Andrea Loris Stival è stato strangolato con una fascetta da elettricista, lunga e larga. E non con una mano come era stato detto subito dopo l’autopsia. Questa, secondo i nuovi esami dei medici legali, è l’arma del delitto. Lo rivelano fonti inquirenti che adesso hanno disposto appositi accertamenti per trovarla. Si spiegherebbero così i graffi sul collo e il volto del ragazzino. Intanto l’attenzione degli investigatori si concentra sulla mamma. Non è indagata. Ma dal suo racconto su quella mattina di sabato 29 novembre emergono almeno tre incongruenze che affiorano dai verbali. Contraddizioni che trasformano Veronica Panarello, 25 anni, in una sospettata agli occhi dei detective di carabinieri e polizia che indagano sull’omicidio del bambino di 8 anni, sparito da Santa Croce Camerina (Ragusa), ucciso e poi gettato in un canalone di cemento a quattro chilometri di distanza.

La donna sostiene di “aver detto la verità“. Ma un video di una telecamera di sorveglianza piazzata nei pressi dell’abitazione della famiglia Stival smentirebbe il primo punto del suo racconto e confermerebbe che Loris non è stato accompagnato a scuola. Vediamo le altre contraddizioni che emergono da due verbali – riportati dall’Ansa – redatti negli uffici della Questura dove la donna è stata sentita due volte (il 29 e 30 novembre) come persona informata sui fatti.

“Come al solito – verbalizza la ragazza il 29 novembre – ho provveduto ad accompagnare mio figlio a scuola, ma siccome eravamo in ritardo e c’era traffico ho lasciato Loris a circa 500 metri dalla scuola“. Il giorno dopo dà un’altra versione: “Oltrepassato l’ingresso della scuola, svoltavo a destra su via di Vittorio e mi sono fermata a poche decine di metri dall’ingresso della scuola, dove ho fatto scendere Loris”. Il racconto è contraddittorio anche sul momento in cui la mamma si accorge della scomparsa del bambino. Nel primo verbale Veronica dice di aver “atteso l’uscita della classe di Loris” e di aver “parlato con i compagni di classe e le maestre, che mi hanno detto che Loris non era andato a scuola”. Nella seconda versione le maestre spariscono dal racconto: “Dopo aver parcheggiato nei pressi della scuola mi reco al cancello… assalita dal panico ho cercato aiuto nei vigili urbani, ho chiamato mio suocero, ho chiesto ai bambini e poi ho chiamato il 112”.

C’è un altro episodio su cui si è concentrata l’attenzione di carabinieri e polizia, coordinati dal procuratore di Ragusa Carmelo Petralia.e supportati dai colleghi del Ros e dello Sco. Riguarda un sacchetto della spazzatura che sarebbe stato gettato lungo la strada nei pressi di un supermercato, un punto distante un chilometro o poco più dal Mulino Vecchio, dove è stato ritrovato il cadavere del ragazzino. Di questa vicenda la donna ne parla soltanto nel verbale del 30 novembre mentre in quello del 29 non ne fa mai menzione. Parla Veronica: “Dico a Loris di prendere due sacchetti della mondezza, ma lui ne prende solo uno. Partiamo in macchina verso la rotatoria dopo la Despar perché li ci sono dei cassonetti”. In realtà, e questo lo direbbero le immagini registrate dalle telecamere, il sacchetto non finirà nei cassonetti ma verrà gettato sul ciglio della strada. Poi l’auto di Veronica fa inversione di marcia e prende la direzione della scuola.

L’ultima contraddizione riguarda la partecipazione al corso di cucina nella tenuta Donnafugata. Il 29 novembre la mamma di Loris fornisce questa versione: “Dopo aver accompagnato” il figlio piccolo “alla ludoteca, sono andata al castello di Donnafugata dove sono rimasta fino a mezzogiorno”. Ma il giorno dopo mette a verbale tutt’altro: “Dopo aver lasciato il bambino” (sempre il figlio più piccolo, ndr) “sono tornata a casa per sbrigare delle faccende domestiche. Alle 9.15 sono uscita e sono andata al castello di Donnafugata, dove sono rimasta fino alle 11.45”. Qui, chi l’ha vista quel giorno poco dopo le 10, afferma che Veronica era “serena” e – ricordano i testimoni – giustificò il ritardo dicendo che aveva avuto dei problemi.

C’è poi un ulteriore elemento che Veronica Panarello fornisce e riguarda i capricci del piccolo Loris la mattina del giorno in cui è morto. Un elemento su cui si è focalizzata la lente degli investigatori. Perché – ragionano – potrebbe spiegare almeno in parte quello che si vede nel video registrato dalla telecamere, dove Loris si allontana dalla macchina dopo – sembra – una discussione con la mamma. “Mio figlio – racconta la mamma il 29 novembre – non andava volentieri a scuola perché diceva che lo prendevano in giro. Da circa una settimana il bambino aveva manifestato l’intenzione di non andare più a scuola”. Il giorno dopo, aggiunge: “avevo notato che il bambino, da una settimana a questa parte, era più nervoso del solito”. E quel sabato mattina, il piccolo glielo disse proprio. “Loris – mette a verbale la donna – non voleva andare a scuola ma voleva venire con me al castello ma io gli dissi di no perché avevo il corso”.

Ma anche le parole dette da Veronica per ricostruire il profilo del figlio sembrano essere smentite dalle altre persone che conoscevano Loris. Sabato 29 novembre, subito dopo la scoperta del cadavere, la mamma descrive il piccolo come un ragazzino aperto che dava confidenza a tutti e che aveva già marinato la scuola. Diverso il parere di una zia paterna, secondo cui Loris “era diffidente, chiuso, non dava facilmente confidenza agli estranei”. Mentre il preside della Falcone e Borsellino Giovanna Campo, in a Sky Tg24, dice Loris frequentava la scuola “con assiduità” e “aveva fatto un numero di assenze minimo, solamente due dall’inizio dell’anno”.

Al momento l’unico indagato rimane il 64enne Orazio Fidone, che alle 16 e 55 del 29 novembre scopre il cadavere di Loris gettato in un canalone di cemento in contrada “Vecchio Mulino”, 4 chilometri di distanza dall’istituto Falcone e Borsellino dove Loris sembra non aver mai messo piede. La casa dell’ex cacciatore è stata perquisita questa mattina (giovedì 4 dicembre) dalla polizia Scientifica, così come alcune abitazioni dei vicini degli Stival. E un nuovo sopralluogo è stato compiuto dagli investigatori sul luogo del ritrovamento.

Mentre ieri (mercoledì 3 dicembre) i carabinieri, i poliziotti della Mobile e della Scientifica hanno passato al setaccio per tre ore la casa degli Stival. Hanno sequestrato un pc, quaderni e disegni del piccolo. E’ stato effettuato anche il test del Luminol, un esame che serve a cristallizzare eventuali tracce di sangue e Dna. Accertamenti che si sono concentrati soprattutto nel garage alla presenza dell’avvocato di famiglia Francesco Villardita che conferma la versione di Veronica: “Ha accompagnato il figlio a scuola”.

Ma agli investigatori non sono passati inosservati nemmeno i problemi della donna che avrebbe tentato il suicidio due volte. Così come la sua infanzia complicata, e il rapporto difficile con la madre. Veronica continua a ripetere la sua versione: “Ma come ve lo devo dire? Io – dice al quotidiano La Sicilia – quella mattina Loris l’ho accompagnato vicino alla scuola. Era uscito di casa assieme a me e al fratellino, siamo arrivati in macchina e l’ho lasciato. Poi, all’uscita sono andata a prenderlo e non c’ era più. Le cose sono andate così, questa è la verità“. “Non ci dobbiamo difendere da nulla”, aggiunge il padre Davide.

Questo pomeriggio, Veronica è salita a bordo di un auto della polizia che ha ricostruito il tragitto che compiuto quella mattina. Un ulteriore accertamento per cercare di risolvere il giallo della morte di Loris. Un mistero che si nascosto dietro quelle 4 ore e mezza: dalle 8 alle 12 e 30. Le contraddizioni di mamma Veronica forse sono dovute allo choc per la perdita del figlio. Oppure potrebbero essere la chiave per decifrare l’omicidio.

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