due. L’altro è Italo Walter Politano, responsabile della Direzione Trasparenza del Campidoglio, anch’egli indagato in base all’articolo 416 bis del codice penale. Nel pomeriggio il sindaco Ignazio Marino ha firmato l’ordinanza di rimozione del dirigente dalla posizione di direttore della Direzione Integrità, Trasparenza e semplificazione dell’azione amministrativa del Segretariato generale, nonché dalle funzioni di responsabile per la Trasparenza di Roma Capitale. Il provvedimento è motivato dalla “straordinarietà e rilevanza dei recenti eventi connessi alle indagini della Procura della Repubblica di Roma, che hanno interessato anche strutture amministrative di questo Ente”. Le funzioni sono state assegnate al vice segretario generale, Luigi Maggio e l’ordinanza è stata comunicata all’Autorità nazionale anticorruzione. Questa mattina Politano aveva messo a disposizione dell’amministrazione il suo incarico.
Le manovre erano state denunciate lo scorso anno dagli esponenti romani del Movimento 5 Stelle. “Abbiamo denunciato la pratica – spiega a IlFattoQuiotidiano.it Daniele Frongia, consigliere comunale – perché se da un punto di vista regolamentare era perfettamente regolare, non si poteva dire altrettanto da punto di vista dell’opportunità politica: si volle soltanto impedire che la guida della Commissione fosse affidata al M5S, che è al di fuori di tutti i giochi politici”. Ma quali sono le funzioni della Commissione? Si occupa, recita l’articolo 97 del regolamento del consiglio comunale, della “pubblicità e trasparenza delle procedure amministrative con particolare riguardo a quelle concorsuali a rilevanza esterna, bandi di gara, di concorso, di affidamento di servizi o di gestione d’impianti, nonché, nell’ambito dei servizi pubblici locali, con particolare riguardo alla procedura di selezione dei modelli organizzativi e gestionali per la formazione di società miste pubblico-privato”. Ovvero tutte quelle funzioni su cui la piovra aveva allungato i suoi tentacoli.
Aggiornato dalla redazione web alle 21,18
Riceviamo e pubblichiamo
Carminati non si è mai occupato dell’affissione di alcun manifesto di Quarzo. Tale circostanza infatti è stata smentita dalle testimonianze del Sig. Marco Di Dio, del Sig. Valerio Scambelluri e del Sig. Massimiliano Pirandola. Non è vero che la commissione trasparenza sia “l’organo che controlla la regolarità degli appalti”.
Ai sensi dell’art. 97 comma 6 lettera J del regolamento del consiglio comunale di Roma la commissione può controllare la correttezza con la quale i bandi di gara vengono pubblicizzati non se lo svolgimento della gara sia regolare o meno e quindi non può in alcun modo entrare nel merito della gara stessa.
Le testimonianze dei carabinieri e la commissione prefettizia hanno confermato che nessuno degli atti della commissione, sotto la mia presidenza, ha mai presentato alcun profilo di illiceità né di illegittimità.
Non è vero che l’elezione di Quarzo è stata decisa da Carminati. Tale circostanza è stata smentita dalla testimonianza della Dottoressa Sveva Belviso e dei Sigg.ri Roberto Cantiani, Fabrizio Ghera, Davide Bordoni, Giancarlo Sammarco e Lavinia Mennuni.
Queste e molte altre risultanze documentali e testimoniali hanno determinato la Procura a chiedere l’archiviazione successivamente disposta dal GIP il 6 Febbraio 2017.
Roma 25 Gennaio 2018
Avv. Giovanni Quarzo