“Grazie all’avvocato Scorza per la segnalazione, provvederemo a fare chiarezza sulla questione. Siamo sicuri che siano pochi casi isolati tra migliaia di sedi, ma prenderemo adeguati provvedimenti e invitiamo tutti i commercianti a rivolgersi alla sede Siae di appartenenza per le corrette informazioni.”
Ha risposto così Gaetano Blandini, Direttore Generale della Siae alla denuncia, partita da questo stesso blog, relativa alla “campagna di sensibilizzazione e minaccia” promossa dalla Siae per avvertire i commercianti di tutta Italia che a non pagare la Società italiana autori ed editori si rischierebbe anche la galera e questo a prescindere dalla musica che si riproduce nei propri locali e persino dalla circostanza che si riproduca qualsivoglia tipo di musica, sia essa amministrata o meno dalla Siae.
Basterebbe, infatti, stando agli avvisi lasciati in giro per l’Italia dagli ispettori e mandatari Siae così come alle comunicazioni spedite ai commercianti, disporre “di apparecchi sonori (radio, Tv, lettori Cd, pc, chiavette Usb, ecc.) in pubblici esercizi, negozi, magazzini, alberghi, strutture extra alberghiere, ecc.”.
Ma, a dispetto di quanto scritto dal Direttore Generale della Siae, è difficile credere che ci si trovi davanti a “pochi casi isolati”.
All’indomani della pubblicazione dell’articolo, infatti, sono decine le comunicazioni dello stesso genere – ovvero solleciti “minacciosi” di pagamento della Siae per evitare la galera – inviate da commercianti di tutta Italia da Bassano del Grappa – provincia di Vicenza – fino ad Ottaviano – provincia di Napoli – passando per la Lombardia e la Toscana, fino ad arrivare a Roma, a ridosso della Sede della Siae.
“In merito ai controlli effettuati da incaricati di questa agenzia, si fa presente che ai sensi della legge 22/04/1941 n. 633 e successive modifiche ed integrazioni, “Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio” la pubblica esecuzione effettuata mediante strumenti riproduttori e diffusori audio/video di qualsiasi tipo, senza la preventiva autorizzazione della Siae configura un’utilizzazione abusiva, prevista e punita dall’art. 171 lett. b della legge citata. Voglia pertanto Codesta gestione prendere contatto con questa agenzia (apertura al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12) entro cinque giorni dal ricevimento della presente per richiedere la prescritta autorizzazione e per effettuare il pagamento conciliativo dei compensi dovuti, stabiliti in base agli accordi intervenuti tra la Siae e le associazioni nazionali di categoria”.
Questo, ad esempio, è la comunicazione sintetica ma incisiva trasmessa, in ciclostile, dall’Agenzia di Roma Parioli – nel cuore della Roma bene – a centinaia di esercizi commerciali della zona ed è – al pari di quelli già segnalati – una comunicazione nella quale si re-interpreta la legge ad uso e consumo della Siae, nel tentativo di convincere i negozianti, contrariamente al vero, che diffondere musica senza pagare la Siae sarebbe reato. Come se non si potesse scegliere di diffondere musica di pubblico dominio, musica non ricompresa nel repertorio amministrato dalla Siae o, addirittura, musica concessa in licenza direttamente dai titolari dei diritti o da altre collecting society senza violare alcun diritto d’autore né, a maggior ragione, rischiare la galera.
Difficile credere che alla Direzione Generale della Siae di Roma non sia mai arrivata notizia di certe pratiche, almeno commercialmente aggressive, poste in essere dalle proprie agenzie operanti nella Capitale e difficile, soprattutto, credere che certi “format” di comunicazione si siano diffusi su tutto il territorio nazionale all’insaputa degli uffici della Sede centrale.
Ci sono casi in cui, la “minaccia”, diventa persino divertente, come nel caso di Ottaviano, dove l’avviso lasciato dai rappresentanti della Siae recita addirittura: “Si invita il gestore dell’esercizio presso il quale è/sono installati apparecchi meccanici per il/i quale/i non risultano corrisposti i diritti d’autore previsti dalla legge… a voler regolarizzare la posizione entro dieci giorni dalla data della verifica odierna presso gli uffici della scrivente”.
La musica però non cambia e la richiesta minacciosa e perentoria resta sempre la stessa: bisogna pagare la Siae semplicemente perché presso un locale risulterebbero installati “apparecchi meccanici”, a prescindere da se e da che tipo di musica essi suonino.
Saranno anche “casi isolati” come ipotizza il Direttore Generale della Siae, Gaetano Blandini ma sono casi di inaudita gravità perché un ente pubblico economico non può – facendosi forte dell’autorità che lo Stato le riconosce – spingersi a “piegare” le leggi a proprio uso e consumo, rappresentando ad onesti commercianti rischi di conseguenze civili e penali che non esistono solo per far lievitare il proprio “raccolto”.
Usare musica – come usare qualsivoglia altro genere di opera dell’ingegno – commercialmente e senza l’autorizzazione, se necessaria, del titolare dei diritti d’autore, naturalmente è vietato e farlo costituisce reato ma non è vero che basta disporre di un lettore Cd, dvd, di una radio o di un televisore e non pagare la Siae per rischiare la galera.
“Si comunica che la legge 633/41 art. 171 prevede la denuncia penale alle autorità di Polizia Giudiziaria in caso di mancata richiesta di autorizzazione alla Siae e dei relativi pagamenti in caso di diffusione o esecuzione musicale in qualsiasi forma. Si invita pertanto a regolarizzare la posizione nei tempi indicati onde evitare seguiti penalmente rilevanti”.
Lo Stato – in nessuna delle sue articolazioni – può scrivere cose di questo genere come, invece, scrivono, tra le altre, le rappresentanze Siae di Borgo San Dalmazzo in provincia di Cuneo e quella di Lodi.
Guai, dunque, a non apprezzare l’impegno a far chiarezza assunto dalla Siae per bocca del suo Direttore Generale ma, naturalmente, le parole non bastano.
Ora c’è bisogno di una circolare con le quale la società presieduta da Gino Paoli informi la sua rete territoriale che certe comunicazioni devono essere immediatamente bandite e mai più utilizzate, che le Autorità vigilanti – Ministero dei beni e delle attività culturali in testa – vigilino per scongiurare il rischio che certi episodi non si verifichino più, che la Procura della Repubblica indaghi su quanto sin qui accaduto perché chiedere soldi ad un commerciante, paventandogli, in caso di mancato pagamento, il rischio della galera non sembra esattamente una pratica né lecita, né civile e che altrettanto faccia l’Autorità Antitrust perché le regole del mercato, certamente, non consentono che un soggetto di mercato, faccia business brandendo la “stella da sceriffo” e le “manette” ai suoi clienti o ai clienti dei propri clienti.
Nota di trasparenza: non ha molto a che vedere con il contenuto del post che, d’altra parte, è basato – purtroppo – su fatti obiettivi e documentati ma la trasparenza non è mai abbastanza e, quindi, è bene che chi legge il post sappia che assisto una società inglese concorrente della Siae.
Guido Scorza
Componente del collegio del garante per la protezione dei dati
Media & Regime - 9 Dicembre 2014
Diritto d’autore: altre ‘minacce’ firmate Siae, è ora di cambiare musica
“Grazie all’avvocato Scorza per la segnalazione, provvederemo a fare chiarezza sulla questione. Siamo sicuri che siano pochi casi isolati tra migliaia di sedi, ma prenderemo adeguati provvedimenti e invitiamo tutti i commercianti a rivolgersi alla sede Siae di appartenenza per le corrette informazioni.”
Ha risposto così Gaetano Blandini, Direttore Generale della Siae alla denuncia, partita da questo stesso blog, relativa alla “campagna di sensibilizzazione e minaccia” promossa dalla Siae per avvertire i commercianti di tutta Italia che a non pagare la Società italiana autori ed editori si rischierebbe anche la galera e questo a prescindere dalla musica che si riproduce nei propri locali e persino dalla circostanza che si riproduca qualsivoglia tipo di musica, sia essa amministrata o meno dalla Siae.
Basterebbe, infatti, stando agli avvisi lasciati in giro per l’Italia dagli ispettori e mandatari Siae così come alle comunicazioni spedite ai commercianti, disporre “di apparecchi sonori (radio, Tv, lettori Cd, pc, chiavette Usb, ecc.) in pubblici esercizi, negozi, magazzini, alberghi, strutture extra alberghiere, ecc.”.
Ma, a dispetto di quanto scritto dal Direttore Generale della Siae, è difficile credere che ci si trovi davanti a “pochi casi isolati”.
All’indomani della pubblicazione dell’articolo, infatti, sono decine le comunicazioni dello stesso genere – ovvero solleciti “minacciosi” di pagamento della Siae per evitare la galera – inviate da commercianti di tutta Italia da Bassano del Grappa – provincia di Vicenza – fino ad Ottaviano – provincia di Napoli – passando per la Lombardia e la Toscana, fino ad arrivare a Roma, a ridosso della Sede della Siae.
“In merito ai controlli effettuati da incaricati di questa agenzia, si fa presente che ai sensi della legge 22/04/1941 n. 633 e successive modifiche ed integrazioni, “Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio” la pubblica esecuzione effettuata mediante strumenti riproduttori e diffusori audio/video di qualsiasi tipo, senza la preventiva autorizzazione della Siae configura un’utilizzazione abusiva, prevista e punita dall’art. 171 lett. b della legge citata. Voglia pertanto Codesta gestione prendere contatto con questa agenzia (apertura al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12) entro cinque giorni dal ricevimento della presente per richiedere la prescritta autorizzazione e per effettuare il pagamento conciliativo dei compensi dovuti, stabiliti in base agli accordi intervenuti tra la Siae e le associazioni nazionali di categoria”.
Questo, ad esempio, è la comunicazione sintetica ma incisiva trasmessa, in ciclostile, dall’Agenzia di Roma Parioli – nel cuore della Roma bene – a centinaia di esercizi commerciali della zona ed è – al pari di quelli già segnalati – una comunicazione nella quale si re-interpreta la legge ad uso e consumo della Siae, nel tentativo di convincere i negozianti, contrariamente al vero, che diffondere musica senza pagare la Siae sarebbe reato. Come se non si potesse scegliere di diffondere musica di pubblico dominio, musica non ricompresa nel repertorio amministrato dalla Siae o, addirittura, musica concessa in licenza direttamente dai titolari dei diritti o da altre collecting society senza violare alcun diritto d’autore né, a maggior ragione, rischiare la galera.
Difficile credere che alla Direzione Generale della Siae di Roma non sia mai arrivata notizia di certe pratiche, almeno commercialmente aggressive, poste in essere dalle proprie agenzie operanti nella Capitale e difficile, soprattutto, credere che certi “format” di comunicazione si siano diffusi su tutto il territorio nazionale all’insaputa degli uffici della Sede centrale.
Ci sono casi in cui, la “minaccia”, diventa persino divertente, come nel caso di Ottaviano, dove l’avviso lasciato dai rappresentanti della Siae recita addirittura: “Si invita il gestore dell’esercizio presso il quale è/sono installati apparecchi meccanici per il/i quale/i non risultano corrisposti i diritti d’autore previsti dalla legge… a voler regolarizzare la posizione entro dieci giorni dalla data della verifica odierna presso gli uffici della scrivente”.
La musica però non cambia e la richiesta minacciosa e perentoria resta sempre la stessa: bisogna pagare la Siae semplicemente perché presso un locale risulterebbero installati “apparecchi meccanici”, a prescindere da se e da che tipo di musica essi suonino.
Saranno anche “casi isolati” come ipotizza il Direttore Generale della Siae, Gaetano Blandini ma sono casi di inaudita gravità perché un ente pubblico economico non può – facendosi forte dell’autorità che lo Stato le riconosce – spingersi a “piegare” le leggi a proprio uso e consumo, rappresentando ad onesti commercianti rischi di conseguenze civili e penali che non esistono solo per far lievitare il proprio “raccolto”.
Usare musica – come usare qualsivoglia altro genere di opera dell’ingegno – commercialmente e senza l’autorizzazione, se necessaria, del titolare dei diritti d’autore, naturalmente è vietato e farlo costituisce reato ma non è vero che basta disporre di un lettore Cd, dvd, di una radio o di un televisore e non pagare la Siae per rischiare la galera.
“Si comunica che la legge 633/41 art. 171 prevede la denuncia penale alle autorità di Polizia Giudiziaria in caso di mancata richiesta di autorizzazione alla Siae e dei relativi pagamenti in caso di diffusione o esecuzione musicale in qualsiasi forma. Si invita pertanto a regolarizzare la posizione nei tempi indicati onde evitare seguiti penalmente rilevanti”.
Lo Stato – in nessuna delle sue articolazioni – può scrivere cose di questo genere come, invece, scrivono, tra le altre, le rappresentanze Siae di Borgo San Dalmazzo in provincia di Cuneo e quella di Lodi.
Guai, dunque, a non apprezzare l’impegno a far chiarezza assunto dalla Siae per bocca del suo Direttore Generale ma, naturalmente, le parole non bastano.
Ora c’è bisogno di una circolare con le quale la società presieduta da Gino Paoli informi la sua rete territoriale che certe comunicazioni devono essere immediatamente bandite e mai più utilizzate, che le Autorità vigilanti – Ministero dei beni e delle attività culturali in testa – vigilino per scongiurare il rischio che certi episodi non si verifichino più, che la Procura della Repubblica indaghi su quanto sin qui accaduto perché chiedere soldi ad un commerciante, paventandogli, in caso di mancato pagamento, il rischio della galera non sembra esattamente una pratica né lecita, né civile e che altrettanto faccia l’Autorità Antitrust perché le regole del mercato, certamente, non consentono che un soggetto di mercato, faccia business brandendo la “stella da sceriffo” e le “manette” ai suoi clienti o ai clienti dei propri clienti.
Nota di trasparenza: non ha molto a che vedere con il contenuto del post che, d’altra parte, è basato – purtroppo – su fatti obiettivi e documentati ma la trasparenza non è mai abbastanza e, quindi, è bene che chi legge il post sappia che assisto una società inglese concorrente della Siae.
Articolo Precedente
Mafia Capitale, quanto sposta l’attenzione tirare in ballo i vip?
Articolo Successivo
Salvini Desnudo: obiettivi, destinatari, significati
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
FQ Magazine
Thailandia, un viaggio tra cultura, mare e sorrisi
Lanzarote e Fuerteventura: sport, natura e mille suggestioni
“Non potevo fuggire. È stato terribile”: una donna terrorizzata bloccata in auto dal tornado – IL VIDEO
Politica
Riarmo, il Pd si spacca, Schlein: ‘Restiamo contrari’. Fronda dem: ‘Serve un confronto’. M5s compatto: ‘Noi coerenti’. Destra divisa: FdI e FI per il sì, Lega vota no
Zonaeuro
Dall’Ue via libera al riarmo di von der Leyen e critiche a Trump: “Bisogna inviare più armi a Kiev”
Politica
I vescovi: “No ai tamburi di guerra, l’Europa recuperi una voce di pace. Investire sullo sviluppo sostenibile”
Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - "Affronterò il processo con la massima serenità e con la consapevolezza di poter dimostrare la correttezza del mio operato, avendo sempre agito nel pieno rispetto del regolamento previsto dall’Assemblea Regionale Siciliana. Non ho mai, nella mia vita, sottratto un solo centesimo in modo indebito e confido che nel corso del giudizio emergerà la verità, restituendo chiarezza e trasparenza alla mia posizione. Resto fiducioso nella giustizia e determinato a far valere le mie ragioni con il rispetto e la serietà che ho sempre riservato alle istituzioni". Così Gianfranco Miccichè, rinviato a giudizio per l'uso dell'auto blu, commenta il processo che partirà a luglio. "Sono però amareggiato da quanto la stampa riporta sul fatto che, secondo il pm avrei arraffato quanto più possibile- dice - Nella mia vita non ho mai arraffato alcun che e su questo pretendo rispetto da parte di tutti".
Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - L'ex Presidente dell'Assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè è stato rinviato a giudizio con l'accuaa di peculato e concorso in truffa aggravata il. La prima udienza del processo si terrà il 7 luglio davanti alla terza sezione del tribunale di Palermo. Secondo l'accusa il politico, ex viceministro dell'Economia, avrebbe usato l'auto blu in dotazione, in quanto ex Presidente dell'Ars, per fini personali. In particolare avrebbe usato, non per fini istituzionali, l’Audi della Regione, per una trentina di volte, tra marzo e novembre del 2023, anche per fare visite mediche, e persino per andare dal veterinario con il gatto. Avrebbe fatto salire sull'auto anche componenti della sua segreteria e familiari.
Il suo ex autista, Maurizio Messina, che ha scelto il rito abbreviato, è stato invece condannato dal giudice per l’udienza preliminare Marco Gaeta a un anno e mezzo di carcere per truffa, più sei mesi con l'accusa di avere sottratto la somma che gli era stata sequestrata durante le indagini.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - La Corte di Assise di Appello di Milano ha assolto, ribaltando la sentenza a sette anni inflitta in primo grado, Salvatore Pace per il concorso nell'omicidio di Umberto Mormile, l'educatore del carcere di Opera ammazzato l'11 aprile 1990. Il delitto fu rivendicato dalla Falange Armata, organizzazione terroristica sulla quale gravitavano mafiosi, 'ndranghetista e componenti dei servizi segreti deviati. Mormile, 34 anni, venne assassinato a Carpiano, nel Milanese, mentre andava al lavoro, quando due individui in sella a una moto esplosero contro di lui sei colpi di pistola. Secondo l'accusa, Pace, 69 anni, diventato collaboratore di giustizia, si sarebbe messo a disposizione dei mandanti dell'omicidio. "Attendo di leggere le motivazioni" è il commento dell'avvocato Fabio Rapici, legale di alcuni dei familiari della vittima.
Roma, 12 mar (Adnkronos) - La Difesa europea non salva il Pd. Anzi, lo spacca. A Strasburgo, al momento del voto sul piano ReArmEu, gli europarlamentari dem si sono divisi: 10 favorevoli e 11 astenuti. Non un banale testa a testa, che già sarebbe una notizia, ma una spaccatura politica. La prima, almeno così evidente, nella gestione di Elly Schlein. I riformisti dem, infatti, si sono tutti schierati per il sì. Mentre sino all'ultimo istante il capo delegazione Nicola Zingaretti ha lavorato per portare il gruppo sull'astensione in modo da disinnescare ogni tentazione a votare no. Ma la frattura non si è ricomposta.
Dopo il voto, la segretaria dem ha tenuto il punto, confermando le "molte critiche" avanzate su ReArmEu: "Quel piano va cambiato" e per farlo "continueremo a impegnarci ogni giorno", ha detto tra le altre cose. Ma l'onda del voto sulla Difesa Ue è arrivata fino al Nazareno, aprendo una discussione interna al partito in cui è riemersa anche la parola 'magica' Congresso. La foto di Strasburgo, del resto, è netta. Per il sì si sono schierati Stefano Bonaccini (il presidente del partito), Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli, Raffaele Topo.
Tra gli astenuti Zingaretti, Lucia Annunziata, Brando Benifei, Annalisa Corrado, Camilla Laureti, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada, Marco Tarquinio, Alessandro Zan. Dalle tabelle dell'aula emerge tra l'altro che nel gruppo S&D gli unici ad astenersi sono stati gli italiani più un bulgaro, un irlandese e uno sloveno. Per non farsi mancare nulla, c'è stato anche il 'giallo' Annunziata, inizialmente conteggiata tra i sì e poi conteggiata come astenuta.
(Adnkronos) - Mentre a Strasburgo i più maliziosi hanno enfatizzato non solo la presenza di Nardella tra gli astenuti, ma soprattutto quella di Strada e Tarquinio: apertamente contrari al Piano Ue, alla vigilia erano dati certi tra i no. "C'è stato l'aiutino per non far vincere il sì", ha valutato un eurodeputato dem. Lo stesso Tarquinio, del resto, a Un giorno da pecora ha ammesso: "Se avessi votato no sarebbe mancato quel po' di più che ha consentito alla delegazione Pd di avere la maggioranza pro Elly Schlein".
"E' stata sconfitta la linea dell'astensione? E' stato sconfitto il no, perché si partiva dal no", è stata la valutazione di Lia Quartapelle. La deputata dem è stata tra quelli che hanno subito chiesto l'apertura di un confronto interno. "Dobbiamo dimostrarci all'altezza. Il Pd, un grande partito, deve argomentare dove vuole stare con una discussione che sino ad oggi non c'è stata", ha spiegato. Sulla stessa linea Piero Fassino e anche Marianna Madia: "Abbiamo la necessità di discutere e capire. Non possiamo fare tutto questo stando zitti o con un mezzo voto. Congresso o Direzione? Va bene tutto, basta che ci sia una discussione", ha detto la deputata.
Ai riformisti ha risposto Laura Boldrini: "Mi sarei aspettata che il gruppo del Pd al Parlamento europeo votasse compatto sull'astensione, che è la strada trovata dalla segretaria Schlein. Non è il momento di alimentare divisioni". Ma anche nell'area di maggioranza interna non è mancata la chiamata al confronto: "E' giusto che ci sia una discussione seria. E' una responsabilità che abbiamo tutti ed è interesse della segretaria, che io sostengo, che questa discussione si faccia nelle forme e con la rapidità necessarie", ha detto Gianni Cuperlo. Mentre è stato Andrea Orlando a chiedere un Congresso tematico: "Potrebbe essere utile anche per portare la discussione fuori dal solo gruppo dirigente" e per "chiarirsi le idee".
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - "Morte naturale per infarto". Sono questi i primi risultati dell'autopsia per Carmine Gallo, l'ex super poliziotto protagonista della lotta contro la criminalità organizzata a Milano e ai domiciliari dallo scorso ottobre per l'inchiesta Equalize sui presunti dossier illeciti, morto domenica nella sua abitazione a Garbagnate Milanese. Si tratta dei primi riscontri dei medici legali, poi "arriveranno i tossicologici" chiesti in via precauzionale per escludere qualsiasi altra causa.
Roma, 12 mar (Adnkronos) - "Il libro di Follini rappresenta la foto di un mondo rovesciato rispetto al presente, un’America rovesciata, ieri prevaleva il senso della misura e il ragionamento, oggi prevale il populismo”. Lo ha detto il deputato del Pd Stefano Graziano presentando in conferenza stampa a Montecitorio il libro di Marco Follini 'Beneficio d’inventario'.
"Centrale è la parte che racconta della vita politica all’epoca del padre di Marco Follini, Vittorio, e dei leader politici del tempo da Francesco Cossiga, ad Aldo Moro, passando per Marco Pannella. Non tutti avevano la stessa idea politica ma erano tutti uniti nella forza di voler difendere la democrazia, una democrazia ottenuta con lotte, sangue, catastrofi e quindi seppur lontani politicamente, erano uniti dal dialogo. Una differenza abissale con l’Italia di oggi pericolosamente in mano ai sovranisti, dove tutto è concepito fuorché il dialogo. Forse questo abisso non è solo italiano ma sta prevalendo in tutto l’Occidente e la cosa è abbastanza preoccupante”, ha aggiunto Graziano.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - "La manovra repentina, improvvisa e del tutto imprevedibile, frutto certamente di una decisione di decimi di secondo attuata dal conducente del motoveicolo TMax non ha consentito al conducente del veicolo Giulietta di poter attuare alcuna manovra difensiva efficace". E' quanto sostiene la consulenza cinematica disposta dalla Procura di Milano e affidata all'ingegnere Domenico Romaniello. La relazione attribuisce la responsabilità dell'incidente a Fares Bouzidi, già indagato per omicidio stradale, l’amico di Ramy Elgaml che guidava lo scooter. Quando lo scooter da via Ripamonti svolta a sinistra verso via Quaranta, "con una deviazione improvvisa", per il consulente Fares imprime "una correzione di rotta verso destra", in direzione del marciapiede, e il carabiniere alla guida "non poteva certamente prevedere tale pericolosissima manovra e nulla ha potuto fare per evitare tale contatto, in ragione della impossibilità di poter attuare sia una correzione di rotta, sia una frenata efficace nello spazio a disposizione".
Non solo: il militare alla guida "non avrebbe altresì potuto neanche sterzare verso destra per la presenza del pedone (il testimone che riprende la scena con il cellulare) che per il conducente dell’autovettura è stato chiaramente percepito con la vista periferica" spiega l'ingegnere che ha realizzato la consulenza ricostruendo le condizioni di visibilità e velocità dell'inseguimento avvenuto la notte del 24 novembre scorso. Quella che mette in atto il carabiniere ora indagato per omicidio stradale (per lui si va verso la richiesta di archiviazione) è "una manovra difensiva obbligata": se lo scooter guidato da Fares avrebbe mantenuto la traiettoria 'naturale' chi guidava la Giulietta "non avrebbe sostanzialmente avuto problemi a mantenere il proprio veicolo iscritto nella curva da percorrere per la svolta a sinistra".
Quando Fares imposta la curva verso via Quaranta il T Max viaggia a una velocità di quasi 55 chilometri l'ora, quando il motociclo finisce la sua corsa contro il palo semaforico l'urto avviene a circa 33 chilometri orari. Per il consulente incaricato dalla procura la macchina che insegue, per evitare l'urto, "avrebbe dovuto disporre di uno spazio complessivo per l’arresto di circa 24 metri", mentre "il conducente aveva a disposizione circa 12 metri soltanto prima di giungere all’urto contro il palo semaforico".