Vi fermo subito. Non sto scrivendo questo post per buonismo natalizio. Dopo un anno di Social street e avendo avuto modo di osservare le oltre trecento social street nate in Italia e nel mondo, mi sento di scrivere queste righe per sottolineare uno degli aspetti predominanti che ne emergono, ovvero la gratuità.
Quando ho iniziato il primo gruppo Social street, provenendo io stesso da una formazione accademica economica, ho pensato subito che le social potessero essere un modo per riattivare l’economia locale, un modo per fare sharing economy e così abbiamo pensato ad esempio di attivare la possibilità di ottenere degli sconti per i residenti che si rivolgevano alla attività commerciali della strada. Andando poi a vedere chi effettivamente utilizzava questi sconti anche in altre social street, ci siamo resi conto che in realtà erano poche le persone che ne usufruivano. Eppure, pensavo, in tempo di crisi l’aspetto economico non dovrebbe essere preponderante? La sharing economy di cui tanto si parla, non dovrebbe essere il cuore delle social street?
Mi sbagliavo, evidentemente le persone avevano bisogno di altro, non era l’aspetto economico il cuore di tutto. Osservando i vari gruppi in Italia mi sono reso conto che in realtà il motore era il “dono”. Cosa spinge Alessandra ad offrire gratuitamente casa sua per un mese a Cristina, la vicina di casa, alla quale ha preso fuoco l’appartamento? Perché Nives apre le porte di casa ai vicini per insegnare gratuitamente a fare la sfoglia? O perché Anna che chiede aiuto ai vicini per montare un mobile Ikea offrendo in cambio lezioni di chitarra, alla fine ottiene subito l’aiuto ma non le viene chiesto la lezione di chitarra in cambio?
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maiocch
Osservare queste dinamiche è molto interessante e come avviene sempre nelle social street, partiamo dalla “pratica per arrivare alla teoria”, teoria che ci riconduce al Saggio sul dono scritto nel 1923 dall’antropologo e sociologo francese Marcel Mauss. Secondo questo autore il dono in realtà crea delle aspettative pur senza garanzia di restituzione, seguendo comunque la logica del dare, ricevere e ricambiare. Su questa teoria si è dibattuto molto ed il filosofo francese Jacques Derrida, ad esempio, ha sviluppato questo pensiero affermando che per parlare realmente di dono, esso non dovrebbe essere percepito come tale né dal donatario né dal donatore, per non rischiare che diventi un dovere.
Ecco, arriviamo dunque al caso delle social street. Gran parte delle interazioni fra i vicini di casa si svolgono con questo meccanismo, aiutare il vicino di casa a fare un trasloco, andarlo ad aiutare ad installare una mensola o regalando quello che si ha in cantina piuttosto che venderlo su eBay, è un modo potente per creare senso di comunità nella strada. Mi ha colpito un post di una signora disoccupata che, avendo tempo a disposizione, offriva gratuitamente lezioni di inglese ai vicini. Agendo in questo modo si lascia la “relazione” aperta e non la si chiude come avviene in tutte le forme di economie (baratto, tempo, denaro) dove comunque c’è sempre un dare e ricevere.
La maggior parte delle piattaforme di sharing economy hanno bisogno di chiudere la relazione in qualche modo, nello spirito del “do ut des”. Per le social street invece questo passaggio non è fondamentale perché la relazione non necessariamente deve essere chiusa per forza nell’immediato con una contropartita, anzi, deve essere approfondita, sviluppata, deve crescere: si producono “beni relazionali” fondamentali per creare senso di comunità ed appartenenza. Come molti hanno scritto social street non ha inventato niente, a pensarci bene queste dinamiche sono innate nell’uomo, pensiamo alla tante tribù in Africa che basano il loro funzionamento su questo sistema. Insomma, questo non ritorno economico, produce comunque un valore, quello di sentirsi parte di qualcosa.
Emblematica la storia della signora Franca, oggi ottantacinquenne, che ha vissuto molti anni in via Fondazza ora trasferita a Trieste dove si sente sola, non ha contatti con nessuno, nemmeno con i vicini di casa. Dopo aver letto della prima social street nata proprio dove lei ha vissuto molti anni fa, esprime il desiderio di tornare. La social street si mobilitò trovandole un appartamento in affitto, organizzando il trasloco… ma alla fine la signora Franca decide di rimanere a Trieste, rimanendo commossa dell’operato della social street e rassicurata nel sapere che in qualunque momento c’è qualcuno pronta ad accoglierla.
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Avvertire questo senso di “sicurezza” ha un valore non quantificabile e lo si può scoprire solo attraverso il dono.
Federico Bastiani
Ideatore del Social street
Emilia Romagna - 4 Dicembre 2014
Social Street, dove il motore di tutto è il dono
Vi fermo subito. Non sto scrivendo questo post per buonismo natalizio. Dopo un anno di Social street e avendo avuto modo di osservare le oltre trecento social street nate in Italia e nel mondo, mi sento di scrivere queste righe per sottolineare uno degli aspetti predominanti che ne emergono, ovvero la gratuità.
Quando ho iniziato il primo gruppo Social street, provenendo io stesso da una formazione accademica economica, ho pensato subito che le social potessero essere un modo per riattivare l’economia locale, un modo per fare sharing economy e così abbiamo pensato ad esempio di attivare la possibilità di ottenere degli sconti per i residenti che si rivolgevano alla attività commerciali della strada. Andando poi a vedere chi effettivamente utilizzava questi sconti anche in altre social street, ci siamo resi conto che in realtà erano poche le persone che ne usufruivano. Eppure, pensavo, in tempo di crisi l’aspetto economico non dovrebbe essere preponderante? La sharing economy di cui tanto si parla, non dovrebbe essere il cuore delle social street?
Mi sbagliavo, evidentemente le persone avevano bisogno di altro, non era l’aspetto economico il cuore di tutto. Osservando i vari gruppi in Italia mi sono reso conto che in realtà il motore era il “dono”. Cosa spinge Alessandra ad offrire gratuitamente casa sua per un mese a Cristina, la vicina di casa, alla quale ha preso fuoco l’appartamento? Perché Nives apre le porte di casa ai vicini per insegnare gratuitamente a fare la sfoglia? O perché Anna che chiede aiuto ai vicini per montare un mobile Ikea offrendo in cambio lezioni di chitarra, alla fine ottiene subito l’aiuto ma non le viene chiesto la lezione di chitarra in cambio?
Osservare queste dinamiche è molto interessante e come avviene sempre nelle social street, partiamo dalla “pratica per arrivare alla teoria”, teoria che ci riconduce al Saggio sul dono scritto nel 1923 dall’antropologo e sociologo francese Marcel Mauss. Secondo questo autore il dono in realtà crea delle aspettative pur senza garanzia di restituzione, seguendo comunque la logica del dare, ricevere e ricambiare. Su questa teoria si è dibattuto molto ed il filosofo francese Jacques Derrida, ad esempio, ha sviluppato questo pensiero affermando che per parlare realmente di dono, esso non dovrebbe essere percepito come tale né dal donatario né dal donatore, per non rischiare che diventi un dovere.
Ecco, arriviamo dunque al caso delle social street. Gran parte delle interazioni fra i vicini di casa si svolgono con questo meccanismo, aiutare il vicino di casa a fare un trasloco, andarlo ad aiutare ad installare una mensola o regalando quello che si ha in cantina piuttosto che venderlo su eBay, è un modo potente per creare senso di comunità nella strada. Mi ha colpito un post di una signora disoccupata che, avendo tempo a disposizione, offriva gratuitamente lezioni di inglese ai vicini. Agendo in questo modo si lascia la “relazione” aperta e non la si chiude come avviene in tutte le forme di economie (baratto, tempo, denaro) dove comunque c’è sempre un dare e ricevere.
La maggior parte delle piattaforme di sharing economy hanno bisogno di chiudere la relazione in qualche modo, nello spirito del “do ut des”. Per le social street invece questo passaggio non è fondamentale perché la relazione non necessariamente deve essere chiusa per forza nell’immediato con una contropartita, anzi, deve essere approfondita, sviluppata, deve crescere: si producono “beni relazionali” fondamentali per creare senso di comunità ed appartenenza. Come molti hanno scritto social street non ha inventato niente, a pensarci bene queste dinamiche sono innate nell’uomo, pensiamo alla tante tribù in Africa che basano il loro funzionamento su questo sistema. Insomma, questo non ritorno economico, produce comunque un valore, quello di sentirsi parte di qualcosa.
Emblematica la storia della signora Franca, oggi ottantacinquenne, che ha vissuto molti anni in via Fondazza ora trasferita a Trieste dove si sente sola, non ha contatti con nessuno, nemmeno con i vicini di casa. Dopo aver letto della prima social street nata proprio dove lei ha vissuto molti anni fa, esprime il desiderio di tornare. La social street si mobilitò trovandole un appartamento in affitto, organizzando il trasloco… ma alla fine la signora Franca decide di rimanere a Trieste, rimanendo commossa dell’operato della social street e rassicurata nel sapere che in qualunque momento c’è qualcuno pronta ad accoglierla.
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Avvertire questo senso di “sicurezza” ha un valore non quantificabile e lo si può scoprire solo attraverso il dono.
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Le condizioni di Papa Francesco si sono aggravate: “Crisi respiratoria e anemia, sono state necessarie trasfusioni e ossigeno”. I medici: “Prognosi riservata”
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(Adnkronos) - Papa Francesco "è in prognosi riservata". Lo fa sapere oggi, 22 febbraio, il Vaticano, con un aggiornamento sulle condizioni del Pontefice 88enne,ricoverato dal 14 febbraio al Gemelli per una polmonite bilaterale. "Le condizioni del Santo Padre continuano a essere critiche, pertanto, come spiegato ieri, il Papa non è fuori pericolo". "Questa mattina Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoria asmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi".
"Gli esami del sangue odierni hanno, inoltre, evidenziato una piastrinopenia associata a un'anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni. Il Santo Padre continua a essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona anche se più sofferente rispetto a ieri", aggiunge il Vaticano.
Nel bollettino, diramato dal Vaticano, vengono evidenziate delle criticità della salute di Bergoglio che ancora non erano mai apparse in quelli precedenti.
Il bollettino medico di questa sera di Papa Francesco, dice all'Adnkronos Salute, del virologo Fabrizio Pregliasco, "mette in luce un percorso non piacevole che evidenzia le difficoltà di reazione del paziente alla terapia. E ci preoccupa un po', soprattutto perché non c'è solo la polmonite, da quello che ci viene riferito, ma anche questi problemi di bronchite asmatica di cui già soffriva e che in questo momento non aiutano a migliorare le condizioni del polmone".
"È chiaro che in una persona dell'età del Pontefice, con le sue problematiche di salute di base, gli elementi riferiti oggi - la lunga crisi respiratoria di questa mattina e la piastrinopenia, associata ad un'anemia - non evidenziano un percorso di stabilizzazione e guarigione. Per questo motivo i medici hanno parlato di prognosi riservata. Ci auguriamo che Pontefice superi presto questo delicato momento" conclude Pregliasco.
(Adnkronos) - Papa Francesco "è in prognosi riservata". Lo fa sapere oggi, 22 febbraio, il Vaticano, con un aggiornamento sulle condizioni del Pontefice 88enne,ricoverato dal 14 febbraio al Gemelli per una polmonite bilaterale. "Le condizioni del Santo Padre continuano a essere critiche, pertanto, come spiegato ieri, il Papa non è fuori pericolo". "Questa mattina Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoria asmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi".
"Gli esami del sangue odierni hanno, inoltre, evidenziato una piastrinopenia associata a un'anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni. Il Santo Padre continua a essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona anche se più sofferente rispetto a ieri", aggiunge il Vaticano.
Nel bollettino, diramato dal Vaticano, vengono evidenziate delle criticità della salute di Bergoglio che ancora non erano mai apparse in quelli precedenti.
Il bollettino medico di questa sera di Papa Francesco, dice all'Adnkronos Salute, del virologo Fabrizio Pregliasco, "mette in luce un percorso non piacevole che evidenzia le difficoltà di reazione del paziente alla terapia. E ci preoccupa un po', soprattutto perché non c'è solo la polmonite, da quello che ci viene riferito, ma anche questi problemi di bronchite asmatica di cui già soffriva e che in questo momento non aiutano a migliorare le condizioni del polmone".
"È chiaro che in una persona dell'età del Pontefice, con le sue problematiche di salute di base, gli elementi riferiti oggi - la lunga crisi respiratoria di questa mattina e la piastrinopenia, associata ad un'anemia - non evidenziano un percorso di stabilizzazione e guarigione. Per questo motivo i medici hanno parlato di prognosi riservata. Ci auguriamo che Pontefice superi presto questo delicato momento" conclude Pregliasco.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Meloni viene da una storia politica, a differenza di quella liberale e radicale, che non ha considerato nei decenni gli Usa e l’atlantismo come imprescindibili per l’Italia e l’Europa". Lo scrive Benedetto Della Vedova sui social.
"Oggi la troviamo nel suo intervento alla Cpac, come zelante difensore dell’indifendibile, cioè di Trump. Trump ha sempre sostenuto anche nel suo primo mandato, falsando la realtà, che l’Unione europea fosse stata creata per approfittare degli Usa. Con lui bisognerà fare i conti, naturalmente, ma Trump non è stato e non sarà amico della Ue e men che meno dell’Ucraina che è pronto a sacrificare per l’amicizia con Putin: Meloni se ne faccia una ragione, non può essere contemporaneamente amica di Trump e della Ue, deve scegliere".
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Un trionfo di vittimismo su scala planetaria. A servizio dei potenti, altro che popolo! Meloni con il suo intervento alla Cpac in corso a Washington ha fatto una scelta di campo, contro l’Europa. Forse persegue il suo interesse politico, ma non è l’interesse nazionale". Lo scrive sui social Peppe Provenzano, responsabile Esteri del Pd.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Sorprende che nessuno di La 7 prenda le distanze dall’orribile auspicio che Salvini venga colpito da un ictus. L’alibi della trasmissione satirica non assolve autori, ospiti, dirigenti ed editori. Purtroppo, troppe trasmissioni di La 7 e di Rai 3 istigano all’odio e avvelenano il clima del Paese. Editori, dirigenti, odiatori chiederanno scusa pubblicamente?”. Lo dichiarano i Capigruppo di Forza Italia alla Camera e al Senato, Paolo Barelli e Maurizio Gasparri.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Neanche un accenno al saluto nazista di Bannon. Nessuna presa di distanze. Evidentemente non può farlo. Meglio la retorica melensa e consueta dell’approccio Maga. Sposa su tutta la linea ideologica la retorica di JD Vance a Monaco, e chiude la porta ad una reale soggettività europea. Un discorso furbesco e ambiguo, di chi ha scelto di galleggiare e che posiziona il governo italiano sulla linea Orban con buona pace di tutte le chiacchiere a vuoto sull’ambasciatrice dei due mondi". Lo scrive sui social il senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva, a proposito dell'intervento di Giorgia Meloni alla Cpac di Washington.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - “Tante bugie, in linea con la propaganda di Meloni. Il suo è il governo delle insicurezze. Sicurezza energetica? Falso. Ha fatto aumentare le bollette, rendendo le famiglie italiane meno sicure e più povere. Sicurezza alimentare? Falso". Così in una nota Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde.
"Con il suo negazionismo climatico favorisce la crisi dell’agricoltura e il dominio delle grandi multinazionali. Libertà di parola? Falso. Difende il vice di Trump, Vance, che vuole la libertà di diffondere bugie attraverso i social, strumenti nelle mani dei potenti miliardari americani. Difende la democrazia? Falso. È lei che vuole demolire gli organi costituzionali per diventare una e trina: Dio, Patria e Legge. I conservatori del mondo vogliono costruire il nuovo totalitarismo mondiale grazie al potere economico, tecnologico e militare di cui dispongono per trasformare la democrazia in un sottoprodotto commerciale della loro attività”.