Parla per ore, Massimo Carminati, quando è in vena di raccontare agli amici la sua storia, a cominciare dalla Banda della Magliana. E così, parlando di Franco Giuseppucci, detto il “negro”, dice che lui, sì, “era uno degli uomini più liquidi di Roma” ma in fondo, quella della Magliana, era una “banda di accattoni, straccioni, per carità sanguinari, perché s’ammazzava la gente così, senza manco discutere, la mattina si decideva se uno doveva ammazzare qualcuno la sera…”.
“Io ero politico, schioppavo dieci banche al mese”
“Sono diventato, secondo loro, uno della Banda della Magliana”, continua Carminati, “mentre io ero soltanto amico… io ero politico … facevo politica a quei tempi … poi … la politica ha smesso di essere politica… è diventata criminalità politica, perché c’era una guerra a bassa intensità, prima con la sinistra e poi con lo Stato. C’avevo contatti con la Banda della Magliana perché… l’unico vero capo che c’è mai stato… Giuseppucci… era un mio caro amico, abitava di fronte a casa mia … poi quando l’hanno ammazzato … c’ho avuto una sorta di rapporti, con tutti ’sti cialtroni, ma loro vendono la droga, io la droga non l’ho mai venduta, non mi ha mai interessato… Io schioppavo dieci banche al mese…”.
“Con una stecca sola mi sono comprato la prima casa”
Carminati ricorda una famosa rapina, quella del 27 novembre 1979 alla filiale romana della Chase Manhattan Bank, e come spese il bottino con i suoi amici: “Il giorno dopo la … Chase Manhattan Bank siamo andati lì… gli ho fatto compra’ il 323 (una Bmw, ndr) pure a lui… c’aveva una baracca gli ho detto… ’annamose a compra’ il 323’ … ancora me lo ricordo…. 11 milioni… calcola pigliavamo stecche da 50-60 milioni… ti facevi una macchina che adesso varrà 40-50.000 euro … con 50 milioni m’ero comprato casa… la prima casa che mi sono comprato… con una stecca…”.
Tra Moro e Almirante, che era nemico dei fascisti
Il boss racconta di quando “Almirante ha detto che, per i terroristi di destra, doppia pena di morte…”. E la riflessione inevitabile fu: “Per noi non c’è spazio qui”. Ricorda anche che, tra i suoi amici fascisti qualcuno pensava di colpire Moro: “È andato in Libano … stavano per … (parola incomprensibile, ndr) … qualcosa ad Aldo Moro, infatti l’hanno bevuto…”.
Quei mesi in Libano a fare la guerra “senza mandato”
C’è poi la fase libanese, “tra il 1980 e il 1981” annota il Ros, “al fianco di altri appartenenti ai Nar, unitisi alle forze falangiste cristiano-maronite che prendevano parte al conflitto tra le forze filo-israeliane (alle quali esse appartenevano) e lo schieramento filo-palestinese”. “Ti compravi un M16 con 150 dollari…”, dice Carminati, e – a giudicare dalle sue parole, annota il Ros -, non era in Libano per sfuggire a provvedimenti giudiziari in Italia. Si trattava di “una missione vera e propria” con “compiti di carattere operativo” della quale “l’indagato evidenzia l’assenza di un ‘mandato ufficiale’, come a sottintendere la presenza di un mandante virtualmente titolato a formularne”. In altre parole, una missione che pare organizzata da servizi segreti deviati. “Sabra e Shatila avete fatto…”, dice il suo amico Matteo. “No, ’82! …non me la potete dare…non me la ponno accolla’…”, risponde ridendo. “Poi siamo andati al sud…”, continua, “quando siamo dovuti scappare da Beirut… gli israeliani ci hanno fatto passare… sapevano che avevamo i passaporti falsi …”. E ancora, ricordando all’amico il clima, aggiunge: “… tu salivi sui palazzi e lì cecchinavi dall’altra parte eh… sì…”.
“La Magliana ha arricchito tutti, tranne la Banda”
“Tutto quello che scrivevano su di me…”, dice Carminati, “io sono stato killer della P2, killer dei servizi segreti… la strage di Bologna… ero l’anello mancante fra una realtà politica e una realtà di criminalità organizzata, la Banda della Magliana era diventata… l’anello mancante… e allora tutto quello che si poteva affibbiare a quella che era diventata la cosiddetta Agenzia del Crimine… un’agenzia secondo loro disposta a tutto per soldi, per potere per prebende… che gli è servita per far poi carriere politiche, film libri e quant’altro …. perché gli unici che non si sono arricchiti con la Banda della Magliana sono stati proprio quelli della Banda della Magliana, gli altri si sono arricchiti tutti, chi per questioni di potere, chi in maniera economica hanno avuto tutto il loro tornaconto…”.
L’invito negli Stati Uniti del console americano
Carminati: “Io combattevo il comunismo, console, quando lei ancora non era nato”, gli ho detto ridendo, quello mi ha detto ‘a Carminati, non solo quello… non solo quello’, è stato fichissimo… mi ha detto, ‘stiamo a marzo … l’ambasciata c’ha una lista di attesa lunghissima per queste cose … se vuole prima vada a Napoli… però io le do un permesso per tre mesi, viene, visita gli Usa e poi si leva dai coglioni…”
La prima pistola a 14 anni: “Ora te carcerano subito”
“A quattordici anni avevo la pistola… una 7,65… ventimila lire la pagai … mia mamma non mi diceva un cazzo…”. L’amico gli chiede: “Ci andavi a sparà?”. “Ci andavo a scuola…”, risponde Carminati, “ con la pistola… col vespone… erano altri tempi… adesso te carcerano subito …”
La rivelazione sull’omicidio Alibrandi
“Carminati – annota il Ros – rivela particolari inediti sulla dinamica della morte di Alessandro Alibrandi, avvenuta il 5 dicembre 1981 al Labaro: asseriva che, contrariamente a quanto noto, il suo compagno di militanza fu erroneamente ucciso da “fuoco amico” e non dai colpi dei poliziotti con cui aveva ingaggiato il conflitto a fuoco”. “Alibrandi – chiede l’amico Matteo – è morto il 5 novembre?”. “Il 5 dicembre – risponde Carminati – con il fuoco amico… lo hanno ammazzato i compagni stessi suoi…è successo al ristorante.. al ristorante gli hanno sparato … per sbaglio… a me me l’ha detto Lorenzo Lai.. che stava là…”.
Da Il Fatto Quotidiano del 6 dicembre 2014